Vegetation as a political agent

Informazioni Evento

Luogo
PAV - PARCO D'ARTE VIVENTE
Via Giordano Bruno 31, Torino, Italia
Date
Dal al

venerdì, 15 - 18; sabato e domenica, 12 – 19

Vernissage
30/05/2014

ore 18,30

Biglietti

4 euro; ridotto: 3 euro; gratuito: Abbonamento Torino Musei, Torino+Piemonte Card, minori di 10 anni, over 65, persone con disabilità.

Artisti
Ayreen Anastas, Rene Gabri, Piero Gilardi, Adelita Husni-Bey, Marjetica Potrc, Nomeda & Gediminas Urbonas, Critical Art Ensemble, Filipa César, Imre Bukta, Amilcar Cabral, Emory Douglas, Fernando García-Dory
Curatori
Marco Scotini
Generi
arte contemporanea, collettiva
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L’esposizione intende indagare le implicazioni storiche e sociali del mondo vegetale alla luce della sempre più frequente rivendicazione del “verde” quale agente di cambiamento dei processi economici in atto e l’attuale crisi.

Comunicato stampa

Venerdì 30 maggio, alle ore 18.30, nell’ambito del programma artistico 2014 Commons Art e con il contributo della Compagnia di San Paolo, il PAV inaugura Vegetation as a political agent, mostra collettiva curata da Marco Scotini.

L’esposizione intende indagare le implicazioni storiche e sociali del mondo vegetale alla luce della sempre più frequente rivendicazione del “verde” quale agente di cambiamento dei processi economici in atto e l’attuale crisi. Attribuire a una pianta un tempo storico significa analizzare l’elemento vegetale non solo nella sua componente biologica, ma anche in relazione agli aspetti sociali e politici che lo vedono già al centro delle prime forme di globalizzazione economica. Nel XVII e XVIII secolo, attraverso le piantagioni coloniali e i mercati via mare, si definivano infatti i primi sistemi di controllo delle specie e prendevano forma condizioni di espropriazione e sfruttamento territoriale nella lotta per il monopolio delle spezie. All’interno di questa storia la mostra intende evidenziare quelle tappe in cui l’elemento vegetale ha rappresentato un segno di emancipazione sociale.

Articolata sul doppio registro di storia e attualità, Vegetation as a political agent mette insieme, e sullo stesso piano, interventi artistici e architettonici di tredici artisti internazionali, documenti di figure pionieristiche delle prime rivoluzioni ecologiche e apparati scientifici provenienti dal mondo botanico. Insieme alle opere e alle installazioni, la mostra comprende una vasta serie di illustrazioni e campioni vegetali, materiali d’archivio e manifesti prodotti in un’ampia varietà di contesti culturali differenti. La geopolitica che ne fa da sfondo va dall’Oceano Indiano (Isole Mauritius e Réunion) alla Guinea-Bissau, dal Sudafrica al territorio messicano.

La sezione storica e documentale della mostra nasce dalla consulenza con l’Erbario dell’Università di Torino grazie alla collaborazione della Prof.ssa Rosanna Piervittori e con l'Orto Botanico di Torino che, grazie alla supervisione scientifica dell’Ex Direttrice Rosanna Caramiello, ha permesso l’individuazione di alcune specie pedemontane protette e in via di estinzione esposte nella serra del PAV (la Peonia e la Marsilea, tra le altre). Accanto alle tavole degli erbari tratti dai volumi di Carlo Ludovico Allioni (che fu direttore dell’Orto Botanico presso il Castello del Valentino nella seconda metà del Settecento e in stretto contatto con Linneo per la definizione dei sistemi di classificazione) sono esposte immagini, manifesti ed estratti di testi che sottolineano le possibili narrazioni del mondo vegetale sul piano normativo, conservativo e sull’impiego officinale di piante come la China e la Coca.
All’interno e all’esterno del PAV sono inoltre indagati i rapporti tra agricoltura e movimenti popolari nei documenti relativi alla figura di Amilcar Cabral, agronomo e politico guineense che portò la Guinea-Bissau e le isole di Capo Verde all’indipendenza dal Portogallo; vengono esplorati il ruolo dell’attivismo ecologico attraverso la figura di Mel King nel progetto di Nomeda e Gediminas Urbonas, i murales di Emory Douglas, uno tra gli esponenti del Black Power movement americano a difesa del proletariato rurale, e i campi di protesta treesitting nel Regno Unito indagati da Adelita Husni-Bey. Il rivoluzionario modello di riciclaggio dei rifiuti proposto dal pioniere George Chan è invece al centro della ricerca di Fernando García-Dory. Non ultimo, sono presentate forme di espressione e immaginari collettivi sui temi della rivoluzione verde palesate nelle maschere e nei costumi disegnati da Piero Gilardi e indossati nelle animazioni teatrali contro l’impiego di OGM nelle coltivazioni di mais (O.G.M. Free, 2014).

