In Their Eyes…

Informazioni Evento

Luogo
KUNSTHALLE EUROCENTER
Zona industriale 1/5, Lana, Lana , Italia
Date
Dal al

visitabile tutti i giorni dalle 17.00 alle 20.00

Vernissage
10/09/2016

ore 19,30

Artisti
Stefano Cagol, Michael Fliri, Nemanja Cvijanovic, Igor Eskinja, Slaven Tolj, Hannes Egger, Zdena Kolecková, Michaela Thelenová, Miroslav Hašek, Richard Loskot
Curatori
Camilla Martinelli, Michal Koleček
Generi
arte contemporanea, collettiva
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La mostra riflette sulle peculiarità emerse nel corso della storia dalla coesistenza di due o più gruppi etnici nelle zone di confine, in aree territoriali contese che hanno subito diverse dominazioni a seguito di avvenimenti storici e orientamenti politici strategici: Trentino-Alto Adige (I), Sudetenland (CZ) e Istria (CRO).

Comunicato stampa

Sabato 10 settembre alle 19.30 inaugura alla Kunsthalle Eurocenter Lana la mostra collettiva "In Their Eyes..." un progetto internazionale che vedrà esposte fino al 25 settembre le opere degli artisti Stefano Cagol, Nemanja Cvijanović, Hannes Egger, Igor Eškinja, Michael Fliri, Miroslav Hašek, Zdena Kolečková, Richard Loskot, Michaela Thelenová, Slaven Tolj. La mostra, a cura di Michal Koleček docente presso l'università di Usti nad Labem e Camilla Martinelli, parte del direttivo della Kunsthalle Eurocenter, nasce da una collaborazione della Kunsthalle Eurocenter e del centro culturale Werkbank Lana con la House of Arts e la Facoltà di Arte e Design dell'Università di Usti nad Labem, città della Repubblica Ceca vicina al confine con la Germania e con il Museo di arte moderna e contemporanea della città di Fiume, in Croazia.
La mostra riflette sulle peculiarità emerse nel corso della storia dalla coesistenza di due o più gruppi etnici nelle zone di confine, in aree territoriali contese che hanno subito diverse dominazioni a seguito di avvenimenti storici e orientamenti politici strategici: Trentino-Alto Adige (I), Sudetenland (CZ) e Istria (CRO).
Le opere dei dieci artisti interpretano i sentimenti, il background culturale e la memoria storica delle comunità minoritarie alle quali appartengono, proponendo delle visioni svincolate da intenti documentaristici e orientate alla pratica artistica contemporanea più internazionale. L'esposizione pone in rilievo come i gruppi etnici che hanno convissuto in questi territori di confine abbiano tratto mutuo arricchimento dalla convivenza, ma vissuto altresì momenti di tensione connessi alle politiche di nazionalizzazione. A proposito del confine geometrico, inteso come linea che separa i territori, il noto geografo Franco Farinelli rileva che il problema a questa soluzione è che il confine, la linea geometrica, traccia, separa, portatori della stessa cultura. Le realtà territoriali di Alto Adige, Sudetenland e Istria, hanno fatto parte tutte e tre per un periodo più o meno lungo dell'impero austro-ungarico, sono luoghi dove comunità etniche e linguistiche differenti hanno convissuto o continuano tuttora a convivere serbando il ricordo di momenti difficili, contrasti e imposizioni che hanno reso possibile la nascita di reali ingiustizie e frustrazioni. Il riferimento esplicito va alla convivenza di cechi e tedeschi nel Sudetenland, croati e italiani in Istria, austriaci e italiani in Trentino-Alto Adige.
Dalle opere in mostra emergono riferimenti poetici e riflessioni controverse, nascono domande e dubbi antropologici suscitati da elementi molto diversi tra loro, che consistono soprattutto in installazioni, sculture, fotografie e video. La varietà dei medium impiegati, esplicita una ricerca vivace e incline al confronto, alla sperimentazione, caratteristica che accomuna la poetica di ognuno di questi artisti.
Il lavoro di Stefano Cagol è una ricerca volta al confronto con luoghi lontani in cui l'esplorazione del paesaggio si fa espediente per ripensare il concetto di appartenenza geografica e confine inteso nella sua accezione soprattutto mentale. Una grande immagine richiama il progetto di arte pubblica attraverso il quale l'artista trentino ha segnato con la luce i confini geografici a sud e nord dell'Europa. L'installazione dell'altoatesino Hannes Egger invita i visitatori a partecipare a una messa in scena che li rende parte attiva dell'opera d'arte. Al centro del lavoro pensato appositamente per la mostra, vi è la condivisione della memoria storica personale. La serie di sculture di Michael Fliri "Where I end and the world begins", indaga lo spazio tra fisionomia originaria e volto presente, recuperando una dimensione dell'essere misteriosa e lontana ma compendendo allo stesso tempo una maschera che ricalca quella utilizzata dall'artista durante la tradizionale giornata di S. Nicolaus ai tempi dell'infanzia trascorsa in Alto Adige.
Le visioni dei Monti Metalliferi, catena montuosa che separa la regione storico-geografica della Sassonia da quella della Boemia, realizzate da Michaela Thelenová, rientrano in un progetto fotografico legato al rapporto con la persona che ha precedente abitato nella casa in cui vive l'artista ceca, un uomo deportato con la famiglia in Germania nel secondo dopoguerra.
L'installazione di Miroslav Hasek è il risultato di una ricerca che egli definisce di "archeologia personale", coinvolge degli oggetti appartenuti alla nonna, un set di bicchieri dalla storia misteriosa e chiamati comunemente "after the Germans". L'installazione site-specific di Zdena Koleckova si basa invece sulla ricerca di documenti che riguardano tre personaggi storici connessi alle tre aree geografiche: Gabriele D'Annunzio per Fiume, Mussolini per l'Alto Adige e Edward Benes, il presidente ceco ricordato anche per aver ordinato l'espulsione dei tedeschi. La pratica artistica sperimentale e tecnologica di Richard Loskot, mette in scena dei piccoli robot che roteano sul pavimento segnando delle porzioni di spazio e recitando nel contempo dei monologhi in ceco e tedesco: un allegoria postmoderna dell'opposizione socio-politica che ha caratterizzato la storia del Sudetenland.
Il video dell'artista croato Nemanja Cvijanovic mostra un atto collettivo di restauro che riguarda la conservazione di una frase scritta negli anni Cinquanta su un muro della sua città, Fiume: "W il potere popolare". Un'espressione insolita e insolitamente italiana, un gesto che invita a riflettere sul senso, il valore e la riabilitazione di questa affermazione. Con la grande fotografia "Somewhere in East Europe" Igor Eškinja propone una visione minimalista in cui l'atmosfera sospesa viene rafforzata da una scritta che campeggia di fronte a un tavolo, suggerendo in poche lettere un territorio, un mondo "altro". L'installazione di Slaven Tolj riflette sulla trasformazione significante dei segni attraverso l'arte riferendosi alla storia più attuale, mostra il politico radicale Vojislav Seselj mentre brucia una bandiera croata ma anche un gruppo di giovani nazionalisti croati intenti a fare la stessa cosa con una bandiera serba.

