Hotspot

Informazioni Evento

Luogo
DIMORA OZ
Palazzo Sambuca - via Francesco Riso 9 palermo, Palermo, Italia
Date
Dal al

Opening 15 Ottobre: 10h-13h/16h-20h ingresso libero
Durata 17/29 Ottobre: 11h-13h/16h-18h/lunedì-venerdì visita su appuntamento

Vernissage
15/10/2016

ore 10

Curatori
Giusi Diana
Generi
arte contemporanea, serata - evento
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Dopo ORIGINI e UNICORN, Dimora OZ apre il suo terzo laboratorio annuale: HOTSPOT, a cura di Dimora OZ, – Special Project: Troposphere a cura di Giusi Diana.

Comunicato stampa

H O T S P O T
Regione ad alto grado di biodiversità e messa in pericolo dall’essere umano
Luogo in cui è presente una connessione internet aperta al pubblico
Centro di identificazione e detenzione dei migranti
Porzione di DNA dove vi è la possibilità di maggiore mutazione
Anomala risalita del magma verso la superficie

Dopo ORIGINI e UNICORN, Dimora OZ apre il suo terzo laboratorio annuale: HOTSPOT. Il termine hotspot è variabile, comprende diverse declinazioni geopolitiche, ecologiche, geografiche e biologiche. Qual è il grado di sostenibilità di una civiltà, quali sono i suoi segnali di collasso? Gli esseri viventi migrano e con essi si determinano gli ecosistemi e le civiltà, mutano i connotati biologici e culturali, all’interno di un concetto di rete (spesso digitale) che sposta la capacità di attenzione e presenza come non era mai accaduto nella storia. Risaliamo dalle viscere, inarrestabili, mutevoli e connessi. Siamo tutti sulla stessa barca, tutti nello stesso mare, siamo detenuti, identificati, diversi, fragili, siamo esseri umani: hotspot.

Special Project: Troposphere, Barbara Cammarata + Analogique. A cura di Giusi Diana.

Artisti: Andrea Kantos, Andrea Mineo, Daniele Di Luca, Fabio R. Lattuca, Gandolfo Gabriele David, Libera A. Aiello, Sergio Barbàra, Mr. Richichi, Patrycja Stefanek. A cura di Dimora OZ.

Dimora OZ è un laboratorio di arti visive, performative e multimediali, uno spazio transdisciplinare animato da numerosi artisti residenti a Palermo. Dimora OZ è un’art factory che affronta tematiche contemporanee, creando produzioni, eventi, workshop, con una particolare attenzione alle dinamiche relazionali. Dimora OZ è un progetto di placemaking culturale nato all’interno di Palazzo Barlotta Principi di San Giuseppe, grazie al supporto di Roberto Bilotti Ruggi d’Aragona, mecenate e operatore culturale attivo attraverso molteplici iniziative italiane a sostegno degli artisti.

HOTSPOT - Dimora OZ, Via Sant’Agostino 31, Palermo
Opening 15 Ottobre: 10h-13h/16h-20h ingresso libero
Durata 17/29 Ottobre: 11h-13h/16h-18h/lunedì-venerdì visita su appuntamento
[email protected] / www.dimoraoz.it
tel: 3408966376 / 3470548128

Special Project a cura di Giusi Diana
Analogique + Barbara Cammarata - Troposphere, 2016, installazione vivente, gonfiabile, libro d'artista, video, dimensioni ambientali, 2016
Nella seconda edizione dell' Introduction à la lecture de Hegel a cura di Raymond Queneau, il filosofo francese Alexandre Kojève, autore del leggendario seminario sulla Fenomenologia dello Spirito di Hegel tenuto all' École Pratique des Hautes Études di Parigi dal 1933 al 1939, ferma in un'immagine di rara suggestione il ritorno dell'uomo all'animalità, collegandola all'arte e all'architettura: […] Occorrerebbe ammettere, dunque, che, dopo la fine della Storia, gli uomini costruiranno i loro edifici e le loro opere d'arte come gli uccelli costruiscono i loro nidi e i ragni tessono le loro tele […]
Troposphere, progetto che vede per la prima volta la collaborazione di Analogique e Barbara Cammarata, si caratterizza per la multidisciplinarietà dello sguardo e la rigorosa sintesi formale. Un felice connubio tra le due anime autoriali, quella dei tre componenti del collettivo di architetti Studio Analogique, qui in veste di artisti visivi insieme a Barbara Cammarata, artista e performer. L'architettura pneumatica, intesa come dispositivo temporaneo per l'osservazione e la modificazione dell'ambiente umano, viene qui messa al servizio di un'appropriazione animale, indotta, quella della colonia di formiche della specie Camponutus Nylanderi e Messor. L' appropriazione animale dell'ambiente pneumatico nella duplice forma di un'installazione vivente a parete, e oggettuale-scultorea nella parte centrale dello spazio di Dimora Oz, determina una reciproca, vitale influenza tra il meccanismo modificativo animale, funzionale e biologico e l'esito estetico-formale, aperto eppure previsto.

