Fantagraphic. War Painters, quando l’arte salva dalla guerra

Può l'arte (e quello che le sta attorno) guarire dalla guerra? Tre racconti grafici, ambientati a cent'anni di distanza sui fronti della Prima Guerra Mondiale, provano a rispondere mettendo in scena tre arti in grado di fungere da terapia o da aiuto.

Un secolo dopo la conclusione della grande macelleria che chiamiamo la Grande Guerra, le lunghe celebrazioni del centenario ormai cominciano a volgere al termine. Tra le più inusuali, arriva non fuori tempo massimo un album, in bel formato orizzontale, che affronta il doloroso argomento da una prospettiva difficilmente indagata. Laura Scarpa, tra le migliori matite dell’Italia che racconta per immagini, ne riassume così la genesi: “Questo libro nasce dalla lettura di un altro volume, lo splendido e sottile “I fogli del Capitano Michel”, di Claudio Rigon (per Einaudi), anomalo racconto e interpretazione di “pizzini” da campo, dove un semplice ordine o informazione svela sottili possibilità, umori e accadimenti. Da quel libro la voglia di raccontarlo e di raccontare la Prima Guerra Mondiale, terribile e umana, a fumetti. L’incontro con l’autore, poi, mi ha fatto scoprire le montagne del fronte più combattuto, l’Altopiano veneto. Altro incontro, quello con il giornalista Maurizio Lucchi, oggi direttore de “La Prealpina”, appassionato di cartoline e piccoli cimeli di quel periodo, oltre che delle opere di Hugo Pratt; ho così scoperto l’anima e la presenza dei Kriegsmaler, pittori che disegnavano al fronte, in prima linea. Infine, sollecitata da David Lloyd, il disegnatore di “V for Vendetta”, a collaborare con la sua rivista online “Aces Weekly”, mi è venuto spontaneo pensare a un racconto sul “disegnare” la guerra. E da questo si è sviluppato il pensiero, diventato altri due fumetti, sul rapporto tra guerra e arte”.

Laura Scarpa – War Painters (1915 1918). Come l'arte salva dalla guerra (ComicOut, Roma 2018). Copertina

Laura Scarpa – War Painters (1915 1918). Come l’arte salva dalla guerra (ComicOut, Roma 2018). Copertina

UN CONNUBIO DIFFICILE

Tre racconti, dunque, che affrontano un connubio oggettivamente difficile. Il primo sembrerebbe il più prevedibile, almeno quanto all’ambientazione – l’estenuante guerra di trincea sul fronte dolomitico –, ma in realtà riserva molte sorprese. Per cominciare, è visto “dall’altra parte”, dal lato austriaco; e a questo, già, noi italiani non siamo molto abituati. E poi vi si delinea la figura e il ruolo ufficiale del “pittore di guerra”, dedito a fermare sulla carta i volti e le situazioni della prima linea (“A sparare, in effetti, sei meno bravo!”, gli dice, in fondo affettuosamente, un commilitone). I “buoni” dunque stavolta si presentano in divise Hechtgrau, “color grigio luccio”.
Il racconto è molto delicato. Parla di guerra (“Buio. Solo all’alba si vedono i morti”) e di arte (“Ma piano piano ci abituiamo a tutto. A paura, a ferite, a vivere come bestie, alla morte. Ma ti pare possibile che a un palmo da qua ci siano fiori che paiono presi da un quadro di Dürer?”). O, meglio, per l’esattezza, di guerra e arte insieme (“Gli amici che avevo sono morti, questi sono nuovi. Non faccio in tempo a riconoscerli. Così i miei soldati nei disegni sono sempre più astratti”). E sono metariflessioni (“Che senso ha disegnare questo, allora? Consolare. O ingannare”) che a un certo punto chiamano in campo diretto anche la stessa Laura Scarpa, a ponderare responsabilmente sul proprio fare questo, oggi, cent’anni dopo.

Albin Egger Lienz, Sentinella sulle Dolomiti, 1916

Albin Egger Lienz, Sentinella sulle Dolomiti, 1916

TRE INTENSE NARRAZIONI

Gli altri due racconti affrontano la problematica da punti di vista diversi. Uno mette in scena la storica “conversione” della scultrice americana Anna Coleman Ladd quando in Francia, ancora durante il conflitto, volle dedicare l’abilità plasmatrice delle sue mani alla realizzazione di maschere parziali per celare le orribili e ripugnanti deformazioni a mascelle, nasi, zigomi, tempie, riportate dai soldati reduci dalle maledette prime linee. Un capitolo di storia molto poco conosciuto e invece estremamente interessante anche da una prospettiva umanitaria. E l’ultimo, quasi poeticamente, viene a testimoniare la vicinanza che poteva crearsi da un lato all’altro delle barricate grazie alla musica, quando riusciva ad affratellare individui nominalmente nemici. Al termine delle tre intense narrazioni, ciascuna disegnata in un mood efficacemente adeguato, tutti questi lati del prisma arte-guerra ritornano nella seconda parte del volume per essere indagati in tre interessanti testi di approfondimento storico: un saggio di Maurizio Lucchi sulle cartoline, non solo di propaganda, che racchiudevano in rettangolini di 9×14 centimetri di cartoncino visioni e riflessioni anche di artisti di vaglia (tra cui Albin Egger Lienz, Henry de Groux, Félix Vallotton) e due testi, ancora della coinvolta Scarpa, sulle “sculture” della Coleman Ladd e sulle canzoni e poesie sgorganti in quel tragico blocco di spazio-tempo.

Ferruccio Giromini

Laura Scarpa – War Painters (1915-1918). Come l’arte salva dalla guerra
ComicOut, Roma 2018
Pagg. 96, € 19,90
ISBN 9788897926573
http://comicout.com

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Ferruccio Giromini

Ferruccio Giromini

Ferruccio Giromini (Genova 1954) è giornalista dal 1978. Critico e storico dell'immagine, ha esercitato attività di fotografo, illustratore, sceneggiatore, regista televisivo. Ha esposto sue opere in varie mostre e nel 1980 per la Biennale di Venezia. Consulente editoriale, ha diretto…

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