Blood Water Paint, il romanzo di Joy McCullough ispirato alla vita di Artemisia Gentileschi

Un romanzo interamente scritto in versi ripercorre le vicende del processo che vide Artemisia Gentileschi accusare di stupro il suo maestro Agostino Tassi. Offrendo interessanti spunti di riflessione sul ruolo della donna nella società passata e presente…

È senza ombra di dubbio uno dei personaggi più iconici della storia dell’arte. Pittrice di talento e donna volitiva e anticonformista in un momento storico in cui, per le donne, era impensabile trovare spazio e libertà in ambiti della vita e del lavoro considerati di pertinenza solo maschile, Artemisia Gentileschi (Roma, 1593 – Napoli, 1653) è riuscita ad emergere. Nell’intreccio totale tra arte e vita, le vicende biografiche della Gentileschi hanno avuto per tanto tempo il sopravvento sui suoi meriti pittorici. Artemisia infatti è passata alla storia per aver denunciato uno stupro, subito dal suo maestro di pittura Agostino Tassi. La causa, intentata dal padre della pittrice Orazio Gentileschi, fu vinta da Artemisia, ma non si trattò di un processo facile: la ragazza, all’epoca della violenza diciottenne, dovette subire torture e umiliazioni per dimostrare che la sua versione dei fatti fosse veritiera, e oggi a quell’iter giudiziario è dedicato un romanzo, Blood Water Paint, scritto da Joy McCullough completamente in versi.

IL PROCESSO

Susanna and the Elders (1610), Artemisia Gentileschi

Susanna and the Elders (1610), Artemisia Gentileschi

Per Blood Water Paint l’autrice Joy McCullogh ha riadattato, filtrandoli in chiave romanzesca, le 300 pagine degli atti del processo che nel 1612 hanno visto protagonisti Artemisia Gentileschi, suo padre Orazio e Agostino Tassi. Dopo un periodo di apprendistato dal padre, che la inizia alle tecniche della pittura, Artemisia nel 1611 viene affidata, proprio per volontà di Orazio, al pittore Agostino Tassi, affinché imparasse da lui tutti i segreti della prospettiva. Tassi però si infatua di Artemisia e prova a sedurla, senza risultati. All’ennesimo rifiuto, il pittore violenta la fanciulla e, dopo lo stupro, le promette di “rimediare” con un matrimonio riparatore. Promessa a cui Artemisia crede e che tutto sommato andava bene anche al padre; ma quando Orazio scopre che Tassi è già sposato, decide di muovere un a causa contro di lui per “danno alla proprietà”, dato che Artemisia aveva perso “valore di scambio”. Durante i sette mesi del processo, le ostetriche esaminano fisicamente Artemisia per appurare la veridicità della sua storia (elemento che le si ritorce contro perché Tassi dichiara che la fanciulla era consenziente e frequentava anche altri uomini); inoltre la ragazza viene torturata alle mani per constatare se anche sotto pressione fosse in gradi di raccontare la stessa versione dei fatti. Trattamento che ovviamente non fu riservato in egual misura a Tassi.

IL ROMANZO IN VERSI

Pur attenendosi a fatti realmente accaduti, Joy McCullogh reinterpreta le vicende di Artemisia, filtrandole e spesso edulcorandole anche in relazione alla società odierna. Nel romanzo, ad esempio, dopo lo stupro Artemisia si rifiuta di avere ancora contatti con Tassi, mentre nella realtà lei sperava nel matrimonio riparatore: “è qualcosa che non volevo includere nel libro”, dichiara ad Artnet Joy McCullogh. “È così offensivo per la nostra sensibilità moderna che qualcuno voglia sposare il suo stupratore, ma non era raro allora. Una volta che una donna era stata violentata, non era più buona come una sposa, quindi sposare lo stupratore era un modo per trarre il meglio da una brutta situazione”. Allo stesso tempo, la decisione di scrivere il romanzo in versi si rivela una scelta non soltanto stilistica, ma anche funzionale: “in una storia come questa, il verso è meno traumatico, sia leggerlo che scriverlo”. Ma la violenza e il processo non fermano la carriera artistica di Artemisia: come desiderio di rivalsa e “catarsi”, la pittura diventa il mezzo con cui raccontare e denunciare lo stupro subito, dando vita a capolavori ispirati a donne bibliche che non si piegano alla volontà o alla prepotenza degli uomini: Susanna e i vecchioni o Giuditta che decapita Oloferne, solo per fare qualche esempio. “Quando ho scoperto per la prima volta la storia di Artemisia”, continua McCullogh, “ho anche conosciuto per la pria volta Giuditta e Susanna. Durante la Riforma, gli studiosi protestanti decisero che certe storie non erano ispirate divinamente, perciò furono rimosse dalla Bibbia. Non è per me un grosso shock sapere che queste storie di donne forti siano state dichiarate apocrife. Le storie sono potenti, e Artemisia trae forza dalle storie di Giuditta e Susanna”.

– Desirée Maida

www.joymccullough.com

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Desirée Maida

Desirée Maida

Desirée Maida (Palermo, 1985) ha studiato presso l’Università degli Studi di Palermo, dove nel 2012 ha conseguito la laurea specialistica in Storia dell’Arte. Palermitana doc, appassionata di alchimia e cultura giapponese, approda al mondo dell’arte contemporanea dopo aver condotto studi…

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