La mostra alla Kunsthalle Eurocenter, sita in via Industriale 1/5 a Lana, presso il secondo piano del complesso Eurocenter, rimane aperta al pubblico dal 10 al 25 Settembre, tutti i giorni dalle 17.00 alle 20.00. Dopo l'esposizione in Alto Adige, la mostra si farà itinerante e sarà ospitata tra ottobre e dicembre alla House of Arts di Usti nad Labem e nel 2017 presso il Museo di arte moderna e contemporanea di Fiume. In occasione del progetto sarà realizzata un'ampia pubblicazione accompagnata da testi critici di natura storica, filosofica, politica e di teoria dell'arte.

Programma collaterale

Il programma collaterale della mostra a Lana prevede una visita guidata gratuita in lingua italiana che si terrà mercoledì 21 settembre alle ore 19.00 in compagnia della curatrice Camilla Martinelli. Venerdì 23 settembre alle ore 20.00 presso la biblioteca di Lana (Kultur.Lana, Piazza Hofmann 2), avrà luogo la proiezione del film in lingua tedesca „Grenzgänge – Eine Sudetendeutsche Spurensuche“, realizzato dal regista altoatesino Martin Hanni. Il film racconta la storia della giornalista Wolftraud de Concini Schreiber, nata in Boemia, cresciuta in Germania e residente da molti anni in Alto Adige. L'area dell'odierna Repubblica Ceca che ha dato i natali alla giornalista, è stata abitata da molti cechi di madrelingua tedesca espulsi nel secondo dopoguerra, tra i quali anche la sua famiglia. Nel 2015 la giornalista ha voluto tornare sulle tracce della propria storia personale e ha fatto ritorno a Pilsen. Il film documentario accompagna Wolftraud de Concini Schreiber in un viaggio alla scoperta delle sue origini. La giornalista e il regista del film saranno presenti e introdurranno la serata, l'entrata è gratuita.