Metamorfosi – Lasciate che tutto vi accada

Informazioni Evento

Luogo
CASTELLO DI RIVOLI - MUSEO D'ARTE CONTEMPORANEA
Piazza Mafalda Di Savoia , Rivoli, Italia
Date
Dal al

martedì – giovedì 10.00 – 17.00

venerdi – sabato – domenica 10.00 – 19.00

chiuso lunedì, 1˚ gennaio e 25 dicembre

24 dicembre, 31 dicembre 10.00 – 17.00

Lunedì di Pasqua, 1° maggio 10.00 – 19.00

Vernissage
05/03/2018

ore 19

Biglietti

Intero € 8,50 – Borsa Ridotto € 6,50 – Borsa

Artisti
Reto Pulfer, Åbäke, Mathilde Rosier, Nicanor Aráoz, Ingela Ihrman, Eduardo Navarro, Ania Soliman, Lin May Saaed, Simon Battisti, Leah Whitman-Salkin, Alexa Karolinski, Ingo Niermann
Curatori
Chus Martinez
Generi
arte contemporanea, collettiva
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Allestita nella Manica Lunga del Castello di Rivoli, la mostra Metamorfosi – Lasciate che tutto vi accada, a cura di Chus Martínez, esplora l’esperienza della metamorfosi nell’arte attraverso le opere di alcuni fra i più promettenti artisti internazionali.

Comunicato stampa

E se potessimo essere un fiore?

Allestita nella Manica Lunga del Castello di Rivoli, la mostra Metamorfosi – Lasciate che tutto vi accada, a cura di Chus Martínez, esplora l’esperienza della metamorfosi nell’arte attraverso le opere di alcuni fra i più promettenti artisti internazionali.
Pensate espressamente per il Museo, le opere di Nicanor Aráoz (Buenos Aires, 1980), Ingela Ihrman (Strängnäs, Svezia, 1985), Eduardo Navarro (Buenos Aires, 1979), Reto Pulfer (Berna, 1981), Mathilde Rosier (Parigi, 1973), Lin May Saaed (Würzburg, Germania, 1973) e Ania Soliman (Varsavia, 1970) ricercano nell’esperienza metamorfica l’intero ventaglio del sentire, quella sottile percezione dell’indeterminato cha ha come sfondo l’enigma.

Ai sette progetti inediti si affiancano le opere I Have Left You The Mountain – a cura di Simon Battisti, Leah Whitman-Salkin e Åbäke, già esposto nel Padiglione Albania della Biennale di Architettura di Venezia del 2016 – e il video Army of Love di Alexa Karolinski e Ingo Niermann commissionato dalla IX Biennale di Berlino nel 2016.
Le opere degli artisti fatte di installazioni, sculture, azioni performative, dipinti e video invitano l’osservatore alla percezione di ciò che va al di là della parola umana e può esprimersi solo nella natura, nella sua tensione metamorfica che è principio del vivente, in quell’idioletto segreto che solo la creazione artistica può condividere. Metamorfosi che non è semplice cambiamento ma è passaggio, allontanamento da sé, movimento che coincide con il respiro della natura, che con la sua presenza intramata di suoni rinvia al transitorio e a cui l’arte può dare voce.
Per l’arte di oggi è importante distinguere la vecchia idea “moderna”, otto-novecentesca, di “cambiamento” dalla nozione contemporanea di “trasformazione”. “Questa trasformazione - afferma Carolyn Christov-Bakargiev, direttore del Castello di Rivoli - è basata sulla metabolizzazione: i lavori in mostra indagano in che modo siamo vitali e come creiamo noi stessi come forme dionisiache in movimento, superando ogni fissità inerte”.

Come sostiene la curatrice della mostra, “Metamorfosi rappresenta l’esercizio del pensare la vita con l’immaginazione e soprattutto senza gerarchie e vincoli. Gli artisti hanno cercato di restituire con il loro gesto libero, svincolato da stili o generi la segreta tessitura della natura, quelle tracce sottili che liberano il pensiero, lo invitano allo sconfinamento, all’aperto. Disegni, fiori, un’armata d’amore, una nuvola di tessuti magici, canzoni, voci, pane come perline, danzatori a testa in giù sulle tele, bassorilievi babilonesi in poliestere… Lavori che si sottraggono ai vincoli della forma, del margine, ma vogliono andare oltre la soglia. Metamorfosi mostra l’esposizione all’imprevedibile che è materia della vita stessa, della sua inesplicabile bellezza, della sua enigmatica energia che si rivela in una goccia di pioggia che bagna la foglia di un antico albero fossile”.

