Fantagraphic. Le ragazze nello studio di Munari

Cinema, arte e futuro. Le paure di un uomo tra il passato ingombrante e il futuro incerto. Quanto conta la scelta giusta? Alessandro Baronciani e la sua narrazione psicologica sull’essere incapaci a comprendere se stessi.

Come sarebbe se ognuno di noi rivedesse la propria vita attraverso quelle che sono state le storie d’amore che l’hanno attraversata? La risposta sta nella graphic novel Le ragazze nello studio di Munari di Alessandro Baronciani, opera del 2010 ora riedita da BAO Publishing. Fabio è il protagonista del libro. Un collezionista di libri usati, grande fan di Bruno Munari. La sua vita, il suo essere, il suo divenire sono raccontati dalla memoria dei tempi passati, dalla memoria delle donne che hanno fatto parte della sua vita. Baronciani affonda il lettore in una attenta riflessione attorno al personaggio e al suo modo di essere, pregi e difetti. Una storia che ha delle dinamiche, se non universali, abbastanza comuni. Pagina dopo pagina si scopre l’incapacità di Fabio di restare impegnato a lungo in una relazione. È un uomo dai sentimenti contrastanti, dall’essere incerto. Troppo impulsivo e poco concentrato sul suo presente. La disillusione è il sentimento, ma anche l’atteggiamento, che accompagna i disegni e le parole di Baronciani. Una dinamica del protagonista è chiara: ha paura dell’innamoramento, di quello status di confusione quasi irreale che crea legami nel tempo.

Alessandro Baronciani. Le ragazze nello studio di Munari (Black Velvet, 2010)

Alessandro Baronciani. Le ragazze nello studio di Munari (Black Velvet, 2010)

RIFERIMENTI ARTISTICI

Al principio di Le ragazze nello studio di Munari, per sfuggire al dolore di essere stato lasciato dalla sua fidanzata, Fabio trova rifugio in un mondo fantastico se pur reale, fatto di film e libri del designer Bruno Munari. Questo legame spezzato crea in Fabio una incapacità nell’affezionarsi ad altre donne. Il risultato: una relazione sentimentale con tre ragazze contemporaneamente. Fabio si trova in un vortice incontrollato di sentimenti e volti, in cui non sa sceglie. Nel mondo “fatato” e disordinato di Fabio, l’autore inserisce una serie di piacevoli riferimenti altamente cinematografici e letterari. Da L’uomo che amava le donne di Truffaut, a Deserto Rosso di Antonioni, fino a Lo spazio della vergine di Raffaello. Ogni riferimento artistico, nella narrazione di Le ragazze nello studio di Munari, è utilizzato nei momenti chiave, quelli che potrebbero essere quasi reali, viste le molteplici suggestioni visive, di parola e anche di carta che offre il libro. E poi c’è Munari…

Alessandro Baronciani. Le ragazze nello studio di Munari (Black Velvet, 2010)

Alessandro Baronciani. Le ragazze nello studio di Munari (Black Velvet, 2010)

IL LEGAME CON BRUNO MUNARI

“L’incontro” tra Bruno Munari e Alessandro Baronciani è avvenuto durante l’adolescenza dell’autore. La passione è nata con la lettura di Da lontano era un’isola e da quel momento non si è più fermata. Munari è forse uno “sconosciuto” per la grande maggioranza del pubblico, forse poco capito o indagato e questo senso di non comprensione della propria profondità è l’elemento che caratterizza il personaggio di Fabio. Lo sguardo artistico di Munari era orientato verso il futuro, l’altrove. Fabio è l’opposto, è l’incapacità all’andare oltre, alle novità e ai cambiamenti. Il consiglio per la lettura e la comprensione completa di Le ragazze nello studio di Munari è lasciarsi trasportare dal viale alberato che fa da ingresso alla stessa graphic novel e un po’ immedesimarsi in Fabio. Nelle sue paure, nella sua disillusione. Al tempo stesso godere dei grandi legami con il cinema, con la letteratura, con la pittura e il design.

‒ Margherita Bordino

Alessandro Baronciani ‒ Le ragazze nello studio di Munari
Bao Publishing, Bologna 2017 (1° ediz. 2010)
Pagg. 240, € 19
ISBN 9788896197394
http://www.baopublishing.it/

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Margherita Bordino

Margherita Bordino

Classe 1989. Calabrese trapiantata a Roma, prima per il giornalismo d’inchiesta e poi per la settima arte. Vive per scrivere e scrive per vivere, se possibile di cinema o politica. Con la valigia in mano tutto l’anno, quasi sempre in…

Scopri di più