Per una pedagogia del patrimonio. Parola a Marta Morelli

Conoscere la cultura contemporanea per comprendere il mondo in cui viviamo è importante per gli adulti come per i ragazzi. Dall’Ufficio Educazione del Museo delle Arti del XXI secolo Marta Morelli spiega l’impostazione e i metodi didattici di chi fa ricerca sul presente.

Lo scorso aprile a Città di Castello si è tenuta la Prima Giornata di Studi sulla Didattica del Contemporaneo, e lì abbiamo incontrato Marta Morelli che, con un intervento a nome del Dipartimento Educazione del Maxxi, ha portato l’esempio di una delle istituzioni più innovative in fatto di didattica museale, approfondito in questa intervista.

Il Maxxi è definito “la prima istituzione italiana dedicata alla creatività contemporanea”. Sappiamo quanto sia importante incentivare nelle scuole lo studio della storia dell’arte come strumento fondamentale di conoscenza e di sviluppo del Paese, ma la conoscenza delle realtà creative contemporanee può essere considerata altrettanto essenziale?
Studiare la cultura di epoche storicizzate è importante, ma fare ricerca nella cultura presente è fondamentale per capire la realtà che ci circonda. Rispondo con un esempio. Il direttore artistico del Maxxi, Hou Hanru, è un grande professionista in grado di comprendere profondamente gli avvenimenti del presente. È molto attendo alle dinamiche del Medio Oriente, ha infatti pensato a una trilogia di mostre [cominciata con Unedited History. Iran 1960-2014, nel 2014/15, si chiuderà con una ricognizione su Beirut e il Libano, N.d.R.], di cui si è concluso da poco il secondo appuntamento, Istanbul. Passione, gioia, furore, dedicato alle nuove produzioni della metropoli turca. Durante i mesi di programmazione della mostra ad Istanbul sono successe molte cose: la situazione politica e sociale della città si è evoluta velocemente e drammaticamente, e le opere in mostra la anticipavano, e ne permettevano molteplici letture. La creazione contemporanea fornisce, sotto tanti punti di vista, come quello delle trasformazioni urbane, o quello della comunicazione con i nuovi media, letture diverse per capire il presente. È fondamentale che ragazzi e adulti siano immersi nella cultura contemporanea.

Didattica al MAXXI, Roma - photo Gianfranco Fortuna

Didattica al MAXXI, Roma – photo Gianfranco Fortuna

Gli adolescenti in genere non vivono le visite ai musei in maniera molto positiva e finiscono spesso per percepire l’esperienza come noiosa. Quali sono i bisogni e le richieste degli adolescenti? Quali sono le buone pratiche per presentare loro l’arte ed il museo?
Gli adolescenti hanno bisogno di essere coinvolti: il loro approccio è più emotivo che cognitivo. Ciò che vedono deve essere riconducibile alle loro esperienza di vita, in una fase di delicato sviluppo che, prima della razionalità, riguarda l’affettività. Naturalmente per evitare la noia è necessario che l’approccio al museo non sia identico a quello scolastico. Per tale ragione, quelle che facciamo al Maxxi non sono tradizionali visite guidate, ma “visite – esplorazione”, pensate per provocare, per realizzare momenti di incontro e di dibattito attraverso stimoli opportuni. Non si è docenti, ma educatori all’arte e al patrimonio, e bisogna trovare la chiave, e non sempre è facile, per far capire che non ci sono risposte univoche, giuste o sbagliate a priori. È importantissima la “competenza umana” dell’educatore, e la sua preparazione su quella che possiamo definire “pedagogia del patrimonio”.

Quali sono i punti di riferimento per la didattica museale in Italia e all’estero?
Faccio questo lavoro da 11 anni e posso dire che questo è un ambito in evoluzione e che riferimenti didattici si modificano nel corso degli anni. I maggiori riferimenti del MAXXI Educazione vengono dall’estero, ma in Italia Giovanna Brambilla fa un lavoro egregio alla GAMeC di Bergamo. Il “faro” è la Tate Modern di Londra, una delle prime istituzioni ad aver adottato il metodo costruttivista, fornendo uno scambio reale tra fruitore e istituzione, per cui l’attenzione è spostata dal contenuto/contenitore al destinatario. Grandi spunti, anche per il materiale, come ad esempio le schede didattiche in uso anche al MAXXI, vengono dal mondo anglosassone, dove ha lavorato e dove è ancora molto studiata Eilean Hooper-Greenhill, fondatrice della School of Museum Studies dell’Università di Leicester, una delle prime ad applicare le teorie di Michel Foucault alle realtà museali.

Marta Morelli

Marta Morelli

Come si concretizzano al Maxxi le iniziative ispirate a questo modo di intendere la didattica, dalle visite-esplorazione ai laboratori per bambini e ragazzi, alla formazione per gli adulti?
Le visite-esplorazione hanno una durata di un’ora e mezza circa, e sono pensate per le scuole di secondo grado. Sono visite che prevedono uno strumento educativo, la “scheda-guida”, che permette una esplorazione in autonomia, in cui i ragazzi girano liberi per la mostra cercando gli “indizi”; poi, in un secondo momento, in gruppo, l’educatore li stimola al dibattito. Gli educatori fanno aggiornamento continuo, studiano tutte le mostre, tutti i contenuti, si fa tanta ricerca. La maggior parte delle nostre attività è legata alla programmazione del museo: ad esempio il progetto Uno spot per Istanbul, realizzato con l’artista Mario Rizzi e l’Istituto di Istruzione Superiore Carlo Urbani di Ostia nasce dalla rielaborazione che i ragazzi hanno fatto di alcuni contenuti della mostra citata.

Maxxi significa anche architettura. Per l’edificio di Zaha Hadid e per le mostre, appunto, di architettura. Come vi muovete in questo settore?
Lo stesso edificio di Zaha Hadid è fonte di laboratori didattici, e lo è stato fin da quando era un cantiere. Tra i progetti rivolti agli studenti delle scuole secondarie superiori, inoltre, nel 2011 abbiamo realizzato Re-cycle. Laboratorio sperimentale sul riciclo, in collaborazione con il collettivo tedesco Raumlaborberlin, e legato alla mostra omonima sulle nuove strategie per un’architettura sostenibile. Nel 2014-2015 abbiamo realizzato Te la spiego io l’architettura contemporanea, progetto in cui gli studenti sono diventati mediatori del patrimonio architettonico del quartiere Flaminio, dove sorge il Museo, e delle zone limitrofe, creando anche delle video-guide per il web.
Anche agli adulti proponiamo workshop diversi, solitamente condotti da un artista o designer.  Nei prossimi mesi, infine, abbiamo intenzione di avviare una serie di corsi di formazione per insegnanti per le scuole di ogni ordine e grado. Saranno molto pratici, per permettere concretamente al docente stesso di sperimentare le visite-esplorazione e i laboratori, prima di proporli ai propri studenti.

Valeria Carnevali

www.fondazionemaxxi.it

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Valeria Carnevali

Valeria Carnevali

Sempre attratta dalle forme della cultura contemporanea come espressione delle dinamiche umane, in una prima vita ho vissuto e lavorato a Milano per inseguire da vicino l’evolversi del presente, collaborando con gallerie, spazi espositivi ed editori specializzati in arte e…

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