Giuseppe Flangini – Un percorso europeo

Informazioni Evento

Luogo
CASA DEL MANTEGNA
Via Giovanni Acerbi 47, Mantova, Italia
Date
Dal al

da martedì a domenica 10.00/12.30
Pomeriggio : giovedì 15.00/17.00
venerdì/ sabato/domenica 15.00/19.00
lunedì chiuso

Vernissage
24/06/2016

ore 17,30

Biglietti

ingresso libero

Artisti
Giuseppe Flangini
Curatori
Gianfranco Ferlisi
Generi
arte contemporanea, personale
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Con la rassegna dedicata a Giuseppe Flangini, si apre una mostra che presenta circa settanta opere pittoriche e una ventina di disegni, opere fondamentali nel percorso artistico dell’autore la cui attività si è svolta prevalentemente tra Italia, Olanda, Belgio e Francia, in luoghi che gli hanno consentito di assumere una mentalità aperta e, appunto, europea.

Comunicato stampa

La Provincia, con la mostra dedicata a Giuseppe Flangini (Verona 1898 - 1961), allestita alla Casa del Mantegna, approfondisce e mette a fuoco un percorso estetico che - come sottolinea Francesca Zaltieri (vicepresidente della Provincia) - «colpisce per l’energia e la forza della qualità artistica». E sempre la vicepresidente mette in evidenza «come tale rassegna nasca dal lavoro prezioso dello staff culturale dell’ente, in grado di calibrare, nella misura degli spazi severi e razionali ideati dal grande umanista, una iniziativa che esprime il teatro della raffinatissima pittura di un instancabile ricercatore. E tutto questo impegno - così ribadisce - è indirizzato a partecipare dello sforzo collettivo che vede, in questo 2016, Mantova Capitale italiana della Cultura».
Con la rassegna dedicata a Giuseppe Flangini, si apre dunque una mostra che presenta circa settanta opere pittoriche e una ventina di disegni, opere fondamentali nel percorso artistico dell’autore la cui attività si è svolta prevalentemente tra Italia, Olanda, Belgio e Francia, in luoghi che gli hanno consentito di assumere una mentalità aperta e, appunto, europea. Una scansione cronologica, a cominciare dalle opere giovanili degli anni Venti, ci porta a contatto col mondo dell’artista, interprete di numerose vicende espositive tra le due guerre. Ci appare immediatamente il nitore dei suoi primi paesaggi calati in un’aura sognante, tra toni bruni, terrosi e malinconici, con una personale meditazione sulla pittura post-impressionista. E intanto, lungo il percorso espositivo, la sua pittura si arricchisce di declinazioni nuove, di orizzonti che si aprono sulle suggestioni sviluppate, nel corso degli anni Trenta, a seguito dell’amicizia con James Ensor, con il quale, in numerose occasioni, si trovò a discutere d’arte e con cui approfondì tematiche a lui molto care, come quella della maschera. Parallelamente il suo sguardo comincia a prediligere paesaggi urbani e industriali, la rappresentazione del lavoro dei minatori, dei pescatori, dei sabbionai, dei contadini: il lavoro e la fatica umana diventano temi fondanti della sua poetica. Da Verona a Milano, città in cui si trasferisce a partire dal 1944, avvia importanti relazioni con artisti quali Lilloni, De Rocchi e Carlo Carrà e la sua arte si accende di una dimensione nuova. Si trasforma in categoria del pensiero, perché in essa si coniuga contemporaneamente l’architettura del fare e dell’immaginare.
Ed è così che negli anni successivi, nel dopoguerra, sempre più a contatto con ambienti italiani ed europei, che Giuseppe Flangini raggiunge la pienezza artistica. La luce ereditata dalla grande pittura veneta asseconda ora un cromatismo sempre più forte e intenso mentre una sintesi formale essenzializza i suoi paesaggi che si caricano di gesto, di materia, di inedita forza espressiva e di una soggettività dirompente che porta alla luce una ricerca che si contamina coi grigi, coi neri, con i bianchi freddi e i colori di nebbia e di fumo che rimandano al Nord, ai luoghi in cui visse Van Gogh.
Emerge intanto un personale nordico romanticismo, venato di espressionismo che si accresce su inevitabili riletture: da Van Gogh a Utrillo, da Ensor a Laermans, da Dufy a Maurice de Vlaminck. E il linguaggio antico della pittura assume un vigore di novità inattesa, perché in grado di dare forma a passioni umane, a immagini esaltate dalle regole dell’armonia, da una felicità poetica che regala opere che sembrano nascere senza sforzo, senza difficoltà alcuna di tocco e di disegno. Gli ultimi anni di Flangini, dal 1959 al 1961, sono poi caratterizzati dalla genesi di un nuovo e felice cromatismo riconducibile alle esperienze dei fauves e di de Vlaminck in particolare, e le sue ultime opere diventano testimonianza del perdurare di una ricerca sempre aperta e vitale, tragicamente interrotta, nell’agosto del 1961, per avvelenamento da colore.