il Corpo Vissuto

Informazioni Evento

Luogo
STUDIO LAB
Via Vittorio Emanuele, 50 , Capri, Italia
Date
Dal al
Vernissage
07/06/2014

ore 19

Contatti
Email: whiteroom@liquidartsystem.com
Artisti
Paolo Grassino, Domenico Borrelli, Francesco Sena
Generi
arte contemporanea, collettiva
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Liquid art system, progetto fondato da Franco Senesi con gallerie a Capri e Positano, in collaborazione con l’IGAV-Istituto Garuzzo per le Arti Visive di Torino, inaugura la mostra Il corpo vissuto. Domenico Borrelli, Paolo Grassino, Francesco Sena.

Comunicato stampa

Liquid art system, progetto fondato da Franco Senesi con gallerie a Capri e Positano, in collaborazione con l’IGAV-Istituto Garuzzo per le Arti Visive di Torino, inaugura la mostra Il corpo vissuto. Domenico Borrelli, Paolo Grassino, Francesco Sena. La mostra, il cui titolo riprende un’espressione cara a Maurice Merleau-Pounty, analizza, ispirandosi proprio alle riflessioni del filosofo francese sull’argomento, alcuni aspetti fenomenologici del corpo e le sue derive fisiche e concettuali, morfologiche e filosofiche. Attraverso l’utilizzo di differenti linguaggi, tecniche e materiali, i tre artisti attivi a Torino, mettono in scena un “teatro del corpo” che si interroga sui concetti di esistenza, di divenire, di degenerazione dell’essere umano.

Domenico Borrelli analizza l’interiorità del corpo umano e le sue proprietà attraverso un processo di modellazione che codifica, decodifica e ricodifica l’essenza del corpo umano. Attraverso una rappresentazione del corpo nelle sue forme essenziali, l’artista torinese costruisce una riflessione teorica sui rapporti d’identità, d’interiorità e di memoria. La macchina umana non è rappresentata dai suoi confini certi e tradizionali, ma viene attraversata, “smontata” e indagata nella sua “inapparenza”. I corpi ritratti dall’artista - come quelli qui presentati in due bassorilievi - si presentano in una condizione di continua metamorfosi: figure ibride in cui s’intrecciano parti di anatomie, organi e strutture del corpo umano, da cui emerge la messa in discussione e una profonda analisi del “dramma” della funzione organica.

Le opere di Paolo Grassino sono un vero e proprio racconto: tessono la trama degli eventi, dell’intreccio apparentemente incomprensibile tra gli esseri e ciò che producono, creando immagini visibili di quella regione dei contrari e delle differenze, che ci presenta il mondo nella sua ultima verità. In mostra una figura umana realizzata con tubi flessibili per cavi elettrici. L’opera, come molte dell’artista, gioca sui territori di confine che attraversano il tempo presente, sulle fragili presenze liminali, sulla soglia tra realtà e impossibilità, sugli enigmi, suggestivi e affascinanti, sempre in bilico su altre realtà e altri mondi (dove finisce l’oggetto e dove esso denota una figura?). L’”impossibile possibilità” sembra essere l’ossimoro che l’artista utilizza per riflettere e analizzare il suo tempo, per rendere visibile ciò che la sua mente, i suoi occhi catturano, i segni e le tracce che popolano l’universo che ogni giorno lo circonda. Un universo fatto di corpi “senza organi” (A. Artaud) che diventano il légein heiddeggeriano della condizione esistenziale dell’essere umano, “gusci” di vita, di storie e di memorie passate, presenti e future.

Francesco Sena ci presenta un universo popolato da “oscure esistenze” (G. Simmel), una atmosfera in cui entrano e campeggiano figure incerte che assumono una posizione confusa, non chiaramente delineata e proprio per questo motivo capaci di suscitare emozioni e sentimenti spesso contrastanti. Esistenze precarie che vivono nei suoi paesaggi desolati, lunari, che animano spazi sospesi e insicuri. Sena realizza in cera i suoi corpi scultorei incerti, senza fisionomia, corpi che fuoriusciti da galassie lontane diventano fantasmi. Giocando sullo sconfinamento dell’immagine sulla quinta di Lunare (opera a parete) l’artista ci presenta questa forma spettrale, vestita di “mille rivoli”, per raccontarci di possibili storie, di una nuova “durata” dell’esistenza umana che si scioglie in lacrime, in mille ruscelli bianchi, metafora di infinite vite possibili che rappresentano lo stato di precarietà e di caducità dell’esistenza umana.