Nella corte del PAV prendono forma le due installazioni ambientali create per l’esposizione dai gruppi RozO (Philippe Zourgane & Séverine Roussel) e Critical Art Ensemble. RozO mette a punto Salle verte, un’architettura di tipo vernacolare che diventa un rifugio vegetale percorribile realizzato in bambù e foglie di palma (intrecciate in loco da un contadino delle Isole della Réunion). L’installazione ospita una serie di documentazioni video sulle ex-colonie francesi del Vietnam, Algeria e delle Isole della Réunion. A chiusura della corte, il collettivo americano Critical Art Ensemble realizza invece Sterile field. Si tratta di una porzione di terreno, in parte ricavata da un lembo di strato erboso del parco del PAV e reso disponibile per l’operazione, lavorata con il metodo roundup ready, procedimento chimico di diserbo invasivo che, su lunga durata, distrugge la biodiversità.

In relazione al mondo vegetale, Vegetation as a political agent solleva infine degli interrogativi circa la rivendicazione della soggettività creativa attraverso pratiche di ortocoltutra, come nelle ricerche e nelle sperimentazioni degli artisti Ayreen Anastas & Rene Gabri con l’immissione nel mercato di semi biologici per il ri-equilibrio del suolo; Claire Pentecost con l’indagine del mais transgenico in Messico; Marjetica Potrč che, impegnata in progetti comunitari partecipati, ha dato vita all’orto comunitario auto-organizzato all’Ubuntu Park in un quartiere-villaggio di Soweto in Sudafrica (2014). Figure come l’ungherese Imre Bukta e la californiana Bonnie Ora Sherk sono infine testimoni degli anni ‘70 di forme pionieristiche del rapporto tra arte e agricoltura sotto le opposte polarità della Guerra Fredda.

Nell’ambito della mostra, le Attività Educative e Formative del PAV presentano al pubblico una serie di workshop, il cui calendario sarà pubblicato sul sito www.parcoartevivente.it, condotti dagli artisti in prima persona. A iniziare da Daniel Halter, coinvolto insieme a Marjetica Potrč nel comune progetto internazionale Nine Urban Biotopes, il programma vedrà l’artista sudafricano, impegnato in una residenza a Torino (Mirafiori sud), in un’azione collettiva di urban gardening. La slovena Potrč, invece, porterà gli esiti del progetto Community space realizzato con la scuola Design for the Living World di Soweto. In seguito, Ayreen Anastas & Rene Gabri saranno al PAV per sperimentare la loro ricerca inerente la raccolta e diffusione dei semi, bene imprescindibile oggi a rischio a causa del monopolio mondiale detenuto da un gruppo ristretto di aziende.
Per quanto riguarda i laboratori per le famiglie, domenica 15 giugno (ore 15-17) la rassegna DOMENICA=WORKSHOP prevede il laboratorio New Alliances, metodo messo a punto con il Critical Art Ensemble, pratica di alleanza tra i cittadini e le specie vegetali a protezione assoluta, che oggi prosegue con la collaborazione dell’Orto botanico di Torino.
Per le scuole e i Centri estivi, i temi della mostra saranno approfonditi in Erbario minimo, esperienza di raccolta e catalogazione delle specie botaniche, coltivate e pioniere, scelte tra le varietà presenti nel parco.