Ad accompagnare la rassegna, il Castello di Rivoli pubblica un catalogo bilingue (inglese e italiano) che raccoglie saggi del curatore e immagini selezionate dagli artisti che invitano a una riflessione creativa sul tema della mostra.

In occasione di Metamorfosi – Lasciate che tutto vi accada, nelle sale auliche al primo piano del Museo sarà presentata la mostra Giorgio de Chirico. Capolavori dalla Collezione di Francesco Federico Cerruti a cura di Carolyn Christov-Bakargiev e Marcella Beccaria (fino al 27 maggio 2018).

Biografie artisti

Nicanor Aráoz (Buenos Aires, 1980) vive e lavora a Buenos Aires.
Aráoz produce oggetti, installazioni e sculture utilizzando come riferimento il fumetto, l’immaginario di internet e le mitologie romantiche tratte dall’arte gotica. Nelle sue opere, i metodi di matrice surrealista – come il montaggio di elementi dissimili e onirici – danno vita a opere dalle forme deliranti, che simili a incubi sembrano fondere le pulsioni del piacere e del dolore. Tra le sue mostre personali compaiono Glótica presso la galleria Barro Arte Contemporáneo (2015) e Librada alla Galería Alberto Sendrós, entrambe a Buenos Aires (2013). Tra le principali mostre collettive in cui ha preso parte vi sono L.E.A al Faena Arts Center (2012), Muestra Expansiva I “Reseteo, Dharma” al Centro Cultural San Martín (2012).

Ingela Ihrman (Strängnäs, Svezia, 1985) vive e lavora a Malmö.
La pratica di Ihrman spazia dalla performance, all’installazione, alla scrittura. Costumi e messe in scena sono elementi ricorrenti nelle sue presentazioni in cui le creature sono colte in momenti vitali come nascere o fiorire. Il suo lavoro è caratterizzato da tecniche artigianali manuali e prende in prestito elementi del teatro amatoriale attingendo però anche alla scienza. Tra le recenti mostre svedesi Future Flourish al Tensta Konsthall di Stoccolma (2016) e Tropikerna i Gnesta all’Art Lab di Gnesta (2013). Ha partecipato all’undicesima edizione della Biennale di Gwangju (Corea del Sud), intitolata The Eight Climate (What Does Art Do?) (2016) e alla settima edizione del Survival K(n)it, un festival che si tiene presso il Latvian Centre for Contemporary Art di Riga (2015).

Eduardo Navarro (Buenos Aires, 1979) vive e lavora a Buenos Aires.
Le opere di Navarro comprendono azioni fisiche, congegni personalizzati, installazioni e sculture. Esse richiedono un certo dispiego di tempo e hanno un notevole impatto sullo spettatore in quanto implicano l’incontro diretto tra uomo e natura. Il suo approccio comprende uno studio empirico degli organismi che decide di includere nei suoi lavori e integra la sua esperienza di conoscenza con il confronto diretto con diversi specialisti e studiosi. Navarro ha esposto i suoi lavori nella personale OCTOPIA al Museo Tamayo di Città del Messico (2016) e We who spin around you presso l’High Line Art di New York (2016). Ha partecipato alla mostra collettiva intitolata La Era Metabolica, curata da Chus Martínez, presso il Malba, Museo de Arte Latinoamericano di Buenos Aires (2015).

Reto Pulfer (Berna, Svizzera, 1981) vive e lavora a Berlino.
La sua opera indaga il cambiamento in tutte le sue espressioni. A partire dall’ambivalente nozione di “stato”, che racchiude al contempo il movimento e la stasi, Pulfer non solo mette in discussione i confini dei segni linguistici e il loro significato, ma riflette anche il modo in cui le sue opere sono percepite, in quanto generano e sviluppano situazioni impermanenti e instabili. Ha tenuto personali tra cui Capsicum Ofifusiani all’Hollybush Gardens di Londra (2017) e preso parte al Fórum Eugénio de Almeida a Évora in Portogallo (2016). È coinvolto nelle collettive Ursus Olfaciens al Bärenzwinger di Berlino (2017), Transhumance al Centre international d’art et du paysage, Île di Vassivière in Francia (2017) e in occasione di Manifesta 11 (2016) a Zurigo, all’interno del Manifesta Performance Program Cabaret der Künstler – Zunfthaus Voltaire.

