Carnaval. Visual Art

Informazioni Evento

Luogo
FONDAZIONE MUSEO PINO PASCALI
Via Parco Del Lauro 119 (70044), Polignano a Mare, Italia
Date
Dal al

tutti i giorni (tranne il lunedì) dal 3 luglio al 30 agosto, dalle 17.00 alle 22.00.

Vernissage
03/07/2015

ore 19

Artisti
Luigi Presicce, Dario Agrimi, Mary Zygouri, Fate Velaj, Dušica Ivetić
Curatori
Giusy Caroppo
Generi
arte contemporanea, collettiva
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Cinque artisti di rilievo internazionale hanno affrontato, nel loro percorso creativo, tematiche inerenti al tema dell’identità e della maschera tramite modalità di ricerca e produzione che afferiscono all’arte relazionale e a tematiche socio-politiche.

Comunicato stampa

Cinque artisti di rilievo internazionale hanno affrontato, nel loro percorso creativo, tematiche inerenti al tema dell’identità e della maschera tramite modalità di ricerca e produzione che afferiscono all’arte relazionale e a tematiche socio-politiche.
Dario Agrimi e Luigi Presicce per l’Italia, Fate Velaj per l’Albania, Mary Zygouri per la Grecia, Dušica Ivetić per il Montenegro, sono stati invitati a Putignano a vivere le atmosfere della grande festa popolare del Carnevale per trarne suggestioni. Hanno così ideato e prodotto, ognuno, un’opera esposta e “raccontata” nella mostra collettiva di fine residenza, allestita alla Fondazione Museo Pino Pascali, a Polignano a Mare. La mostra di fine residenza che s’inaugura venerdì 3 luglio alle 19.00, dopo una conferenza di presentazione che avrà luogo sempre alla Fondazione, sarà aperta tutti i giorni (tranne il lunedì) dal 3 luglio al 30 agosto, dalle 17.00 alle 22.00.
CARNAVAL/VISUAL ART, curato da Giusy Caroppo con la direzione scientifica della Fondazuone Museo Pino Pascali, nasce nell’ambito del Programma di Cooperazione Transfrontaliera Grecia-Italia 2007-2013 attraverso il Progetto Strategico I.C.E. (Innovation Creativity Economy), organizzato dal Teatro Pubblico Pugliese in collaborazione con il Comune di Putignano e la Fondazione del Carnevale di Putignano, con la volontà di dare corpo ad un’idea innovativa che mira alla creazione di una Rete stabile delle Città Europee del Carnevale. Partner del progetto sono l’Assessorato al Turismo della Regione Puglia (capofila del progetto), Teatro Pubblico Pugliese, Apulia Film Commission, Regione dell’Epiro, Regione delle Isole dello Ionio, Regione della Grecia Occidentale, Unione Regionale dei Comuni della Grecia Occidentale, Technological Educational Institute of Epirus e il Teatro Regionale di Corfù.

Due i linguaggi che sono privilegiati nello sviluppo dell'azione CARNAVAL/VISUAL ART: l'arte figurativa ed il teatro, attraverso i quali il Carnevale dialogherà con le diverse culture europee.
Su questo filo rosso, si viene a creare un’osmosi tra usanze, tradizioni e caratteristiche identitarie attraverso l’interpretazione offerta dai linguaggi delle arti visive, grazie alla relazione con i territori e alla reinterpretazione del concetto di maschera e la sua valenza di significante, immagine acustica o visiva, ossia l’elemento formale, la ‘faccia esterna’ del segno.
Un perfetto matrimonio morganatico, quindi, quello tra Arte contemporanea e Carnevale che, al fine della produzione artistica, ha cercato in CARNAVAL/VISUAL ART lo scambio di esperienze con il luogo ospitante e le tradizioni rituali e artigianali in cui gli artisti sono venuti a operare attraverso l’esperienza della “residenza”, sollecitati dal tema guida: il Carnevale, festa popolare in cui tematiche religiose e pratiche pagane si incontrano nelle diverse tradizioni autoctone.
A febbraio scorso, durante le quattro sfilate del Carnevale più antico d’Italia, giunto ormai alla 621ª edizione, gli artisti sono stati ospitati a Putignano. A loro è stata offerta la possibilità di conoscere personalmente la manifestazione, la città ed il suo territorio e durante le residenze artistiche hanno potuto incontrare i protagonisti e i fautori del Carnevale e realizzare nuove opere, esposte per la prima volta in questa mostra collettiva.

GLI ARTISTI E LE OPERE:

DARIO AGRIMI_bio
Nato ad Atri/Pescara nel 1980, vive tra Trani e Torino.
Spazia dalla pittura alla scultura, dal video all’installazione, attraverso un linguaggio concettuale. Riconoscibile per una scultura di carattere iperrealista e per interventi destabilizzanti, tra equivoco e verità, tra sacro e quotidiano, tra sublimazione e pungente ironia. Un curriculum considerevole che si è arricchito con la partecipazione nell’ambito della sezione dedicata alle Accademie di Belle Arti, alla 54esima edizione de La Biennale di Venezia, nella sede delle Tese di San Cristoforo.

