Cinzia Fiorese – Oltre il verde. Il cielo

Informazioni Evento

Luogo
LA COLOMBARA
Via Chiesa 7/a, 36066, Lupia di Sandrigo , Vicenza, Italia
Date
Dal al

da mercoledì a sabato 18-23
domenica 10,30-15,30 e 18-23
chiuso lunedì e martedì

Vernissage
06/02/2016

ore 18,30

Artisti
Cinzia Fiorese
Curatori
Francesca Rizzo
Generi
arte contemporanea, personale
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La millenaria torre di Lupia in provincia di Vicenza, da sei anni luogo di dialogo tra arte antica e contemporanea, accoglierà per due mesi le opere dell’artista bassanese Cinzia Fiorese.

Comunicato stampa

Oltre il verde. Il cielo. Personale di Cinzia Fiorese
La millenaria torre di Lupia in provincia di Vicenza, da sei anni luogo di dialogo tra arte antica e contemporanea, accoglierà per due mesi le opere dell'artista bassanese Cinzia Fiorese. La mostra dal titolo Oltre il verde. Il cielo, curata dalla storica dell'arte Francesca Rizzo, è composta da una trentina di grandi tele e sarà inaugurata sabato 6 febbraio alle ore 18,30 presso la torre colombara con la presenza dell'artista.

“Che l’occhio goda e l’anima si svegli”. È il sottile invito che traspare dalle opere di Cinzia Fiorese. Quella dell’artista è la proposta di un’immersione totale nel mondo naturale. Un autentico approccio alla visione del mondo che, per avere senso, può venire solo dal basso, dalla contemplazione del particolare.

Cinzia Fiorese ci propone le ultime ricerche artistiche sul tema delle magnolie e dei violini. Apparentemente due percorsi diversi, per quanto riguarda la scelta figurativa, il linguaggio e la gamma cromatica, ma il filo conduttore rimane il ritmo e il segno deciso e armonioso sulla tela. All'artista non interessa più di tanto il soggetto, pur rimanendo sempre allacciata ad una partenza figurativa. Che cos'è l'arte se non ritmo, gesto, colore che fa vibrare le corde dell'anima? Questi sono i valori di cui poter godere davanti ad un'opera di Cinzia Fiorese, così come si gusta la parola in una poesia. La pittrice ci offre lo studio, attento e quasi ossessivo, condotto su una serie di lavori dal medesimo soggetto: ore ed ore dedicate al dialogo silenzioso con l'oggetto, in un rapporto amoroso, come si fa quando si cura la relazione con una persona che si vuole conoscere a fondo. “L’artista o il poeta possiedono una luce interna che trasforma gli oggetti per farne un mondo nuovo, sensibile, organizzato, un mondo vivo che è in sé segno infallibile della divinità” diceva Matisse, dopo la scoperta dell’anima spirituale di ogni creazione artistica.

