Camille Henrot – Luna di latte

Informazioni Evento

Luogo
MADRE - MUSEO D'ARTE CONTEMPORANEA DONNAREGINA
Via Settembrini 79, 80139 , Napoli, Italia
Date
Dal al

Lunedì, Mercoledì, Giovedì, Venerdì, Sabato: 10.00 — 19.30
Domenica: 10.00 — 20.00
La biglietteria chiude un'ora prima
Chiuso il Martedì

Vernissage
01/07/2016

ore 19

Biglietti

Intero: € 7.00 Ridotto: € 3.50 Ridotto gruppi prenotati: € 4.00 Gratuito il lunedì Gratuito dal 1 al 31 agosto Il museo rientra nel circuito CampaniaArtecard

Patrocini

In collaborazione con Fondazione Memmo, Roma
Con il patrocinio di Institut Français, Napoli

Artisti
Camille Henrot
Curatori
Cloè Perrone
Uffici stampa
ELECTA
Generi
arte contemporanea, personale
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La mostra di Camille Henrot (Parigi, 1978; Leone d’argento alla 55 Biennale di Venezia) al museo MADRE, intitolata Luna di latte, esplora il significato culturale e simbolico connesso al “giorno della luna”, il lunedì, reinterpretando il lato oscuro della notte a cui esso è tradizionalmente connesso in un momento di prolifica inventiva, in un sogno produttivo che l’artista decide, in questo caso, di condividere con il pubblico.

Comunicato stampa

La luna, con il suo perenne moto, da sempre influenza il nostro pianeta, noi, i nostri umori, il nostro immaginario e la nostra storia: sin dall’antichità la luna è simbolo di fertilità e buon auspicio, ma anche di mistero e melancolia. La “luna di latte”, la luna piena del mese di maggio e del risveglio primaverile, produrrebbe creatività e abbondanza. La mostra di Camille Henrot (Parigi, 1978; Leone d’argento alla 55 Biennale di Venezia) al museo MADRE, intitolata Luna di latte, esplora il significato culturale e simbolico connesso al “giorno della luna”, il lunedì, reinterpretando il lato oscuro della notte a cui esso è tradizionalmente connesso in un momento di prolifica inventiva, in un sogno produttivo che l’artista decide, in questo caso, di condividere con il pubblico.
Articolandosi nella presentazione di un centinaio di disegni e collage, 7 sculture-bozzetto in diversi materiali e un ciclo di pitture murali, la mostra trasforma, in effetti, tre sale del museo in uno spazio-tempo domestico di lavoro creativo, di creazione continua, come lo fu la stanza d’hotel in cui Henri Matisse dipingeva dal suo letto o come è stato, per un anno, lo studio romano dell’artista, appartamento decadente e abbandonato divenuto soglia di passaggio tra sonno e veglia, luce ed ombra, progetto e opera. I materiali presentati a Napoli sono infatti una selezione del materiale preparatorio di Monday, la mostra dell’artista presso la Fondazione Memmo di Roma, progetto che si svilupperà, comprendendo tutti i giorni della settimana, in una grande mostra personale al Palais de Tokyo di Parigi nell’autunno del 2017. Decidendo di condividere con il pubblico le fasi preliminari di altre mostre e di rendere visibile un progetto ancora in corso, Henrot ci introduce nel suo stesso processo ideativo e creativo, svelando materiali preziosi, inediti, in genere destinati a rimanere segreti: sculture-bozzetto, disegni preparatori, interventi a muro che, fluttuando tra il figurativo e l'astratto, fra l’affiorare di un’idea e la sua progressiva messa in forma, ricreano l’atmosfera del lavoro in studio, miniature che rappresentano allegorie provvisorie, in cambiamento continuo, degli stati emotivi e intellettuali connessi al tema di indagine del progetto, il giorno lunare del “lunedì”: una figura quasi umana che non riesce a lasciare il letto, un personaggio che fissa uno schermo sperando in un miracoloso messaggio, un podio che ospita l’impossibilità di sapere il suo posto nella gara. La scansione stessa del tempo nei giorni della settimana, i significati storicamente loro attribuiti, vengono così reinterpretati da Henrot – come accaduto, in progetti precedenti, con le narrazioni mitologiche o le carte astrologiche – quali pure convenzioni e finzioni umane, strumenti per imporre ordine sul caos dell’esistenza, dare senso all’ossessivo bisogno di scandire, misurare, possedere il tempo. Bisogno, tensione, funzione analoghi forse a quelli che potremmo esperire introducendoci nello studio di un artista al lavoro, proprio come Henrot ci permette di fare, in occasione di questa mostra.