Bellezza e femminismo. In scena a Vienna

Kunsthistorisches Museum, Vienna – fino al 31 maggio 2017. La bellezza va in scena al museo viennese con la quarta edizione del progetto della regista Jacqueline Kornmüller, che fa dialogare autori contemporanei con alcune opere della collezione del museo. Le abbiamo chiesto di raccontarci i dettagli.

Classe 1961, Jacqueline Kornmüller è responsabile di Ganymed, la rassegna che, per il quarto anno, trova dimora presso il Kunsthistorisches Museum di Vienna. Realizzato in collaborazione con il marito Peter Wolf, il progetto mescola teatro, letteratura e arti visive, concentrandosi stavolta sul tema del femminismo.

Quali sono le origini del progetto, giunto alla quarta edizione?
Ero direttrice del Schauspielhaus di Amburgo. Mio marito, Peter Wolf, con il quale ho sviluppato questo progetto, aveva scoperto un libro piccolo ma straordinario del poeta Mark Strand, Su Edward Hopper. Per il compleanno di un’amica di Amburgo abbiamo preso un’audio-guida d’arte, la nostra amica ha cercato Hopper ed è rimasta entusiasta. Questo mi ha mostrato il potenziale dell’idea.
Dopo il periodo di Amburgo siamo venuti a Vienna e presto è stato chiaro che il Kunsthistorisches Museum sarebbe stato il luogo ideale per realizzare il progetto. Mi precipitai dalla direttrice Sabine Haag, straordinaria, coraggiosa e risoluta nell’appoggiare questo esperimento. Poi cominciò il lavoro intenso: le complesse richieste degli autori, un nuovo processo creativo. Abbiamo voluto dare loro la massima libertà, senza pianificare troppo. Siamo stati molto fortunati: gli autori hanno scritto meravigliosi testi teatrali che mi hanno ispirata nella sceneggiatura. Abbiamo ricevuto il premio d’arte di una grande banca austriaca e infine il Nestroy, il più alto riconoscimento teatrale. E a Sabine Haag piace il progetto e lo sostiene per la quarta volta.

Carmen Steinert e Christoph Rothenbuchner. Photo Helmut Wimmer

Carmen Steinert e Christoph Rothenbuchner. Photo Helmut Wimmer

Quest’anno Ganymed indaga il tema femminismo. Dei 687 pittori presenti nell’inventario della galleria di pittura del Kunsthistorisches Museum, solo otto sono donne. In Ganymed Fe Male l’autoritratto di Sofonisba Anguissola dialoga con il pianista Marino Formenti. Come ha scelto di declinare questo tema?
Purtroppo la questione femminista è più attuale che mai, come si può vedere dalla cronaca, con la marcia delle donne e l’elezione di Trump. Non eravamo già a conoscenza di tutto ciò quando abbiamo iniziato Ganymed Fe Male. Mia figlia, che studia letteratura e scrive, ci ha dato un testo dell’autrice nigeriana Chimamanda Adichie, che è diventato un motto del progetto: “Dovremmo essere tutte femministe!”.
Marino Formenti è un buon esempio di come cerco di accelerare il processo di sensibilizzazione su questo tema. Marino è straordinario, un pianista geniale. In Ganymed Fe Male racconta la sua infanzia in una piccola città in Italia e quanto questo abbia influito sulla sua percezione dei ruoli di genere e plasmato la sua musica. Un processo simile deve averlo vissuto Sofonisba Anguissola. Amo Brueghel, Rembrandt e naturalmente sono presenti nel mio progetto, ma il momento più emozionante è quando si mette in luce un’immagine apparentemente poco appariscente. Anguissola era un’artista eccezionale.

Molte delle sue collaborazioni non sono solo il frutto di una scelta, ma di una serie di coincidenze.
Non potete immaginare quanto sia gratificante che Zadie Smith scriva per noi. Anche lei ha scelto un piccolo capolavoro di Balthasar Denner. John Berger, che conosceva, era appena morto e lei scrisse di questo dipinto. Solo la meravigliosa Juli Zeh aveva colto nel segno la prima volta nel 2010, come ora Zadie, che lo scorso anno fu presente a una delle mie prime e poi tornò in primavera per la produzione di Die Botschaft vom Kambodscha – la storia dello sfruttamento dei bambini rifugiati. È un lavoro che si basa molto sull’intuizione, ma c’è anche molta ricerca. Per fortuna sono una fervida lettrice.

Marino Formenti. Photo Helmut Wimmer

Marino Formenti. Photo Helmut Wimmer

Questa edizione prevede un maggior numero di testi letterari, per esempio la scrittrice Anna Kim dialoga con il Ratto di Dina di Giuliano Bugiardini. I suoi testi trattano gli orribili crimini di guerra perpetrati contro le donne durante la guerra dei Balcani.
Nel 2010 l’idea è nata solo con contributi letterari. Abbiamo poi sviluppato nel 2012 un progetto europeo, insieme al Szepmuveseti a Budapest e al Narodowe a Breslavia per non fermarci, per non ristagnare. Anche alcuni ballerini hanno preso parte a un progetto che è stato molto importante per me, perché era quasi non verbale.

Quali sono le sue fonti di ispirazione?
Ho studiato con Pina Bausch a Essen, è stata una grande ispirazione e mi piace mescolare diverse forme d’arte nelle mie produzioni, andare oltre i limiti. Seguo il motto: l’arte non conosce confini, ma anche: ognuno di noi è un artista. In Ganymed Dreaming 2015, in scena c’era un ragazzo cieco di 17 anni, che ha raccontato la Primavera di Brueghel, un ciclo che mi ha sempre affascinato e di cui a Vienna conserviamo ben tre dipinti.
E naturalmente la musica, ma bisogna prestare attenzione, perché ovviamente non porta a nulla suonare un quartetto di Beethoven davanti a un dipinto di Tiziano. No, ci vuole, per esempio, Anna Kim, il più coerente dei nostri autori, che rappresenta al meglio la mia vita politica. Prende ispirazione dal Ratto di Dina e dimostra che tutti noi dovremmo essere femministe!

Giorgia Losio

Vienna // fino al 31 maggio 2017
Ganymed Fe Male
KUNSTHISTORISCHES MUSEUM
https://www.khm.at/ganymedfemale/

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Giorgia Losio

Giorgia Losio

Giorgia Losio, nata a Milano, è storica dell’arte e appassionata di design. Ha studiato storia dell’arte presso l’Università degli Studi di Milano e si è specializzata in storia e critica dell’arte contemporanea all’Université Sorbonne Paris-IV e in museologia e museografia…

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