Si tratta di uno studio attento sull’eleganza della magnolia, sugli effetti riflettenti delle larghe foglie e sulla loro perfetta geometria. Alla ricerca strutturale si affianca quella cromatica così che le pareti della villa cinquecentesca, che accolgono i lavori, sembrano trasformarsi in un giardino che abbraccia l’osservatore e lo conduce ad ascoltare la continua danza dei secoli in cui la natura ha lasciato fiorire la presenza umana. Scorrendo con lo sguardo i dipinti in mostra si ha come la percezione di sentire una melodia: i verdi profondi delle magnolie sembrano cantare dimostrando un forte impulso verso la smaterializzazione intrisa di spiritualità. La musica si esprime attraverso la forma e il colore, attraverso una tavolozza che si arricchisce di sfumature e tonalità per lo più fredde e brillanti. Come suggeriva lo stesso Kandinsky il verde dona equilibrio essendo creato da due forze opposte, l’una verticale, acuta come il giallo e l’altra bassa come il blu. Il verde, colore orizzontale, è benefico per chi si sente stanco. Ma non è statico in quanto porta in sé lo slancio giallo dell’azione e la riflessività del blu. Così come il lavoro della natura è febbrile e pur calmo. “L’albero – diceva Munari - è l’esplosione lentissima di un seme”. Le sperimentazioni sulle tonalità del verde e sul loro impatto visivo ci riportano alla memoria le esperienze picassiane a La Rue des Bois, ai margini della foresta di Halatte, dove gli intrecci di fogliame si trasformano sulle tele in un incastro di volumi, resi con una semplificazione lineare e cromatica, vicini per sensibilità al primitivismo del Doganiere Rousseau.“Quando una forma è realizzata, è là a vivere la sua propria vita” sosteneva Picasso.
Non c’è improvvisazione in Fiorese. La forma delle foglie di magnolia è il risultato di un’attenta ricerca armonica di equilibri che ha condotto l’artista alla scoperta delle linee essenziali e pure, ripetute modularmente come in un mandala. E non è un caso che la magnolia compaia spesso al centro dei mandala orientali come albero sorgente di luce nella mistica della natura. “Gli alberi sono lo sforzo infinito della terra per parlare al cielo in ascolto” (Tagore). Nell’arte occidentale essa è simbolo di magnificenza ma anche di purezza e di pudore per i suoi candidi fiori, tanto che nel Settecento si sviluppò una ricca importazione di esemplari, come dimostrano oggi i secolari monumenti vegetali nei giardini delle ville venete. All’ansia, tutta europea, di accumulare ed appesantire anche le tele, Fiorese risponde con una pulizia di tratti meditati. Il colore non è mai aggressivo o combattivo. Nello studio della struttura fondamentale, l’artista offre un linguaggio che parte dal figurativo e sfiora l’astrazione. Gli alberi sembrano uscire dai bordi della tela e accogliere la vita, in primis lo sguardo; non vogliono essere indagati frontalmente ma dialogare con l’esterno, rendere partecipe, stimolare, calmare. L’esperienza dell’osservazione diventa estatica nello scoprire che la luce scivola sulle superfici, ne altera l’apparenza fisica, trasfigura le forme. Ne risulta una nuova proposta di guardare il mondo, molto più attenta e profonda, che va al di là degli opachi concetti e di qualche etichetta generica. Si tratta di un’educazione basata sull’esperienza e sulla contemplazione.
Cinzia Fiorese ci offre infine una profonda meditazione sul tema dell’appartenenza: noi siamo riflessi nel mondo che ci avvolge. Un luogo non è solo uno sfondo immobile ma è un personaggio vitale che raccoglie ed esalta i sentimenti di chi lo guarda. Sentirsi parte di un paesaggio, di una storia, ci fa risalire al significato più autentico del vivere.

Nei lavori dedicati ai violini si trovano sempre due strumenti in dialogo, in una sinfonia di colori terrosi, veneti, gioiosi come le note di Vivaldi o gravi come quelle Bach. Vi si coglie il riassunto delle traiettorie dell'archetto, nella singolare capacità dell'artista di mantenere sempre la freschezza del gesto istitivo, realizzato con il pennello o col gessetto, incidendo e graffiando le campiture piatte.
La medesima tecnica si ritrova nelle foglie di magnolia sintetizzate in un mandala per coglierne l'essenza, cancellando ogni segno inutile, nella continua ricerca di equilibrio. L'occhio attento, che spazia nell'universo della tela e vuole dedicare del tempo alla meditazione, può arrivare ad intuire la geometria che sta alla base di ogni lavoro e la forza che lo anima. Così apparirà il cielo, guardando la danza delle foglie in movimento, oltre il verde.

In occasione della mostra in Colombara l'artista Cinzia Fiorese ha realizzato una serie di Uova-D'après su carta, un omaggio alla ricerca artistica di Matisse, con cui vuole supportare l'impegno concreto dell'Associazione Da Kuchipudi a... Onlus per i progetti nei Paesi bisognosi del mondo.

L’artista
Cinzia Fiorese è nata a Bassano del Grappa.
Cresciuta in un ambiente artistico, dopo la formazione all’Accademia di Belle Arti di Venezia e l'esperienza all’University of Fine Arts di Cardiff, in Galles, ha partecipato a numerosi mostre collettive e personali. Tra le ultime esposizioni ricordiamo Mnemosinepresso la Galleria gli Eroici Furori di Milano nel 2012; la Biennale dell’Incisione Contemporanea a Palazzo Sturm di Bassano del Grappa nel 2013; Novecento nella Galleria 70 di Milano nel 2014 e la Biennale incisione G. Maestri a Palazzo Rasponi di Ravenna nel 2015.