Vie italiane all’informale

Informazioni Evento

Luogo
GALLERIA D'ARTE MODERNA RICCI ODDI
via San Siro, 13 - 29100 Piacenza, Piacenza, Italia
Date
Dal al

da mercoledì a domenica 16-19

Vernissage
23/05/2015

ore 17,30

Curatori
Virgilio Patarini
Generi
arte contemporanea, collettiva
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Riparte da Piacenza il progetto editoriale La via italiana all’informale, con nuovi artisti e nuove mostre.

Comunicato stampa

Si terrà a Piacenza, dal 23 maggio al 7 giugno 2015, presso il Complesso museale "Ricci Oddi", in via San Siro, 13, il Progetto " Vie italiane all’Informale", organizzato da Zamenhof Art di Milano, in collaborazione con gli Amici dell'Arte di Piacenza, a cura di Virgilio Patarini.

Opere di Marta Belguardi, Maurizio Carpanelli , Antonio Cogliano, Dusap (Flavio Dusio), Serena Fauttilli, Feofeo (Federica Oddone), Caroline Gallois, Antonio Perilli, Mariangela Tirnetta, Marta Vezzoli, Maria Zimari, Flavio Zoner

Il presente progetto espositivo propone una selezione di opere di artisti presenti nel primo volume Mondadori “La via italiana all’Informale. Da Afro, Vedova, Burri alle ultime tendenze” uscito un paio d’anni orsono e del secondo volume, in uscita nei prossimi mesi, entrambi a cura di Patarini.

Il vernissage di INAUGURAZIONE si svolgerà sabato 23 maggio, alle ore 17,30, con una presentazione critica della mostra a cura di Virgilio Patarini a cui seguirà rinfresco.

Il progetto editoriale e una serie di mostre collegate sono già stati presentati con successo di pubblico e di critica a Ferrara, al Palazzo della Racchetta e a Venezia, a Palazzo Zenobio, tra il 2012 e il 2013. Al termine dell’esposizione piacentina nel mese di luglio la mostra sarà portata a Ferrara a Palazzo Racchetta, nell’ambito del Ferrara Art Festival

Qui di seguito uno stralcio tratto dal volume Mondadori che ben rappresenta una parte significativa delle opere di questa mostra, in cui l’aspetto “gestuale” è predominante.

PRESENTAZIONE CRITICA: Dal gesto all’emozione

C'è un rapporto diretto tra la precisione del gesto e la precisione del segno sulla tela. E un rapporto altrettanto diretto tra tale precisione e l'efficacia di quel segno sullo spettatore. Perché chi guarda un quadro in realtà non guarda solo con gli occhi, ma guarda con tutto il corpo. In ogni processo di fruizione c'è una fortissima componente di mimesis. Sì, la mimesi è di chi fruisce non di chi fa un'opera d'arte, con buona pace di Aristotele. Si tratta di un processo spontaneo: quando ascoltiamo una canzone ci viene spontaneo di cantarla (se ci piace). Quando leggiamo un libro ripetiamo con o senza voce le parole. È stato provato che anche chi legge "mentalmente" in realtà ha dei movimenti e delle contrazioni dell'epiglottide come se parlasse, come se ripetesse le parole che sta leggendo. Quando guardiamo un danzatore il nostro corpo partecipa dell'azione sulla scena, con impercettibili micro-movimenti che assecondano, eseguono "in potenza" la danza. E chi guarda un quadro? Chi guarda un quadro dipinge: e tutto il suo corpo esegue "in nuce" la danza che ha generato quel dedalo di segni sulla tela. Per questo davanti ad un quadro di Vedova ci sentiamo squassati e in balia di una tempesta, mentre davanti ad un quadro di Afro un vago languore e una musica sospesa ci cullano. E davanti ad un taglio di Fontana un brivido ci corre lungo la schiena. È il nostro corpo che rivive il ritmo dei gesti che hanno generato quello che abbiamo davanti. E dal moto del corpo scaturisce poi l'emozione...

(da "La via italiana all'Informale", a cura di Virgilio Patarini, Ed. Giorgio Mondadori, 2012)