Ripensare le collezioni: la scultura

Informazioni Evento

Luogo
CAMEC - CENTRO ARTE MODERNA E CONTEMPORANEA
Piazza Cesare Battisti 1, La Spezia, Italia
Date
Dal al

da martedì a domenica, 11.00 – 18.00; chiuso il lunedì

Vernissage
11/07/2014

ore 18

Artisti
Francois Morellet, Mirko Basaldella, Lucio Fontana, Fausto Melotti, Gino Bellani, Lynn Chadwyck, Jean Dubuffet, Ossip Zadkine, Augusto Magli
Curatori
Francesca Cattoi, Eleonora Acerbi
Generi
arte contemporanea, collettiva
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Proseguendo la presentazione delle opere delle collezioni civiche, il Piano Due viene occupato dalle sculture provenienti dai nuclei Cozzani e Battolini con inserimenti da recenti acquisizioni e il prestito di un’opera di Mirko Basaldella dalla raccolta della Cassa di Risparmio dalla Spezia.

Comunicato stampa

LA SCULTURA PROTAGONISTA DEL SECONDO CICLO ESPOSITIVO DEL CAMeC

La Spezia - CAMeC Centro Arte Moderna e Contemporanea presenta il secondo ciclo espositivo - che segue l’impostazione pensata da Francesca Cattoi, consulente artistico dal marzo 2013 - che prevede la declinazione di un linguaggio artistico per volta. Il prossimo percorso espositivo che coinvolge, per questo primo momento, il Piano Uno e il Piano Due, viene dedicato alla scultura che, dopo la stampa d’arte e la fotografia, mostra la complessità e vivacità delle collezioni del museo con alcuni inserimenti dalle collezioni civiche e private della Spezia.
In questo secondo momento di ripensamento dell’identità del CAMeC prosegue la collaborazione e lo scambio con enti e associazioni che si occupano del contemporaneo su vari livelli. Così, dopo il dialogo con il LAB43/Venezia e chiudendo il ciclo dedicato alla fotografia, al piano zero viene allestita una mostra con le opere della Fondazione Fotografia Modena, che annovera maestri del calibro di Diane Arbus e Lee Friedlander, Gabriele Basilico e Francesco Jodice, ma che tocca anche le ricerche artistiche in ambito fotografico dei paesi europei con Alexandra Croituru e Anastasia Khoroshilova, passando per l’India con Raghubir Singh, l’Africa con Guy Tillim e l’Asia con Ryuji Miyamoto. Inoltre si inizia la collaborazione con DATABASE, un progetto culturale ideato dall’associazione Ars Gratia Artis nel 2012 con una programmazione concepita ad hoc per rileggere il Museo Civico del Marmo e che dal 2013 coinvolge anche le sale espositive del Centro Arti Plastiche e le cave di marmo di Carrara. L’intenzione di DATABASE è favorire il dialogo tra l’arte contemporanea ed il patrimonio storico, artistico ed ambientale del territorio apuano, con una particolare attenzione al linguaggio del video, della fotografia e della scultura. Le due collezioni, una dinamica e attuale, e l’altra storica e museale, dialogano al Piano Due in un ideale continuità tra passato e presente.
Per completare il ciclo dedicato a questo linguaggio artistico, a metà ottobre (date e titolo ancora da definire) il Piano Zero ospita una personale di Fabrizio Prevedello, sculture di origini venete che da tempo risiede in un piccolo paese delle Alpi Apuane. Nel suo lavoro si unisce l’interesse per la montagna e lo sguardo attento alle strutture legate alla sua escavazione e al trattamento commerciale della pietra, strutture che caratterizzano la zona industriale tra Carrara e Massa.

