Takashi Homma – La città narcisista

Informazioni Evento

Luogo
VIASATERNA
via Giacomo Leopardi 32, Milano, Italia
Date
Dal al

dal lunedì al venerdì dalle 12.00 alle 19.00
La mattina e il sabato su appuntamento.

Vernissage
21/03/2017

ore 18

Artisti
Takashi Homma
Uffici stampa
PAOLA C. MANFREDI STUDIO
Generi
arte contemporanea, personale
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La città narcisista. Milano e altre storie presenta per la prima volta in Italia una ricognizione sul lavoro del fotografo Giapponese Takashi Homma, attivo sulla scena internazionale dai primi anni Novanta.

Comunicato stampa

L’esposizione si sviluppa intorno a tre tematiche principali, ricorrenti nell’intero corpus di lavoro di Homma: la città; l’incontro tra la natura e l’azione dell’uomo; l’atto di vedere e quello di rappresentare che sono alla base dell’operazione fotografica.

La città è protagonista della serie che dà il titolo alla mostra, realizzata da Homma appositamente per questa occasione. Si tratta di fotografie di frammenti di Milano in cui sono riconoscibili alcune delle architetture più iconiche: il Duomo, la Torre Branca, la Torre al Parco di Vico Magistretti, oltre ai più recenti grattacieli che hanno popolato l’orizzonte urbano negli ultimi anni, opera di Zaha Hadid e Arata Isozaki. Homma riprende queste fotografie con una camera oscura, rifacendosi non soltanto alla storia del mezzo che utilizza e della rappresentazione prospettica in generale (molti pittori, da Leonardo a Canaletto, da Caravaggio a Vermeer, hanno dipinto aiutandosi in questo modo), ma risalendo ancora più indietro: è la città che, come Narciso, si specchia nell’acqua, ritrovandosi sottosopra e offrendosi di conseguenza alla propria riscoperta. La metropoli improvvisamente rallenta nelle fotografie di Homma, il brulichio delle strade è sostituito dalla lentezza del rituale: finalmente si può esplorare ogni dettaglio.

L’interesse di Homma per l’architettura è evidente in una ulteriore selezione di immagini realizzate nel corso degli anni a edifici di grandi autori in tutto il mondo. Ci sono Alvar Aalto, Pierre Jeanneret, Le Corbusier, Oscar Niemeyer. Le fotografie di Homma rifuggono qualsiasi tecnicismo. Anziché omologarsi ai più riconoscibili codici di genere, fatti di rette perfettamente ortogonali, luci diffuse ed esclusione di qualsiasi distrazione, il fotografo giapponese riprende ogni genere di costruzione come se fosse qualsiasi altra cosa. Le architetture sono incluse in maniera perfettamente democratica nel flusso della sua opera e della sua visione. Con uno speciale interesse per le finestre, intese qui come elementari dispositivi per guardare: dentro, dando luce alle stanze, così come fuori, aprendosi sull’esterno.

La natura si inserisce nel percorso della mostra attraverso una selezione di tre serie. Le onde sono un soggetto privilegiato del lavoro di Homma fino dal 2003, quando dedica un’intera pubblicazione, New Waves, esclusivamente a questo fenomeno. Il rigore scientifico si mescola a una sensibilità impressionista. Qui si tratta però di una sequenza di onde riprese ogni anno dopo lo tsunami del 2011 e il conseguente incidente nucleare. La bellezza del mare si ammanta di una misteriosa oscurità. La potenza della natura si mescola a quella dei prodotti dell’ingegno umano. Allo stesso modo, i funghi della serie Mushrooms from the Forest (2011) sono stati fotografati esclusivamente nei boschi intorno alla centrale di Fukushima. Si tratta dunque di veri e propri ritratti di sopravvissuti, apparentemente candidi e incontaminati, eppure intrisi di veleni letali. Trails, del 2009, accosta ancora uomo e natura attraverso un inesorabile cortocircuito di bellezza e violenza: sono fotografie delle tracce lasciate sulla neve dai cervi feriti o uccisi dai cacciatori. Lungo un gelido viaggio tra rocce, ruscelli e alberi isolati, Homma usa il terreno come un foglio bianco e il sangue come inchiostro.

