Luca Scarabelli – Una cosa gettata nell’angolo

Informazioni Evento

Luogo
SPACE4235
Via Goito 8, Genova, Italia
Date
Dal al

Dal 9/12 al 9/1 - 2017
Solo su appuntamento

Vernissage
09/12/2016

ore 19

Artisti
Luca Scarabelli
Generi
arte contemporanea, personale
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La costruzione dell’opera di Luca Scarabelli si intreccia con il concetto di “stillstand” – raccontato nei Passages di Benjamin – che rimarca l’idea della soglia tra l’immobilità e il movimento. In questa occasione, un’attenzione particolare è posta sul dialogo ideale tra cose e oggetti – che si trovano lì anche per altre ragioni – in una sorta di combinazione tra l’estetica del quotidiano e dell’abbandono, tra l’economia dei mezzi e il valore antropologico del loro scopo sociale.

Comunicato stampa

La costruzione dell’opera di Luca Scarabelli si intreccia con il concetto di “stillstand” – raccontato nei Passages di Benjamin – che rimarca l’idea della soglia tra l’immobilità e il movimento. In questa occasione, un’attenzione particolare è posta sul dialogo ideale tra cose e oggetti – che si trovano lì anche per altre ragioni – in una sorta di combinazione tra l’estetica del quotidiano e dell’abbandono, tra l’economia dei mezzi e il valore antropologico del loro scopo sociale. In questo orizzonte senza speranze, il pessimismo dell’autore concede spazio soltanto a una riflessione sull’adagiarsi e sullo scivolamento in un ambiente immobile, sul potere destituente e di sottrazione del meccanismo che costruisce il significato: sul residuo di una visione. Le opere permangono in un equilibrio instabile, in cui le tracce del passato si fanno vuoto ricordo, grammatica silenziosa, tensione (al massimo) verso una forma, catturata nel momento in cui il movimento – colto nell’atto del suo arresto – è posto in attesa. testo di Samuele Menin

The work of Luca Scarabelli shares a closeness with the concept of ”standstill”, as mentioned in the Arcades Project by Walter Benjamin. Standstill remarks upon the idea of a threshold between stillness and movement. In the exhibition, particular attention is placed on the imaginary dialogue between things and objects, that are also there for different reasons – like of a combination between the aesthetics of everyday life and abandonment, including also the economy of means and the anthropological value of their social purpose. In this horizon without wishful thinking, the author’s pessimism only allows room for a reflection on leaning and sliding in a still environment, on the power of the subtracting mechanism that builds meaning: the residue of vision. The works remain in an unstable equilibrium, in which traces of the past remember emptiness, silent grammar, tension towards a form, captured in the moment when movement – caught in the act of its arrest – is placed in waiting.