Piano Due
Ripensare le collezioni: la scultura
a cura di Francesca Cattoi con Eleonora Acerbi
e la collaborazione di Silvia Benvenuti
11 luglio 2014 – 31 gennaio 2015

Proseguendo la presentazione delle opere delle collezioni civiche, il Piano Due viene occupato dalle sculture provenienti dai nuclei Cozzani e Battolini con inserimenti da recenti acquisizioni e il prestito di un’opera di Mirko Basaldella dalla raccolta della Cassa di Risparmio dalla Spezia. Questo prestito e l’inserimento di opere provenienti dalle collezioni pubbliche spezzine continua la volontà, già mostrata con il primo ciclo espositivo, di mescolare opere provenienti da più istituzioni per rafforzare il rapporto e la valorizzazione reciproca.
Il percorso espositivo sottolinea una delle caratteristiche principali della scultura: il dialogo costante con lo spazio. Le opere vengono presentate suddivise a nuclei che mettono in evidenza i materiali usati, dal bronzo al gesso, dal legno al ferro, dalla terracotta al marmo.
Artisti locali molto amati come Augusto Magli e Gino Bellani, si trovano esposti accanto a opere degli scultori di fama internazionale come Lynn Chadwick e Ossip Zadkine, mentre il nucleo più forte riguarda la scultura degli anni sessanta e settanta con, tra gli altri, Fausto Melotti e Lucio Fontana, Jean Dubuffet e François Morellet, Robert Morris e Richard Nonas.
Una sala a parte è riservata all’ Installazione con specchi, 1967, di Ketty La Rocca, spezzina di nascita e importante esponente della Poesia Visiva e della Body Art, di cui nella mostra “Leggere fotografie” era esposto il libro In principio erat, Centro Di, Firenze, 1971.
Il percorso espositivo è pensato riprendendo le suggestioni dei Salons di inizio Novecento insieme alle modalità museografiche tipiche dei musei archeologici, come il nuovo museo dell’Acropoli di Atene.

Project Room
CAMeC ospita DATABASE, Carrara
a cura di Francesca Cattoi e Federica Forti
con Eleonora Acerbi
e la collaborazione di Silvia Benvenuti
11 luglio 2014 – 31 gennaio 2015

Proseguendo la collaborazione con enti e associazioni che si occupano del contemporaneo, CAMeC inizia una partnership con DATABASE. Piattaforma culturale attiva su Carrara, a seguito di fruttuose residenze d’artista ha iniziato a formare una collezione di opere di giovani artisti italiani ed internazionali. Le opere vengono esposte insieme a quelle di autori affermati presenti nelle nostre collezioni, generando una dialogo necessario e stimolante con le sculture dei giovani artisti che si sono confrontati ed hanno riflettuto sulla storia e sul territorio di Carrara e dei suoi dintorni.
In mostra opere di Avelino Sala (Spagna), Robert Pettena (Italia), Andrew Rutt (Inghilterra) e Greta Alfaro (Spagna).

Piano Uno
Eliseo Mattiacci. Forme e materiali della scultura
a cura di Francesca Cattoi e Eliseo Mattiacci
in collaborazione con Cornelia Mattiacci
11 luglio 2014 – 31 gennaio 2015

