Ricamare il corpo. L’arte senza veli di Sally Hewett

Con una solida formazione creativa alle spalle, l’artista inglese ha dato alla sua poetica una decisa virata, scegliendo come soggetto il corpo femminile. Declinato in un linguaggio non convenzionale.

Sally Hewett, PenelopeUNA SCULTRICE SOPRA LE RIGHE
È una tranquilla signora di Canterbury, nel verde Kent, figlia e nipote di cucitrici, sarte, ricamatrici e tappezziere. Ma c’è da credere che venga considerata la pecora nera della famiglia, in quanto, invece di dar forma con ago e filo a cornicette, fiorellini e piccoli gentili animalucci, dentro il suo tondo telaio da ricamo ricrea tutt’altro: seni, natiche, ventri, pubi.
In realtà Sally Hewett si definisce scultrice; e in effetti, oggi membro della Royal British Society of Sculptors, a monte ha studi artistici, al Kent Institute of Art and Design, da dove è uscita nel 2003 con una tesi su I peli e i detriti corporali nell’arte. Così il quadro comincia a definirsi meglio.

DAL RICAMO ALLA PELLE
Come artista espone da appena una dozzina d’anni (nel 2014 anche a Milano, a EroticaMente), avendo presto delimitato il proprio ambito d’intervento, la cui scelta racconta bene così: “Un giorno in cui mi stavo ancora interrogando su come diamine affrontare la mia carriera artistica, ho tirato fuori dei cerchi da ricamo di mia nonna e ho cominciato a ricamare, proprio per dimenticarmi momentaneamente dell’arte. Tutto è iniziato con la parte centrale di un fiore che improvvisamente davanti ai miei occhi si è presentata come un capezzolo, e il cerchio tutt’intorno mi ha ricordato un seno. Ecco, lì ho trovato la combinazione tra la tradizione artigianale del cucito e del ricamo e le immagini del corpo: una discordanza deliziosa. E il mio interesse per i corpi, nella realtà comprensiva di tutte le loro peculiarità, mi diceva che avevo un sacco di materiale cui attingere, da capezzoli pelosi a smagliature di cellulite”.

LA BELLEZZA OLTRE IL DIFETTO
E infatti. Dall’interno dei suoi ipnotici tondi esplodono forme di gommapiuma perlopiù tondeggianti, morbide e lisce, ma anche punteggiate e percorse da imperfezioni: rigonfiamenti cellulitici, foruncoli, nei, tatuaggi, pelosità anomale, cicatrici, rughe, vene varicose. Le glorie più umili di tante realtà corporali. Tra la critica delle attuali ossessioni per il corpo perfetto e la constatazione delle diffusioni della chirurgia plastica, vi si ritrova un intento femminista, certo, ma anche una inconsueta amorevolezza umanistica. E nella scelta di concentrarsi esclusivamente su parti femminili, così tipica delle artiste donne, si riafferma la volontà di negare quel che altri considerano difetti, di redimere quel che altri chiamano brutture, per ristabilire nuovi (o soffocati) concetti di bellezza e di desiderabilità.
Ciò che sembrava essere il dark side della tappezzeria si trasforma piuttosto in una soffice ode alla “bambola” (di pezza) imperfetta ma orgogliosa di esserlo. E non manca un sottofondo di affettuosa canzonatura, che alle donne autoironiche piace molto. Anche questa è una forma di amore, sano erotismo.

Ferruccio Giromini

www.sallyhewett.co.uk

Articolo pubblicato su Artribune Magazine #30

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Ferruccio Giromini

Ferruccio Giromini

Ferruccio Giromini (Genova 1954) è giornalista dal 1978. Critico e storico dell'immagine, ha esercitato attività di fotografo, illustratore, sceneggiatore, regista televisivo. Ha esposto sue opere in varie mostre e nel 1980 per la Biennale di Venezia. Consulente editoriale, ha diretto…

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