Design e Narrativa nel Found Object

Informazioni Evento

Luogo
AMERICAN ACADEMY IN ROME
Via Angelo Masina 5, Roma, Italia
Date
Dal al

Venerdì, Sabato e Domenica dalle 16.00 alle 19.00 fino al 29 Aprile 2013

Vernissage
13/03/2013

ore 19

Patrocini

La mostra è stata resa possibile grazie al supporto della Galleria Franco Noero, Torino

Artisti
Jason Dodge, Martino Gamper
Generi
arte contemporanea, doppia personale
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La mostra Martino Gamper e Jason Dodge: Design and Narrative in the Found Object getta un inedito sguardo sul mondo esterno attraverso i lavori di due artisti le cui pratiche, sebbene molto diverse, condividono la stessa attrazione nei confronti della capacità di trasfigurazione del Found Object, dell’oggetto trovato e proveniente dal contesto quotidiano.

Comunicato stampa

La mostra Martino Gamper e Jason Dodge: Design and Narrative in the Found Object getta un inedito sguardo sul mondo esterno attraverso i lavori di due artisti le cui pratiche, sebbene molto diverse, condividono la stessa attrazione nei confronti della capacità di trasfigurazione del Found Object, dell'oggetto trovato e proveniente dal contesto quotidiano. Le ricerche di Jason Dodge e di Martino Gamper esplorano le diverse possibilità nel cambiare il significato, l’uso e lo stato di ciò che ci circonda nella vita di tutti i giorni.
L’arte di Dodge può essere pensata come una narrazione senza fine, o una serie di racconti brevi che compone una raccolta poetica, un’antologia della vita contemporanea. La sua riflessione si concentra sull’instabilità del momento, sulla capacità di cogliere l’apparenza di una cosa e di osservare dettagli a prima vista insignificanti che rimandano invece a una totalità. Nei suoi lavori Dodge impiega spesso oggetti di uso comune: guanti, coperte, tubi, lampadine, corde, cavi elettrici; ma la loro “banalità”, l’apparente marginalità, si rivela essere l’origine di una storia. Il dettaglio diventa particella in cui il tutto si rispecchia, frammento che, come in una metonimia o in una sineddoche, rinvia incessantemente a una unità, superando così la sua dimensione incompleta. Nel suo gesto si esprime l'abilità di un movimento costante all'interno di una tensione tra il particolare e l'insieme, l’individuo e l’esperienza plurale, la materia e l'oggetto, il genere e la specie, in un immediato e infinito processo di espansione e restrizione del significato. I titoli dei suoi lavori sono fondamentali perché suggeriscono alcune chiavi di lettura: gli oggetti sono presenti per evocare le immagini, i sentimenti, i dolori, le sorprese, lo stupore e gli orrori, che sfuggirebbero altrimenti a uno sguardo ormai troppo occupato, accecato da una spettacolarità che attrae continuamente l’attenzione dell’essere umano contemporaneo, distraendolo da se stesso. L’installazione di Jason Dodge all’interno della Galleria dell’American Academy in Rome si confronta con questi temi, e attraverso la poetica del Found Object saranno creati dei nuovi equilibri nei rapporti tra le opere stesse e il tempo, le persone, i luoghi e il modo in cui potrebbero svilupparsi nello spazio.
Martino Gamper si interessa sempre agli aspetti psico-sociali del design di mobili; ama in particolare gli angoli e le molteplici emozioni provocate dal diverso andamento delle linee e delle forme degli oggetti, come dalla rigidità della linea di confine dell’angolo retto. Gamper nutre inoltre un interesse verso quegli oggetti dimessi, che sono stati dimenticati, insieme agli spazi remoti e non utilizzati. Con un intervento di recupero e di rielaborazione di mobili trovati, l'artista ha messo insieme una famiglia eterogenea di oggetti. Dietro ogni lavoro di Gamper, c’è una storia complessa che coinvolge il materiale, la tecnica, le persone e i luoghi. Il prodotto finito non può prescindere da questo bagaglio che porta con sé: essere quell’oggetto la cui risoluzione estetica trova la sua massima espressione nel sottile confine tra la sua realizzazione e il suo utilizzo. Per questa riflessione e profonda rilettura della realtà, Gamper è stato spesso invitato a concepire progetti che mettano in risalto le varie possibilità aperte non soltanto nel campo del design, ma nella ricerca creativa contemporanea più in generale, in diverse istitutzioni. Il progetto di Martino Gamper, sviluppato nel Criptoportico dell’American Academy, presenterà lavori realizzati specificatamente per questa mostra, che entreranno in una profonda interazione con lo spazio e le sue forme.
Le pratiche di Jason Dodge e di Martino Gamper suggeriscono le storie che si nascondono dietro ogni oggetto di uso quotidiano: il ricordo della sua precedente funzionalità, la forma, lo stato e il significato concorrono nella costruzione di nuove possibili narrazioni. Mentre Dodge spesso interviene sull’oggetto in maniera quasi impercettibile, solo per svelare la sua propensione a essere fecondato di nuove storie, Gamper trasforma con i gesti forti di un artigiano i mobili esistenti: tagliando e ricomponendo, il designer conferisce al vecchio oggetto un uso e un significato completamente nuovi, reimmettendolo nel mondo in un contesto rinnovato.

L’American Academy in Rome è una delle principali istituzioni americane all’estero per lo studio e per la ricerca avanzata nelle arti e nelle discipline umanistiche. Da oltre 118 anni, l’Academy offre ad alcuni dei più promettenti artisti e studiosi americani sostegno economico, tempo, un ambiente capace di ispirare la riflessione intellettuale e un profondo scambio culturale. Ogni anno, attraverso un concorso nazionale (Rome Prize), l’American Academy in Rome mette a disposizione fino a trenta borse di studio nelle seguenti discipline: architettura, architettura del paesaggio, arti visive, composizione musicale, design, letteratura, restauro e conservazione, studi classici, studi italiani moderni, studi medievali, studi sul Rinascimento. L’Academy nomina inoltre alcuni borsisti italiani attivi sia nelle arti che negli studi umanistici. Accoglie inoltre, su invito del direttore, un gruppo di illustri artisti e studiosi da tutto il mondo che partecipano alle dinamiche attività della comunità dell’Academy ospitata nella storica sede del Gianicolo. L’American Academy, fondata nel 1894 e riconosciuta come istituzione privata con un Atto del Congresso del 1905, si sostiene con donazioni di privati cittadini, fondazioni, aziende e con finanziamenti offerti dai National Endowments for the Arts and Humanities. Delle oltre trenta accademie straniere presenti a Roma, l’American Academy è l’unica a non essere sostenuta interamente dal suo governo, dipendendo prevalentemente dalle donazioni private.