Videointerviste ai galleristi di miart. Buona la prima di Rabottini secondo i titolari degli stand

Non si lamentano i galleristi che hanno partecipato alla ventiduesima edizione di miart. Abbiamo, come di consueto intervistato i galleristi da Milano a Roma, da Palermo a Vienna, da New York a Bruxelles. Ecco cosa ci hanno detto.

Alcuni sono cauti, altri sono elettrizzati. Ciò che è certo è che non si lamentano i galleristi che hanno partecipato alla ventiduesima edizione di miart, la prima dell’era Rabottini. Tutti sono concordi nel dire che il neodirettore è riuscito a raccogliere in maniera coerente l’eredità del predecessore Vincenzo De Bellis che nel 2016 ha lasciato la manifestazione per una carica curatoriale al Walker Art Center di Minneapolis.
Ha fatto gioco, come alcuni ci hanno tenuto a sottolineare, anche il coinvolgimento dello stesso Rabottini nella precedente gestione. Un altro aspetto che è stato notato – e con piacere – è stato quello relativo alla qualità formale della proposta degli spazi dei colleghi: quasi un senso di “appartenenza” di categoria. Meno entusiaste le gallerie giovani, forse un po’ isolate in una zona di scarso passaggio in cui è stata notata una minore affluenza di un pubblico internazionale. Abbiamo chiesto un parere ai titolari delle gallerie A Palazzo (Brescia), Ottozoo (Milano), Clima Gallery (Milano), Francesco Pantaleone (Palermo), Federico Luger (Milano), Emmanuel Layr (Vienna – Roma), Gladstone Gallery (New York – Bruxelles), Federica Schiavo (Roma).

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Redazione

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