Al di là del soggetto specifico di ogni singolo progetto, la riflessione metalinguistica attraversa l’intera produzione di Takashi Homma, costituendone un immancabile motivo conduttore. Trails, in questo senso, è innanzitutto un’operazione di scrittura. Le onde sono un esempio perfetto di differenza nella ripetizione, fenomeno molto caro a chiunque si occupi di fotografia. Specchi (di Narciso) e finestre (delle architetture) sono poi tra le metafore più comuni e significative per riferirsi a questo mezzo. Nelle fotografie di Homma trova posto tutto questo. Sono immagini duplici: come un paio di occhiali con le lenti argentate, servono per guardare meglio, ma anche per riflettere.

L’ARTISTA IN MOSTRA:
TAKASHI HOMMA
Tokyo, 1962, vive e lavora a Tokyo.
Takashi Homma è un fotografo giapponese tra i più noti e celebrati. Dopo aver lavorato a Londra come fotografo commerciale per alcune importanti riviste internazionali, a partire dagli Novanta si concentra sempre più sull’analisi territoriale, eseguita prima in Giappone e poi in tutti il mondo, e sull'analisi dello stesso linguaggio fotografico che utilizza.
Protagonista di una grande mostra retrospettiva presso il 21st Century Museum di Kanazawa e la Tokyo City Opera Art Gallery. Nel 2014 inizia il progetto The Narcissistic City, pubblicato nell'aprile 2016 dall'editore inglese Mack Books e focalizzato sull'analisi degli edifici più rappresentativi e iconici di numerose città. La mostra in Viasaterna La città narcisista. Milano e altre storie è la sua prima personale in Italia e presenta in esclusiva una nuova serie di opere dedicate alla città di Milano e realizzate nel gennaio 2017.

Takashi Homma - Portrait

FANTOM
Collettivo nato tra Milano e New York nel 2009 con la pubblicazione di un trimestrale di fotografia e una serie di libri distribuiti in oltre 20 paesi, nel 2012 ha sospeso la pubblicazione della rivista per proseguire l'investigazione degli "usi e abusi della fotografia" con mostre e progetti. Tra questi, le personali di Raed Yassin, Mario Milizia, Ruth van Beek e Taisuke Koyama a Milano e Modena; i Rencontres Internationales de la Photo de Fès (Marocco, 2014); le commissioni a Batia Suter e Maurizio Anzeri per MiArt 2014 e 2015. Fantom ha affiancato Viasaterna dalla sua concezione e ne ha curato tutte le mostre. Il collettivo oggi è composto da Selva Barni, Massimo Torrigiani, Francesco Zanot, Didier Falzone e Ilaria Speri.

IL TEAM DI FANTOM

Selva Barni
Ha fondato e dirige Fantom. Lavora come consulente editoriale e per la fotografia per aziende e case editrici, e insegna “Phoography Editing and Publishing” al Master in Photography and Visual Design della Nuova Accademia di Belle Arti (NABA) di Milano.

Massimo Torrigiani
Dal 2014 al 2016 ha guidato il comitato scientifico del PAC, Padiglione d’Arte Contemporanea di Milano, ed è ora membro del comitato curatoriale del Teatro dell’arte della Triennale di Milano e direttore artistico del nascente polo per l’arte contemporanea del Comune di Bari. È co-fondatore di Fantom e dell’agenzia creativa Boiler Corporation, con la quale lavora per aziende e istituzioni.

Francesco Zanot
Curatore di Camera - Centro Italiano per la Fotografia di Torino e critico, ha lavorato a mostre e pubblicazioni con alcuni dei maggiori fotografi italiani e internazionali. Ha curato libri monografici di artisti come Mark Cohen, Guido Guidi, Takashi Homma, Linda Fregni Nagler, Domingo Milella e Boris Mikhailov. Suoi saggi sono stati recentemente pubblicati su libri dedicati al lavoro di Ettore Sottsass, Luigi Ghirri e Antonio Rovaldi, ed è autore con Alec Soth del volume Ping Pong Conversations. Direttore del Master in Photography and Visual Design organizzato dalla NABA di Milano, è associato a Fantom dalla sua fondazione. Nel 2016 ha curato Give Me Yesterday la mostra inaugurale di Osservatorio, il nuovo spazio della Fondazione Prada dedicato alla fotografia.