“Le forme sono infinite, poche si possono fare”
Eliseo Mattiacci, 1996

L’opera di Eliseo Mattiacci (Cagli, 1940) attraversa i momenti più importanti della storia dell’arte nazionale e internazionale dagli anni Sessanta ad oggi. Presente alla mostra dal titolo "Arte Povera - Im spazio" curata a Genova da Germano Celant nel 1967, il suo percorso vede l'utilizzo e la sperimentazione di materiali differenti suggeriti di volta in volta dall'idea stessa dell'opera: dal ferro all’alluminio, dal piombo al vetro, dalla lana di vetro alle polveri naturali.
Il suo approccio privilegia l’utilizzo di elementi scelti talvolta così come provengono dalla lavorazione industriale, e le forme essenziali che ne derivano dialogano con quelle del suo disegno.
Nella mostra pensata per il CAMeC e concepita in accordo con l’artista, il suo lavoro viene presentato attraverso un percorso che, partendo dagli anni sessanta, arriva fino ai risultati più recenti. La selezione delle opere mette in evidenza il modus operandi dello scultore: l'esigenza di ottenere forme ed equilibri muovendosi tra idea e realizzazione, lo obbliga ad un controllo preciso delle forze visibili e invisibili che si instaurano tra un elemento e l'altro, come avviene con l'utilizzo di magneti permanenti e calamite. In ognuna delle quattro sale del Piano Uno sono raccolte opere che, impiegando lo stesso materiale, dal piombo al ferro, dal vetro all'alluminio, ne articolano le potenzialità e le contraddizioni. Mattiacci è da sempre interessato agli eventi astronomici, allo sguardo dell'uomo verso il cielo. Continuamente in dialogo con le forze celesti, una delle sale è dedicata ai suoi Capta spazio, 2002, mentre il tema del cosmo e della sua esplorazione rimbalza da una sala all'altra. Il visitatore viene però accolto con un'opera del 1970: Sentire il rumore del mare. Composta da una fotografia scattata da Claudio Abate sulla spiaggia di Ostia, l'opera è completata con un cavo che dalla fotografia arriva ad una cuffia dove si trovano due conchiglie. L'invito a sentire dentro le cuffie-conchiglie il rumore del mare, oltre ad essere un omaggio rivolto alla città della Spezia, porta all'interno dell'esperienza dell'arte i ricordi infantili e la fede senza riserve nella propria sensibilità e capacità di captare energie estranee alla razionalità del quotidiano. Un percorso che rende omaggio ad uno scultore che con determinazione, sincerità, energia ha costruito un corpus di opere vasto e significativo, dove equilibri precari mettono in evidenza, nella scultura, il margine di insicurezza e il pericolo di rottura.

Piano Zero
Destini/Storie/Vite. Fotografie dalla Collezione Fondazione Cassa di Risparmio di Modena
a cura di Francesca Cattoi e Filippo Maggia
11 luglio- 31 agosto 2014

La mostra, curata insieme a Filippo Maggia, direttore di Fondazione Fotografia Modena, si pone a corollario del progetto di collaborazione tra il CAMeC, la Fondazione modenese e la Fondazione Cassa di Risparmio della Spezia, grazie alla quale il prossimo anno due giovani artisti spezzini frequenteranno gratuitamente il Master sull’immagine contemporanea nel capoluogo emiliano.
La collaborazione con Fondazione Fotografia Modena, istituzione impegnata nella divulgazione e conservazione della fotografia, offre al pubblico spezzino un’importante occasione di ampliamento dell’offerta espositiva, che, con il primo ciclo di mostre dedicate alla fotografia, era concentrata, anche se non esclusivamente, su energie creative locali. Inoltre, si mette in atto un momento di confronto e dialogo con istituzioni rivolte alla promozione dei linguaggi del contemporaneo, nell’intento di inserire il CAMeC in una rete di luoghi significativi nell’ambito della ricerca e progettazione artistica.
Il percorso espositivo, allestito al Piano Zero, fa da raccordo tra il linguaggio artistico della fotografia, primo ciclo, e quello della scultura, secondo ciclo, che viene presentato al Piano Uno e al Piano Due.
Il tema affrontato, attraverso la presentazione di opere di fotografi acclamati e riconosciuti a livello internazionale, è l’esplorazione dei luoghi urbani e naturali che fanno da sfondo al racconto della vita quotidiana e/o straordinaria di protagonisti che si trovano quasi sempre in situazioni di equilibrio precario.
Un’occasione unica di vedere opere di fotografi provenienti da tutte le parti del mondo e di alto livello qualitativo, molti dei quali sono già diventati autori fondamentali nella storia dell’arte contemporanea, non solo della fotografia, come Diane Arbus, Garry Winogrand, Lee Friedlander, David Goldblatt, Gabriele Basilico, Guy Tillim e Daido Moriyama.