Scheda dei lavori a cura di Dimora OZ
Andrea Kantos - This is not a Stand/Understand, support It!, video 10’ testo, (in collaborazione con Yousif Latif Jaralla). 2016
“Questo lavoro è la contrazione di un progetto precedente, MaGriffe, un’opera dove il testo “Questo non è un supporto, sopportalo (this is not a stand/understand, support it!)” veniva compendiato dalle misure stesso del supporto (un rimando a Magritte, Kosuth e Weiner). Mentre MaGriffe poneva implicitamente delle domande metafisiche (Quello che abbiamo davanti è reale? Siamo in grado di sopportare la circoscrizione della nostra esistenza all’interno dell’apparenza?) la contrazione di questo nuovo lavoro esplora l’ambiguità fra supporto (azione e oggetto), insopportabilità e presa di coscienza all’interno di una narrazione geopolitica. Ho filmato l’azione impossibile di un braccio (l’acqua non è un supporto per la scrittura) all’interno di una riflessione sul mare come non-luogo (Marc Augè) e sugli hotspot come un non-luogo dentro un non-luogo. Partendo proprio dall’idea di supporto possibile/impossibile e dallo spazio in cui espongo il progetto, ho preso due misure “empiriche” (la costa mediterranea più vicina e quella più lontana) per tracciare la stretta correlazione fra migrazioni e conflitti”

Libera A. Aiello, Elemento, serie fotografica, Stampe fotografiche, 2016
Elemento coniuga formalmente luogo e corpo, dove il luogo è estensione del soggetto e il corpo la porzione di spazio fisico dove quest’ultimo si identifica maggiormente. Nella caduta del limite tra luogo e soggetto, il corpo si relaziona come quinto elemento rispetto ai quattro propri dell’ambiente. Il primo ciclo dell’esplorazione presenta il mare di Ustica come luogo hotspot di biodiversità, seguiranno altri accostamenti secondo differenti specificità. La serie Elemento apre il progetto Divergenze.

Sergio Barbàra - The great Hug (Foto dell’installazione per White Wall/Scala dei Turchi), Stampa fotografica su forex 50x70cm, 2016
Ho elaborato The great Hug all’interno del ciclo di residenze White Wall a Scala dei Turchi, un tratto di costa siciliana fortemente caratteristico dal punto di vista ambientale e saltuariamente messo a rischio da abusi e vandalizzazioni; un altro tratto fondamentale del territorio in cui ho elaborato l’installazione è l’esposizione verso le coste africane e Lampedusa, una direzione nella quale si realizzano molte dinamiche geopolitiche che coinvolgono il Mediterraneo. Su questa direzione ho posizionato Hug, un gigante antropomorfo (per un’altezza complessiva di sei metri) composto di abiti e cenci consunti, dono degli immigrati residenti nel quartiere storico Ballarò di Palermo. Se gli stracci sono il simbolo delle vittime dell’indifferenza dell’Europa, il gigante e il suo gesto sono un invito alla fratellanza e all’accoglienza delle diversità.

Daniele Di Luca, Poro, Paraffina, colore acrilico, acqua, sciroppo, cellophane, 100x200x80cm, 2016
Il progetto estende lo spazio fisico del luogo (hotspot di biodiversità) in una dimensione primordiale, in cui esplorare/manifestare la connessione con vita (bios). Ogni cosa, l’universo intero, resta indeterminato fino al momento in cui non incontra la nostra coscienza, ed è in quel momento, una volta osservato, che collassando nella realtà ne dichiariamo esistenza e identità. La struttura di PORO è quella della materia in stato di osservazione, una sintesi artistica di forma e composizione dell’intelligenza strutturale di materie organiche in senso ampio. Il verde, il colore della natura vegetale si espande sull’acqua e con l’acqua, formando paludi verdi, rocce e tronchi muschiosi, luoghi germinali, embrionali. PORO è instabile perché dinamica, palpabile, prossima a divenire e assorbire”

