Davide Bramante – Circo Bramante

Informazioni Evento

Luogo
FORTE LEOPOLDO I
Piazza Giuseppe Garibaldi , Forte dei Marmi, Italia
Date
Dal al
Vernissage
09/07/2011

ore 18.30

Artisti
Davide Bramante
Curatori
Enrico Mattei
Uffici stampa
ILOGO
Generi
fotografia, personale
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Scatti on the road tra New York, Parigi e Mosca. Le metropoli raccontate dal fotografo Davide Bramante.

Comunicato stampa

Si apre sabato 9 luglio - vernissage alle ore 18.30 – nelle stanze del Fortino di Forte dei Marmi in Versilia ( Lu), la mostra del fotografo Davide Bramante dal titolo "Circo Bramante" curata da Enrico Mattei e realizzata dal Comune di Forte dei Marmi e dalla Galleria Poggiali e Forconi di Firenze. Bramante ha esposto i suoi scatti in mostre personali e collettive in molte città tra cui Bologna, New York, Roma, Amsterdam, Palermo, Il Cairo, Berlino, Lisbona, Padova, Siena, Firenze. E' nato a Siracusa nel 1970 e si è formato a Torino all'Accademia Albertina di Belle Arti. L’esposizione di Forte dei Marmi, che rimarrà aperta fino al 31 luglio, è una selezione dei suoi lavori dedicati alle metropoli come New York, Parigi e Mosca. Immagini che hanno come il tema il viaggio e la ricerca della conoscenza, la rappresentazione della città attraverso il ricordo e il sogno, il dialogo tra lo spazio interiore e alcuni luoghi metropolitani tra i più imponenti. Bramante porta avanti la sua ricerca artistica realizzando visioni simultanee in cui attraverso una stratificazione di immagini alcuni luoghi simbolo di grandi città vengono associati ai pensieri, ai sentimenti ai ricordi. Una concezione itinerante del progetto artistico; un vagare tra luoghi e stati d'animo. Il suo modo di fotografare si caratterizza per le sovrapposizioni temporali e spaziali di diverse immagini realizzate però in fase di ripresa in analogico. Le opere sono state poi montate su plexiglass con silicone a ph neutro. La mostra "Circo Bramante" rientra nel programma estivo delle mostre di arte contemporanea promosse dal Comune di Forte dei Marmi insieme a quella di Giuliano Vangi a Villa Bertelli fino al 17 settembre e a quella di Vittorio Corsini "qualcosa accade" in calendario dal 4 agosto al 4 settembre 2011 al Fortino.

Dobbiamo andare e non fermarci finché non siamo arrivati
Dove andiamo?
Non lo so, ma dobbiamo andare

Jack Kerouac - On the road

Tema principale del libro On the road e suo filo conduttore risulta essere proprio il viaggio, inteso come elemento che rompe la monotonia della vita e porta l’individuo a confrontarsi sempre con nuove realtà, alla continua ricerca di una nuova forma di esistenza che possa allontanare il pericolo della noia.
Il viaggio assume la funzione portante di vero e proprio maestro di vita: non è inteso solo nella forma materiale di spostamento fisico ma anche come viaggio virtuale per l’abbandono nei piaceri. Tutto questo comunque è presentato non come un processo di degrado, bensì come una ricerca dell’istinto primitivo dell’innocenza e della creatività umana oramai perdute e soffocate nel conformismo dell’uomo moderno.
Questo libro mi ricorda molto il mio grande amico Davide che dopo la maturità si trovò a dover scegliere in quale città passare gli anni universitari e nonostante le numerose e prestigiose Accademie Siciliane, scelse la città più lontana rispetto alla sua Siracusa, Torino, il capo nord italiano rispetto al capo sud dove già si trovava. “A diciotto anni per un ragazzo che vuole mangiarsi il mondo in un sol boccone cosa sono 60, 200 o 2.000 Km?” scrive Bramante in una sua intervista, e sono pienamente d’accordo con lui perchè la vita è una sola e non rischiare mai, significa non voler credere che potresti avere delle potenzialità che stimolate possono diventare realtà concrete.
Altro motivo cardine della scelta di andare lontano da casa è stata quella vergogna atroce di abitare in una città a dir poco meravigliosa e con alle spalle una storia che in confronto alcune metropoli odierne sono dei piccoli paesini, ma purtroppo distrutta dall’ignoranza politica e da una mentalità che non vuole assolutamente svegliarsi per renderle giustizia, nella situazione attuale non si può reggere il confronto, nè con la storia e tanto meno con il futuro e per usare nuovamente le parole di Davide: “lasciate che i vostri figli studino e viaggino di più, obbligateli, ‘esiliateli’ lontano per qualche tempo. Torneranno più forti e capaci. I ragazzi si faranno”.
Il viaggio, però, non è l’unico tema presente nel libro di Jack Kerouac. Gli altri temi, infatti, sono: la valorizzazione dell’arte in ogni sua forma come strumento in grado di portare alla luce la verità, la ricerca dell’amore e l’importanza dell’amicizia. Come cornice all’intero romanzo, poi, c’è la perenne tensione tra la grande metropoli e la piccola città, tra la vita senza freni e inibizioni e la tranquillità dell’ambiente familiare, tra il partire e il restare.
Questi ulteriori temi del libro che ho scelto per scrivere questa piccola introduzione alla mostra, sicuramente sono quelli che mi hanno fatto pensare più di tutti a Davide, perchè sembrano scritti per lui o meglio, che li abbia seguiti e interpretati alla lettera negli ultimi venti anni.
Davide Bramante unisce a ogni suo viaggio una finalità che riguarda costantemente l’arte contemporanea. Non è semplice riuscire a visitare il mondo senza essere un turista, qualcuno dice che non riesce nei suoi viaggi ad esserlo, perché incline all’avventura e al bisogno di essere cittadino del pianeta, in realtà, è il più turista di tutti. Ogni suo lavoro fotografico nasce sempre con la scelta del viaggio e della città che desidera immortalare sulla pellicola, quindi sia l’opera che il viaggio sono concepite insieme e iniziano sempre da casa. “Da casa devi sempre partire, così come devi sempre tornare”. Chiaramente fotografa tutto ciò che è rappresentativo di una determinata metropoli, i famosi luoghi deputati, ma spesso accade, ed è ciò che rende interessante il suo lavoro, che si imbatta in qualcosa che non conosceva e questa è la vera novità, ciò che arricchisce il suo progetto e il suo viaggio. In una sola fotografia riesce a condensare i diversi momenti del suo vagare e i diversi luoghi della città, cattura la vera essenza del luogo che ha scelto, ogni scatto ne ricostruisce l’identità, basta una solo fotografia per trasmettere l’anima di una metropoli. Ecco che fotografare diventa sinonimo di ricordare, di sognare e di sperare.
Last New York è nuovamente un’operazione progettuale che rende Davide vivo e lo pone in quella perenne tensione tra la grande metropoli e la piccola città, una verifica di quello che ha pensato ancora una volta per rappresentare un luogo che ormai ha visitato più volte e dove ogni volta nasce qualcosa di diverso e originale, è inutile affannarsi nel cercare la novità tanto chi non cerca, trova!
Quindi in conclusione mi sento di dire che un’artista non debba necessariamente allontanarsi da casa a vita oppure cambiare città per essere affermato nel sistema dell’arte contemporanea, si può lavorare anche nel proprio paese natale ma solo ed esclusivamente dopo aver viaggiato e appreso cosa esiste fuori dal tuo orticello privato, questo è quello che ha fatto Davide Bramante dagli anni novanta fino ad oggi.