Finanziamenti a regola d’arte

Come si costruisce una richiesta di finanziamento efficace, soprattutto dal punto di vista fiscale? Quali sono le metodologie e gli accorgimenti tramite i quali si possono formulare richieste corrette e immuni da vizi fiscali e, dall’altro lato, avere accesso alle agevolazioni tributarie previste? Ce lo spiega Gabriella Croci, fiscalista.

Occorre innanzitutto premettere che un ente non profit di diritto privato che si occupa di arte e cultura generalmente non appartiene alla categoria fiscale delle onlus; svolge quindi anche attività commerciale e normalmente è un ente non commerciale “complesso” dal punto di vista fiscale.
È utile, ove possibile, pianificare le entrate ponendo attenzione ai rapporti commerciale/non commerciale, in modo da non perdere la qualifica di ente non commerciale. Tale processo di pianificazione, approfonditamente trattato nel volume Lavorare con le Fondazioni. Guida Operativa, distingue le entrate degli enti non commerciali “non onlus”, che si possono dividere in tre categorie : commerciali, non commerciali, decommercializzate. Alla prima categoria appartengono, ad esempio, le sponsorizzazioni ricevute da musei, i corrispettivi delle prestazioni rese ai non soci (tipicamente i biglietti di ingresso alle manifestazioni, le quote per partecipazioni a corsi ecc.), le vendite di oggetti, libri, gadget ecc. Alla seconda appartengono le quote associative, le donazioni o liberalità (cioè il denaro erogato da terzi che non richiedono una controprestazione) e, tra queste, le erogazioni dalle fondazioni.  Sulla terza non vorrei soffermarmi ora per evitare eccessivi tecnicismi.

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Lavorare con le Fondazioni. Guida Operativa

Le entrate non commerciali non sono imponibili, né ai fini IVA né IRES. Entrano nel bilancio dell’associazione ricevente senza scontare alcuna imposta. Le entrate commerciali scontano invece IVA, IRES e IRAP, in varia misura secondo i regimi adottati.
Il legislatore fiscale non vieta di svolgere attività commerciale, si preoccupa però di verificare, anno per anno, che tale attività non divenga “prevalente”. In tal caso si dice che l’ente, pur rimanendo “senza fini di lucro” dal punto di vista giuridico, “perde” i requisiti di non commercialità fiscale e viene trattato come una società lucrativa. Anche le erogazioni liberali divengono quindi imponibili. La prevalenza si calcola secondo regole legate alla percentuale di entrate commerciali sul totale delle entrate e alla quantità di beni strumentali utilizzati per tale attività rispetto al totale dei beni. Per quanto riguarda l’efficacia della richiesta, occorre ben precisare la natura dell’ente richiedente e, nell’individuare i costi del progetto da finanziare, calcolare correttamente l’incidenza delle imposte, in particolare IVA e IRAP oltre alle altre tasse o imposte indirette. Questo va naturalmente individuato caso per caso.

Gabriella Croci

Articolo pubblicato su Artribune Magazine #5

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