Andrea Mineo, OLBERS “Case come opere d’Arte”, 2016
Dopo essermi dedicato dal 2012 al progetto Macerie con l’intento di coinvolgere la comunità artistica e i cittadini di Palermo alla discussione sul problema che affligge i tantissimi siti storici in degrado (circa1.400), ho continuato a interessarmi al problema sviluppando nuove idee, opere e progetti artistici per la tutela degli edifici storici. Queste azioni convergeranno al progetto Olbers “Case come opere d’Arte” (2016). Con il progetto Olbers mi propongo di attribuire valore artistico agli immobili storici abbandonati, per essere salvaguardati sia come beni storici e culturali (interesse dell’amministrazione parzialmente sospeso) sia tutelate come opere d’arte contemporanea dal sistema dell’arte. Questo progetto si svolge non solo con la produzione personale di opere, ma intende soprattutto coinvolgere a diversi livelli la comunità e ambiti professionali differenti: come agenzie immobiliari, imprenditori, studenti delle università di architettura e ingegneria allo scopo di valutare nuove soluzioni al problema. Le politiche per sviluppo economico e culturale del territorio sono incise profondamente dall’arte, con questo progetto mi propongo di convertire Palermo da città con il numero più alto di palazzi storici in macerie in una città di opere d’arte incidendo fortemente nella percezione del contesto.

Patrycja Stefanek, Performance, 2016
In veterinaria l’hotspot è un eczema umido, una lesione batterica alimentata dalla frizione traumatica da parte dell’animale stesso. Gli esseri umani sono anche animali, ma le donne a volte sono trattate come cani. recentemente in Polonia, è stata proposta una legge contro il diritto delle donne di decidere del loro corpo. Ho elaborato una performance partendo dalla ferita auto-inferta come metafora di una condizione politica che, al di là del fatto che la legge non sia passata o possa passare successivamente, presenta enormi anomalie dal punto di vista giuridico ed etico.

Fabio R. Lattuca - Zingaro, Ecological Hotspot, 2016. Audio - 25’55’’
L’area dello Zingaro (lat. 38.087251, long.12.804901), riserva naturale e come tale sottrazione dal territorio antropizzato, rappresenta uno degli ecosistemi maggiormente integri e ricchi della zona costiera della Sicilia nord occidentale, definita in questi ultimi anni “hot-spot per la biodiversità”, nonostante le continue azioni dell’uomo intacchino il suo equilibrio. Tali caratteri rendono ben evidenti, chiari e definiti quei livelli di sovrapposizione tra elementi (antropofonie, biofonie, geofonie) che si realizzano in un pattern complesso indicato dall’ecologo italiano Almo Farina, “sonotope”.
Bisogna spostare l’attenzione dal rapporto dell’uomo con l’ambiente, all’ambiente stesso che determina il suo evolversi e il suo linguaggio grazie a processi continui di conservazione–distruzione. Si deve oggi lasciare spazio a una visione secondo cui il paesaggio sonoro è uno strumento biosemiotico attraverso cui è possibile realizzare processi cognitivi complessi in cui l’uomo non è più perno ma compartecipante, determinandone l’andamento, come sostenuto dal filosofo norvegese Arne Naess.

Mr. Richichi - Permesso di soggiorno messo in vendita al costo della tratta pagata, 2016.
Stampa su carta 31.8 x 51 cm.
Il permesso di soggiorno di un immigrato, giunto in Italia clandestinamente, via mare e attraverso il pagamento di una somma di denaro alla criminalità organizzata è messo in vendita al prezzo della tratta pagata (viaggio in barcone - € 700) dall’immigrato per raggiungere la nazione italiana. La somma ottenuta dalla vendita sarà trasferita dal sistema dell’arte al titolare del permesso di soggiorno rimborsando così quest’ultimo per il pagamento ingiusto sostenuto.

GANDOLFO G. DAVID - Bet-Lehem/Pietra Angolare, disegni su cartoncino, pane di antichi grani siciliani, moduli 25x25 cm, dimensioni varie, 2016
Pietra Angolare è il primo passo di Bet-Lehem, un progetto sul tema della rinascita. Il progetto si articolerà attraverso un percorso laboratoriale di storytelling, coinvolgendo le comunità di immigrati in un processo inclusivo attivo che culminerà nella realizzazione di un’installazione: una casa di pane. "Bet_Lehem" non è solo il luogo di nascita di Cristo. Il nome deriva dai termini aramaici Bet (casa) e Lehem (pane) ossia casa del pane. Bet-lehem è l'archetipo della casa, il luogo che nutrendo raccoglie intorno al focolare. E’ la casa comune, il focolare domestico dove si formano le sicurezze dell’essere umano, dove si impiantano i bisogni primari e fondamentali dell’uomo e dove metaforicamente si può ri-nascere. Pietra Angolare è il primo contributo, un pane che, analogamente a quelli che serviranno per costruire l’installazione, reca una storia, una frase, una parola o un segno. Ho scelto il simbolo di Tanit, una divinità punica connessa alla fertilità, al piacere e al raccolto. I fenici furono una popolazione capace di estendersi per tutto il Mediterraneo, colonizzando varie coste e quindi Tanit è un simbolo capace di coniugare diversi temi connessi con la panificazione (la coltivazione del grano), il viaggio (l’immigrazione) e la fertilità (cicli di nascita e rinascita).