Brigita Huemer / Angelica Romeo – Emotiva

Informazioni Evento

Luogo
MUCCIACCIA CONTEMPORARY
Via Laurina 31, 00187, Roma, Italia
Date
Dal al

martedì – sabato, 10.30 – 19.00; domenica e lunedì chiusi

Vernissage
08/05/2018

ore 18,30

Artisti
Angelica Romeo, Brigita Huemer Limentani
Curatori
Cesare Biasini Selvaggi
Generi
arte contemporanea, doppia personale
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Mucciaccia Contemporary è lieta di presentare EMOTIVA, la doppia personale di Brigita Huemer e Angelica Romeo. 20 opere scelte, di recente produzione, appositamente realizzate per questa occasione.

Comunicato stampa

Mucciaccia Contemporary è lieta di presentare EMOTIVA, la doppia personale di Brigita Huemer e Angelica Romeo. 20 opere scelte, di recente produzione, appositamente realizzate per questa occasione. Due ricerche artistiche indipendenti, all’insegna della vitalità del segno per la prima, del gesto per la seconda. Eppure, nello stesso tempo, due ricerche coincidenti nel ricorso al medium pittorico, scandito da Brigita Huemer in una fitta trama di segni che scappano da una superficie di plexiglass all’altra come in una danza caotica, impastato invece sulla tela da Angelica Romeo in campiture madide di colore, trasbordanti quanto contaminate da strati di lacerti di stoffa, per disvelarne le insondate qualità estetiche, espressive che essi posseggono.
La mostra, a cura di Cesare Biasini Selvaggi, sarà inaugurata martedì 8 maggio 2018 alle ore 18.30, e accompagnata da un catalogo edito da Carlo Cambi editore, con un testo del curatore stesso.
La nascita della psicanalisi, grazie a Sigmund Freud, ha rivoluzionato nel XX secolo il concetto dell’interiorità umana: prima l’articolazione della psiche era posta sul dualismo ragione-sentimento, quindi è stata spostata sul dualismo coscienza-inconscio. L’inconscio è quella parte della nostra psiche in cui sono collocati pensieri ed emozioni nascosti, i quali, senza che l’individuo se ne renda conto, interagiscono con la sua coscienza orientando o influenzando le sue preferenze, motivazioni e scelte esistenziali. L’aver individuato questo nuovo territorio dell’animo umano ha aperto notevoli possibilità all’arte contemporanea. A cui attingono entrambe le artiste in mostra.
Brigita Huemer (Linz, 1972) ha la sua cifra stilistica riconoscibile nella ripetizione di forme modulari geometrizzanti, stabilite programmaticamente, mediante il ritmico passaggio dalla monocromia, alla scelta dei colori fondamentali, fino a quelli complementari, sempre nella compenetrazione delle campiture cromatiche e, quindi, nel loro reciproco influsso, esprimendo la sensazione ottica del dinamismo. È la conciliazione di essere e divenire, di materia fissa e fluida, di solidità e metamorfosi. È la dicotomia tra maschile e femminile, tra artificio e natura, tra Eros e Thanatos. Non è, dunque, mai una ripetizione monotona e meccanica di se stessa perché ognuna di queste variazioni, in un rapporto causa-effetto, genera un totale spostamento di tutti gli equilibri interni alla composizione pittorica. Alla ricerca di un coinvolgimento sensorio diffuso e “totale” amplificato dalle cangianti superfici in plexiglass scelte come supporto.
Se tra materia e segno esiste, comunque, ancora una distinzione precisa, diventa tuttavia assai più labile tra segno e gesto, il cui confine va identificato concettualmente più nelle motivazioni operative che nel risultato. Angelica Romeo (Roma, 1970), per esempio, può apparire fortemente gestuale, ma il suo intento è comunque quello di raggiungere con il segno un risultato alla fine formale, per quanto nuovo. L’artista romana presenta uno stile in cui l’apparente casualità del gesto e la sua presenza fisica che agisce nel tempo sulla tela hanno una funzione creatrice e caratterizzante. L’esito formale è un rabdomantico polimaterico (acrilici, inserti di stoffe, tecniche miste) che riesce a esprimere le emozioni o le sensazioni più intime attraverso quella cicatriziale scabrosità con cui la pittrice solca l’epidermide sulla tela. Come a imitare quella di una zolla di terra franta e irregolare, che conserva la memoria del proprio passato tra le screpolature di una superficie arsa dal sole.