Mathilde Rosier (Parigi, 1973) vive e lavora in Borgogna.
Nei film, nelle performance, nelle installazioni e nei dipinti di Rosier, la danza e la musica hanno un ruolo fondamentale. Dopo aver dedicato gran parte della sua pratica artistica all’indagine su una possibile fusione tra regno animale ed essere umano, la sua ricerca più recente si è focalizzata sulla figura umana, soprattutto sulla rappresentazione del movimento. Tra le sue ultime mostre personali: In Revolution. Resolution of Some Hierarchic Orders, curata da Chus Martínez, presso il Der Tank Institut Kunst di Basilea (2016). Ha preso parte alla collettiva Inge Mahn - Ketty La Rocca - Mathilde Rosier - Natalie Czech presso la galleria Karin Guenther di Amburgo (2017) e alla quinta edizione del festival Volcano Extravaganza del Fiorucci Art Trust (2015).

Lin May Saeed (Würzburg, Germania, 1973) vive e lavora a Berlino e Düsseldorf.
La produzione di Saeed comprende sculture, disegni e testi. Il tema centrale della sua ricerca è il rapporto tra l’essere umano e gli animali nella storia del pianeta dal passato a oggi, a varie epoche storiche, dalle narrazioni preistoriche, al modernismo, al primitivismo. Ha esposto i suoi lavori in una mostra personale intitolata Djamil presso lo spazio Lulu a Città del Messico (2017) e nella galleria Nicolas Krupp di Basilea (2016). Ha partecipato ad alcune importanti manifestazioni collettive come la nona edizione del festival KölnSkulptur, intitolata La Fin de Babylone, curata da Chus Martínez, a Colonia e l’ultima edizione della Biennale di Berlino, The Present in Drag, (2016).

Ania Soliman (Varsavia, 1970) vive e lavora a Parigi e New York.
Soliman è un’artista interdisciplinare la cui opera è caratterizzata da un ricco background multiculturale. La sua pratica artistica si basa sulla ricerca e lavora con diversi tipi di disegno (il tracciato, il design, il diagramma, il segno espressivo), video, testi e installazioni. Il suo progetto più recente ha coinvolto oggetti trovati nelle collezioni di antropologia, e la struttura della collezione stessa era il tema dell’indagine. Ha esposto alla Whitney Biennial al Whitney Museum di New York (2010). Ha presentato personali tra cui Semiwild. Or limited desire al Museum der Kulturen di Basilea (2014), Explaining Dance to a Machine presso la Galerie Sfeir-Semler di Amburgo (2017). Ha preso parte alle mostre collettive 1000m2 of desire al Centre de Cultura Contemporània di Barcellona (2016) e Art-Music-Dance al Museum of Contemporary Art di Anversa (2016).

Alexa Karolinski (Berlino, 1984) vive e lavora a Los Angeles.
È una regista tedesco-canadese. Spazia dal mondo dell’arte a quello del cinema e dei video commerciali. I suoi lavori video sono stati esposti in diverse occasioni come il Berlin Festival, ma anche in istituzioni artistiche come il Museum of Art and Design di New York o il MoMA-PS1 in occasione della manifestazione Greater New York nel 2016. Collabora con istituzioni artistiche come il MOCA di Los Angeles.

Ingo Niermann (Bielefeld, Germania, 1969) vive e lavora a Basilea.
È uno scrittore e curatore editoriale alla Sternberg Press della serie di libri di speculazione Solution. Il suo racconto di debutto Der Effekt è stato pubblicato nel 2001. Basandosi sul suo scritto Solution 257: Complete Love (2016), Niermann ha iniziato Army of Love. Il suo libro più recente, co-editato con Joshua Simon è Solution 275-294: Communists Anonymous (2017).

I HAVE LEFT YOU THE MOUNTAIN è un progetto sonoro di ascolto collettivo dedicato all’idea di transizione e migrazione a cura di Simon Battisti, Leah Whitman-Salkin e Åbäke, presentato per la prima volta in occasione della 15a Mostra Internazionale di Architettura de La Biennale di Venezia, (2016), per il Padiglione Albania.
I Have Left You The Mountain è composta da dieci testi scritti da diversi pensatori contemporanei sull’architettura di rimozione e accompagnati da musica e canzoni interpretate dagli ultimi gruppi esistenti di iso-polifonia albanese, una forma d’arte protetta dall’UNESCO come “patrimonio culturale intangibile”. I contributi sono di Etel Adnan, Mourid Barghouti, Michel Butor, Claire Fontaine, Yona Friedman, Anri Sala, Micheal Taussig, Yanis Varoufakis e Finn Williams.