Mercato italiano. È tempo di ripresa

Corrono, finalmente, tempi positivi per il mercato dell’arte italiano, che registra numeri importanti. E una riscoperta, sul piano internazionale, di due capisaldi dell’arte nostrana come Boccioni e Sironi.

Fioccano le buone notizie nel mercato globale dell’arte. Il 14 maggio a New York, Sotheby’s ha messo in vendita Nu Couché (sur le côté gauche) del 1917, il più grande dipinto mai realizzato di Amedeo Modigliani, che effettivamente misura ben 89,5 x 146,6 centimetri. La stima, superiore ai 150 milioni di dollari, è desunta dal confronto con il record dell’artista, quello ottenuto per l’enigmatico capolavoro della Collezione Mattioli, venduto per poco più di 170 milioni di dollari nel 2015 da Christie’s, un Nu Couché quasi contemporaneo ma dalle dimensioni minori, 59,9 x 92 centimetri. La tela è parte di quella ventina di nudi sdraiati, la maggior parte dei quali conservati nei musei, considerati come la produzione migliore dell’artista livornese che, a sua volta, è fra i golden global top three – Modigliani, Leonardo e Picasso –, gli unici artisti le cui opere siano state vendute a più di 150 milioni di dollari. Il dipinto è stato acquistato dall’attuale proprietario per 26 milioni di dollari nel 2003.

UN MERCATO IN PIENA SALUTE

Ultimamente accade spesso che le opere dei segmenti “stellari” del mercato vengano esposte in via temporanea nei cinque migliori musei del mondo e, immediatamente dopo, si trovino in un catalogo d’asta a New York o a Londra. Il Modigliani non fa eccezione: è stato tra quelli più ammirati fino a qualche mese fa alla retrospettiva della Tate Modern di Londra.
La vendita rappresenta, come si diceva, un elemento molto positivo per chi analizza il mercato dell’arte, oggi in piena salute. La certificazione di un trend in robusta crescita dopo anni di difficoltà è avvenuta a metà marzo: l’Art Basel & UBS Report ne ha stimato il volume intorno ai 63,7 miliardi di dollari, il 12% in più rispetto al 2016; le fiere che si sono succedute dall’inizio dell’anno hanno diffuso risultati di vendite eclatanti; i venditori, collezionisti o investitori, hanno via via manifestato la loro fiducia, proponendo opere rilevanti nell’ambito di licitazioni pubbliche. Questa tendenza, naturalmente, sta facendo crescere il confidence index. In questo scenario, la vendita del Modigliani è come la ciliegina sulla torta (una ciliegina spaventosa per i responsabili della vendita, naturalmente!).

Amedeo Modigliani, Nu couché (sur le côté gauche). Signed Modigliani (lower left). Oil on canvas 35 1/4 by 57 3/4 in.; 89.5 by 146.7 cm. Painted in 1917. Sold for $157,159,000

Amedeo Modigliani, Nu couché (sur le côté gauche). Signed Modigliani (lower left). Oil on canvas 35 1/4 by 57 3/4 in.; 89.5 by 146.7 cm. Painted in 1917. Sold for $157,159,000

L’ITALIA

La notizia è buona anche per l’arte italiana del XX secolo che, all’apice, vola decisamente alto. Lo si è visto la prima settimana di marzo, quando sono state aggiudicate tutte le otto opere italiane presenti nel catalogo di Christie’s e le undici di Sotheby’s, per un totale rispettivamente di 21,3 e 19,5 milioni di sterline. Con pochissimi lotti, a Londra, si ottengono risultati migliori delle intere tornate d’asta di Milano, dove le stesse case d’asta, ad aprile, hanno raccolto rispettivamente 14,5 milioni di euro (Christie’s) e 13,6 (Sotheby’s). Anche se i numeri sono meno eclatanti, potrebbero rappresentare tuttavia anch’essi il segno di un arresto del declino, se non di un’inversione di rotta. Rispetto ad anni in costante e fisiologica decrescita, infatti, Christie’s ha migliorato la performance rispetto all’anno precedente. Nonostante il costante drenaggio di opere che vengono destinate a Londra o New York, Milano ricomincia a difendersi, complice forse anche l’ottimo momento della città italiana, the place to be, come la settimana dell’arte e del mobile hanno testimoniato. In particolare, l’edizione 2018 di miart è stata la migliore di sempre; ha dimostrato una capacità muscolare di cooptazione che ha convinto potenti gallerie internazionali (i cui direttori e clienti evidentemente avevano voglia di venire a Milano) e qualificato e ordinato la proposta di quelle italiane. Insomma, il mercato è in buona salute anche da noi.

