Quando il Pantheon aveva le orecchie

Informazioni Evento

Luogo
PASTIFICIO SAN LORENZO
Via Tiburtina 196, Roma, Italia
Date
Dal al
Vernissage
25/01/2012

ore 18.30

Artisti
Diego Mormorio, Ottavio Celestino, Ileana Florescu
Generi
fotografia, presentazione, collettiva
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Si tratta di un accostamento tra la Roma ottocentesca e quella di oggi. Alcune immagini provenienti dal volume “Roma Ottocento nelle fotografie dell’epoca” di Diego Mormorio, da poco edito da Newton Compton, vengono messe a confronto con le vedute degli stessi luoghi riprese nelle settimane scorse da Ileana Florescu e Ottavio Celestino.

Comunicato stampa

Dal novembre del 2010, il Ristorante Pastificio SanLorenzo, situato nell'ex pastificio Cerere, storico palazzo d'arte e sede di molti studi d'artisti e di spazi espositivi, ha ceduto una delle sue pareti alla fotografia, ospitando mostre scelte da Ottavio Celestino, Ileana Florescu e Diego Mormorio. L’idea è nata a tavola durante una conversazione fra tre amici ed è destinata ad un pubblico che stando a tavola dà cibo anche alla mente.

Ora, a distanza di poco più di un anno, arriva al suo quarto appuntamento, omaggio alla bellezza intramontabile di Roma. Si intitola QUANDO IL PANTHEON AVEVA LE ORECCHIE, vale a dire quando sul più grande capolavoro dell’architettura romana c’erano ancora i campanili berniniani, detti “orecchie d’asino”, che furono abbattuti alla fine dell’Ottocento.

Si tratta di un accostamento tra la Roma ottocentesca e quella di oggi.
Alcune immagini provenienti dal volume “Roma Ottocento nelle fotografie dell’epoca” di Diego Mormorio, da poco edito da Newton Compton, vengono messe a confronto con le vedute degli stessi luoghi riprese nelle settimane scorse da Ileana Florescu e Ottavio Celestino.

Più che il mutamento, i curatori hanno voluto sottolineare la persistenza. Insieme alle grandi trasformazioni che Roma ha infatti subito in questi ultimi cento anni di storia, resta evidente e ammaliante la sua bellezza. Le immagini generano una felice commistione di antico e moderno e suscitano nel visitatore la sensazione di vivere (nonostante gli assilli quotidiani) dentro una fortuna che non ha tramonto.