Doppio gioco

Informazioni Evento

Luogo
FONDAZIONE BEVILACQUA LA MASA - GALLERIA DI PIAZZA SAN MARCO
Piazza San Marco 71c, Venezia, Italia
Date
Dal al

da mercoledì a domenica 10.30 – 17.30
lunedì e martedì chiuso

Vernissage
04/04/2012

ore 18.30

Contatti
Email: info@bevilacqualamasa.it
Biglietti

3 euro

Patrocini

Promossa da Fondazione Bevilacqua La Masa
Fondazione Fotografia
Fondazione Cassa di Risparmio di Modena

Artisti
Tabaimo, Anetta Mona Chisa, Lucia Tkacova, Fikret Atay, Cao Fei, Mladen Stilinović, Julius Koller, Iosif Kiraly, Ivan Moudov, Priyanka Dasgupta, David Zink Yi, Philip Kwame Apagya
Curatori
Filippo Maggia, Giulio Alessandri
Uffici stampa
SEC
Generi
fotografia, collettiva
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La mostra, realizzata in collaborazione con la Fondazione Fotografia, raccoglie una selezione delle opere di artisti internazionali della collezione della Fondazione Cassa di Risparmio di Modena. Contestualmente, nelle vetrine esterne della Galleria inaugurerà il progetto espositivo Decage Decalage, un allestimento delle vetrine a cura di Giulio Alessandri e omaggio alla memoria di Cage.

Comunicato stampa

Non fermatevi all’apparenza. Seducenti, graziose, ludiche, le immagini della nuova mostra
presentata alla Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia dal 4 aprile al 24 giugno sono solo
parzialmente quello che a prima vista sembrano. Dietro a una parvenza scherzosa e spensierata
esse sanno affrontare questioni difficili e alle volte dolorose, dal rapporto di un popolo col proprio
passato allo spazio dell’individuo in una realtà sociale ancora troppo intrisa di contraddizioni, dalla
manipolazione delle informazioni alla disillusione delle giovani generazioni.
Realizzata in collaborazione con Fondazione Fotografia e curata da Filippo Maggia, la mostra
raccoglie una selezione delle opere di diciannove artisti internazionali dalla collezione della
Fondazione Cassa di Risparmio di Modena. Fotografie, video e installazioni che colpiscono tanto
per l’immediatezza quanto per l’efficacia con cui riescono ad aprire, con finta leggerezza,
interrogativi spesso scomodi e irrisolti sulla realtà contemporanea e sulla nostra esistenza.
Con approcci differenti e modulazioni dettate dalla diversa provenienza culturale, gli artisti in
mostra creano corti circuiti visivi e sovvertono continuamente i livelli comunicativi di partenza.
Offrono spunti per pensare o semplicemente nuovi punti di vista, soprattutto ci ricordano quanto il
linguaggio delle immagini possa essere alle volte ambiguo o addirittura mendace rispetto al
messaggio che si appresta invece a lanciare.
Portata agli estremi, la discrepanza può essere incredibilmente spiazzante, come avviene
per l’installazione ritratta nelle undici fotografie di Zbigniew Libera, che si presenta sotto forma di
un vero e proprio giocattolo. Gli scatti, intitolati LEGO Concentration Camp, ricostruiscono con i
celebri mattoncini le immagini stereotipate dei lager nazisti rimaste indelebili nell’immaginario
collettivo. Con questo lavoro, estremamente provocatorio, l’artista polacco allude alla facilità
mediatica con cui ci relazioniamo con una delle pagine più tragiche del Novecento, nonostante
orrori purtroppo simili – dai gulag sovietici alle repressioni balcaniche – abbiano potuto (e possano)
ripetersi ancora.
Se alcune delle opere indagano il rapporto con un recente passato, altre fungono da punto di
partenza per reinterpretare il tempo presente, attraversando questioni tanto collettive quanto
strettamente legate alla coscienza di ogni individuo. È questo il caso di We are the World, la video
installazione del cameruniano Goddy Leye costruita sulle note della stessa canzone che nel 1985
Michael Jackson e Lionel Richie scrissero per l’importante raccolta fondi a favore dell’Africa. Ilare e
spensierata, la versione qui proposta inverte ogni possibile ruolo, smascherando con estrema
semplicità tutto il carico di pregiudizi nei confronti di un continente troppo a lungo considerato
inferiore.
Anche il ruolo dell’artista, ora canzonato ora rimesso in discussione, è al centro di lavori che
rivolgono la loro attenzione al complesso sistema dell’arte. Il giovane artista bulgaro Ivan Moudov
per una settimana consulta la sua sorte nei sette fondi di caffè confrontando le diverse predizioni,
mentre la serie fotografica di Mladen Stilinovic assume il valore di un provocatorio manifesto
programmatico. Il titolo è emblematico, Artist at Work, e vede l’artista ritratto mentre si rigira semiassopito
tra le lenzuola del suo letto: a dispetto di tutti i costrutti produttivi imposti dalla società,
sostiene l’artista, l’ozio è la condizione unica e necessaria alla creazione.
Del percorso di mostra fanno parte 49 fotografie, 9 video e un'installazione.
L’elenco degli artisti comprende Anetta Mona Chişa & Lucia Tkáčová (Romania e Slovacchia),
Philip Kwame Apagya (Ghana), Fikret Atay (Turchia), Cao Fei (Cina), Wong Hoi Cheong
(Malesia), Priyanka Dasgupta (India), Samuel Fosso (Camerun), Hung-Chih Peng (Taiwan),
Iosif Király (Romania), Július Koller (Slovacchia), Goddy Leye (Camerun), Zbignew Libera
(Polonia), Yasumasa Morimura (Giappone), Ivan Moudov (Bulgaria), Marco Pando (Perù),
Mladen Stilinović (Croazia), Tabaimo (Giappone), Yang Zhenzhong (Cina), David Zink Yi
(Perù).
Il 4 aprile verrà inaugurato anche il progetto decage decalage: un allestimento delle vetrine
della Galleria di Piazza San Marco che rende omaggio alla memoria di John Cage nel
centenario della nascita, curato da Giulio Alessandri. Questi spazi espositivi inediti, visibili
da Calle seconda dell'Ascension, verranno allestiti con materiali documentari sull'opera di
John Cage provenienti dall'archivio dell'associazione romana Nuova Consonanza e
integrati con materiali informativi sulla vita e la produzione visiva dell'autore. “Decage” si
traduce letteralmente come “a proposito di Cage”, mentre “decalage”, che in francese
significa “sfasamento temporale”, “gap”, “interstizio”, enuncia la volontà di ordinare e
disordinare i materiali in mostra secondo le procedure compositive aleatorie care all'autore.