Beni demaniali. E se li gestissero le non profit?

Il Ministero per i beni e le attività culturali e il turismo sta affidando ad associazioni e fondazioni non profit la gestione dei beni demaniali culturali. È di ottobre la firma del relativo decreto da parte di Dario Franceschini per la concessione in uso a privati di beni immobili dello Stato. Quelli non aperti alla fruizione pubblica o non adeguatamente valorizzati.

COSA DICE IL DECRETO
Un recente decreto stabilisce che i monumenti statali per il cui utilizzo non è previsto al momento alcun canone e che risultano poco valorizzati, chiusi o da restaurare, potranno essere affidati alla gestione di privati non profit (associazioni o fondazioni dotate di personalità giuridica).
L’affidamento in concessione è riservato ad associazioni e fondazioni senza scopo di lucro che abbiano finalità statutarie di tutela e valorizzazione del patrimonio culturale e che abbiano una significativa esperienza nel settore, ossia la gestione nell’ultimo quinquennio di almeno un immobile culturale pubblico o privato con attestazione della soprintendenza competente di adeguata manutenzione e apertura al pubblico.
Il provvedimento prevede una concessione d’uso, non rinnovabile automaticamente, con durata dai 6 ai 10 anni, che in casi particolari (interventi di restauro particolarmente complessi e onerosi) può arrivare a 19 anni. Insieme alla concessione è prevista la stipula con l’aggiudicatario di un contratto di servizio che disciplina lo svolgimento dell’attività di gestione del bene da parte del concessionario. In cambio lo Stato incasserà la concessione – depurata di eventuali spese di restauro sostenute dal concessionario – e, soprattutto, potrà aprire al pubblico monumenti ora sono chiusi o dimenticati.

COME FARE PER PARTECIPARE AL BANDO
I primi dieci beni verranno affidati tramite una procedura di selezione con il coinvolgimento degli uffici periferici territorialmente competenti. Entro due mesi dall’emanazione del decreto ministeriale, infatti, i segretari regionali dei Beni culturali stileranno liste fino a dieci monumenti da “offrire” ai privati. A quel punto, il Ministero indirà un avviso pubblico e un’apposita commissione aggiudicherà il bene all’associazione o fondazione che presenterà il piano economicamente più vantaggioso.
Tra i principali requisiti per ottenere l’affidamento verranno valutati: il progetto di restauro (a carico del concessionario) e conservazione programmata; il piano di valorizzazione del bene concesso in uso; il programma di apertura alla pubblica fruizione; l’ammontare del canone proposto.
Il concessionario potrà – entro i limiti fissati dalla normativa in materia – stabilire il prezzo del biglietto e avrà la possibilità di attivare una serie di servizi aggiuntivi.

La sede MiBACT in via del Collegio Romano

La sede MiBACT in via del Collegio Romano

LA DICHIARAZIONE DEL MINISTRO
Con questo atto le associazioni non profit attive nei territori potranno partecipare con una procedura chiara e trasparente alla tutela e alla valorizzazione del patrimonio culturale, uno strumento che consentirà di partire dal basso nell’adempimento dell’articolo 9 della Costituzione”, ha commentato il ministro Franceschini facendo riferimento all’articolo costituzionale per il quale “la Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”.
Pubblico e privato sociale perseguono infatti lo stesso obiettivo a favore del patrimonio culturale a tutto vantaggio dell’intero sistema Paese”, ha concluso il Ministro.

Claudia Balocchini

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Claudia Balocchini

Claudia Balocchini

Claudia Balocchini è avvocato, iscritta all'Ordine degli Avvocati di Firenze dal 2007 è specializzata nel diritto degli enti e delle società, in diritto tributario nonché tutela dei beni culturali e delle opere creative e dell’ingegno. E' consulente per società ed…

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