Una collezione, un’opera. Nuovo appuntamento settimanale su Artribune

Dalle Alpi alle Madonie, Artribune vi propone un viaggio estivo e virtuale tra le collezioni più affascinanti dello stivale. Ogni settimana, un'opera fa da apripista in un percorso che scopre o approfondisce alcune tra le realtà più interessanti del contemporaneo, tra pubblico e privato. Ad inaugurare l'itinerario è Villa Menafoglio Litta a Biumo, a due passi da Varese, sede delle passioni di Giuseppe Panza di Biumo.

L’opera scelta per “rappresentare” la collezione ospitata a Villa Menafoglio Litta è Sky Space, commissionata da Giuseppe Panza di Biumo ed eseguita da James Turrell nel 1976. È un giovanissimo Turrel l’autore dell’intervento site specific che si inserisce all’interno di una consistente serie di “gemelli” diffusi in tutto il mondo: la sua carriera è cominciata infatti a Pasadena, nel museo cittadino, con la sua prima mostra personale, realizzata nel ’67. L’incontro con Panza avviene nel 1974, anno in cui comincia la collaborazione tra i due, che sfocia nella produzione di una serie di opere, tra le quali quella in oggetto.
Quando lo spettatore accede alla collezione Panza, viene introdotto, a sua insaputa, in un percorso iniziatico, quasi trascendentale. Attraversa, nella penombra, aggredito da lamine di luce al neon, le stanze di Robert Irwin e Maria Nordman. Soprattutto, è condotto quasi per mano a percorrere il corridoio progettato da Dan Flavin, uno degli artisti più amati dal collezionista, una palpitante passeggiata in un crescendo tra ansia ed emozione, quasi si stesse ascendendo a un livello superiore. Il quale arriva grazie a Turrell, che con un gesto delicato e disarmante, antitecnologico, invece di reinterpretare i misteri della luce con l’utilizzo di forme complesse al neon, si limita a ritagliare una finestra sul soffitto, racchiudendo nel campo visuale dello spettatore il cielo azzurro e i suoi mutamenti atmosferici. È una sensazione abbacinante, perfetta sintesi dell’intero progetto espositivo.

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James Turrell, Sky Space, 1976

L’artista”, spiega Panza, è un manipolatore della luce naturale come di quella artificiale, entrambe sono una emissione di pura luce. Per Turrell questa distinzione è inesistente: luce e cielo sono la stessa cosa. L’artista è un manipolatore della luce naturale come di quella artificiale, entrambe sono una emissione di pura energia. Ma vi è una grande differenza: la luce artificiale ha una unica o poche lunghezze d’onda e quindi di colori, che noi vediamo bianchi. Per questa ragione la luce è la cosa più bella esistente in natura, secondo la teoria della relatività di Einstein, la creazione della materia. Non è un caso se le opere di James Turrell sono un modo di vedere la natura nella sua realtà più assoluta: il cielo e la luce. Entrambi manifestazioni dell’esistenza dell’universo che si perde nel mistero del suo inizio; la grande esplosione che ha creato il tutto. Pura energia senza forma che ha creato una quantità innumerevole di forme. L’incognita dell’esistenza… ”.

Santa Nastro

Villa Menafoglio Litta – Biumo (VA)
www.fondoambiente.it

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Santa Nastro

Santa Nastro

Santa Nastro è nata a Napoli nel 1981. Laureata in Storia dell'Arte presso l'Università di Bologna con una tesi su Francesco Arcangeli, è critico d'arte, giornalista e comunicatore. Attualmente è vicedirettore di Artribune. È Responsabile della Comunicazione di FMAV Fondazione…

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