Rendering fotografico per “Post Zang Tumb Tuuum” (Fondazione Prada, Milano, 2018). XVIII Esposizione Internazionale d’Arte, Venezia 1932. © La Biennale di Venezia, ASAC, Fototeca. Photo Giacomelli

Rendering fotografico per “Post Zang Tumb Tuuum” (Fondazione Prada, Milano, 2018). XVIII Esposizione Internazionale d’Arte, Venezia 1932. © La Biennale di Venezia, ASAC, Fototeca. Photo Giacomelli

BOCCIONI E SIRONI

L’altro dato, se si analizza il mercato dal punto di vista qualitativo, è che spopola l’arte figurativa. I collezionisti che comprano arte realmente contemporanea, in linea di massima oggi si rivolgono verso una mescolanza di pop, nuovo espressionismo e grafica, convinti dalle opere degli artisti giovani che miscelano questi ingredienti in quantità diverse.
Parallelamente, o per meglio dire di conseguenza, chi guarda all’arte moderna in Italia in questi mesi assiste al nuovo emergere dell’interesse per Umberto Boccioni e Mario Sironi e, inevitabilmente, li mette nella prospettiva di un confronto, si potrebbe dire shakespeariano. I due sono diversissimi e sono considerati, loro malgrado e secondo alcuni ingiustamente, portabandiera di fronti opposti, pur nascendo dalla medesima ricerca. Alla Fondazione Prada, ad esempio, nella mostra Post Zang Tumb Tuuum. Art Life Politics: Italia 1918-1943 di Germano Celant (fino al 25 giugno), l’opera più bella in assoluto è il Dinamismo di un calciatore del 1913 di Umberto Boccioni, solitamente al MoMA di New York (ex collezione Sidney Janis), ma la vera star, almeno per numerosità e imponenza delle opere, è proprio Mario Sironi.
Di Boccioni, decisamente raro sul mercato, a febbraio a Londra è stato stabilito il record, 9 milioni di sterline, un doppio salto carpiato rispetto agli 1,8 milioni registrati a Milano per lo Studio per il Dinamismo di un calciatore e, ad aprile sempre a Milano, sono state offerte altre due opere, non ancora futuriste. Mario Sironi, che sul mercato internazionale è debole perché è percepito come un protagonista ma della scena locale, è stato ben rappresentato ad Artefiera e a miart, dove erano presenti un numero davvero importante di suo dipinti. Al contrario di Boccioni, la cui morte precoce ne ha limitato la produzione, Sironi ha vissuto molti anni, registrando fortune alterne, subendo una esplicita damnatio memoriæ, nonché una estesa falsificazione. Il suo record risale al 2007 da Sotheby’s per Paesaggio con tempio del 1930, aggiudicato per 826.500 euro. In asta stenta, ma è possibile si stia risvegliando un nuovo interesse. Per chi è appassionato della linea analitica dell’arte moderna (per citare il titolo di un celebre volume di Filiberto Menna del 1975), Sironi è il trionfo della reazione, ma è pur vero che forse rappresenta lo spirito del tempo, lo stesso che si percepisce nella cronaca politica di molte parti d’Europa.

Antonella Crippa

Articolo pubblicato su Artribune Magazine #43

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Antonella Crippa

Antonella Crippa è una art advisor e vive e lavora a Milano. Da settembre 2017 è la curatrice responsabile della Collezione UBI BANCA. Si forma come storica dell’arte laureandosi in Conservazione dei beni culturali e diplomandosi alla Scuola di specializzazione…

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