DARIO AGRIMI_l’opera
Non dice chi è, 2015
materiali vari
dimensioni variabili
L’opera è ispirata a una vicenda narrata nel Vecchio Testamento e alla figura di Helel, “Lucifero figlio dell’alba”, che nel racconto della “Caduta degli Angeli” (Bibbia, es. Isaia 14:3-20, e Apocalisse 12:3-4) è un cherubino, angelo portatore della luce del mattino, cacciato dal Paradiso insieme agli angeli ribelli. Lucifero tenta di tornare in Paradiso, mascherandosi e camuffandosi, prima da uomo, poi nascondendo il suo sguardo coprendo il capo con un telo nero. Nell’opera è colto il momento del tentativo di fuga, il “mentre” che lascia il dubbio se riuscirà a eludere i controlli e a far ritorno a casa. L’installazione è inquietante, tanto più perché la tradizione tende ad identificare Lucifero con Satana che tradotto dall’ebraico significa avversario: una figura ambigua e maligna, che ben si sposa con le simbologie carnascialesche, in equilibrio tra sacro e profano, tra bene e male.

LUIGI PRESICCE_bio
Nato a Porto Cesareo/Lecce nel 1976, vive e opera tra Porto Cesareo e Firenze.
Caratterizza il suo lavoro la ricerca di una poesia arcaica fuori dal clamore della scena contemporanea. È interessato a magia, religione, rituali, occultismo e arte popolare. Usa come medium privilegiato la performance, in cui il pubblico è ridotto al minimo. Nelle opere recenti associa figure storiche a eventi misteriosi, con luoghi primitivi e rituali. Crea immagini mitologiche indecifrabili e un nuovo codice linguistico che ferma in video e stampe fotografiche di grande raffinatezza ed equilibrio cromatico e spaziale. Ha vinto premi internazionali e partecipato a grandi kermesse tra le quali DOCUMENTA13 (Kassel).

LUIGI PRESICCE_l’opera
Santo Stefano, i coriandoli, le pietre, 2015
performance per un solo spettatore alla volta, accompagnato / Chiesa di Santo Stefano Piccolo, Putignano
foto Dario Lasagni / operatore video Daniele Pezzi
altre collaborazioni: consorzio I MAKE, associazione Labor Limae, Michele Manghisi, Studio Fotografico Francone
maschere: Deni Bianco, Luigia Bressan, Dino Parrotta, Renzo Antonello
costume dell’artista : Compagnia del Sole di Bari - carretto gentilmente offerto da Giuseppe Romanazzi
i performers: Grazia Conforti, Gianvito Giannini, Cesareo Intini, Rocca Lasaracina, Maria Luisa Rotolo, Maria Mastrangelo Tinelli, Maria Nasuto, Domenico Roberto, Nicola Vasca, Scipione Laera, Mario D'Aprile, Vincenzo Andresini, Damiano Andresini, Giuseppe Andresini, Lucy Bitetto, Dino Parrotta, Grazia Sportelli.
L’ispirazione del tableaux vivant - e della performance alla quale ha potuto assistere un solo spettatore per volta - è data da quello che è considerato il primo martirio della storia: la lapidazione di Santo Stefano, figura mistica a cui è legata la nascita del Carnevale di Putignano. Qui, alla fine del Trecento, alcuni contadini intenti a innestare le piante di vite – reiterando il rito delle “propaggini”– si unirono festanti al corteo dei Cavalieri di Malta che vi stavano traslando le reliquie di Santo Stefano, provenienti dalla città di Monopoli, al fine di proteggerle dagli attacchi dei saraceni. Concorre all’iconografia dell’insieme “Autoritratto con maschere” del 1899, dell’artista espressionista belga James Ensor, nel quale viene identificata la figura del santo - qui impersonato dall’artista - per tradizione rappresentato con alcune pietre conficcate in testa; ad ampliare la teatralità e la visione prospettica della scena, un gruppo di anziani, abbigliati da contadini nel giorno di festa e mascherati, posizionati su un carro, che rimandano a “L'albero di Guernica”, del regista del “Teatro dell’assurdo” Fernando Harrabal, che racconta con impeto visionario di lotte contadine antifranchiste.
FATE VELAJ_bio
Nato nel 1963 a Valona in Albania, risiede a Vienna.
Fate Velaj è un “artista totale” nonché una variegata personalità di caratura internazionale: pittore, fotografo, saggista, narratore, politico, curatore, è anche consulente per la diplomazia culturale del Primo Ministro del’Albania e ispiratore di iniziative pubbliche, commentatore e interprete di eventi politici e sociali, illustratore di pensieri e atteggiamenti sociali. Ma è soprattutto un viaggiatore che “documenta” con una fotografia dalla ritrattistica asciutta e che allarga lo sguardo al paesaggio e allo spazio urbano, e, parallelamente, esprime una pittura istintiva e dai colori accesi, vicina all’action painting.

FATE VELAJ_l’opera
La saga della gente dietro le maschere, 2015
Fotografie
stampa su forex e video in loop
Primo artista in residenza, ha vissuto tutte le fasi del Carnevale: dalla preparazione alla grande festa del Martedì Grasso. Durante la sua lunga visita a Putignano, ha scattato quasi 7.000 fotografie dalle quali ne ha selezionate 140, con l’obiettivo di raccontare un “proprio” Carnevale, a 360°, un’immersione totale nella grande festa malinconica e folle, in cui tutti almeno per un giorno si sentono bambini. Lo fa attraverso un progetto di installazioni fotografiche che descrivono volti, carri, gruppi e situazioni: una vera e propria saga, per la coerenza del tema – il Carnevale – accompagnata dall’incoerenza tipica della casualità voluta della cosiddetta “ritrattistica di strada”, dove c’è un appiattimento di età, colori, status sociale, oggetti, dove tutto è importante e niente è superfluo.

MARY ZYGOURI_bio
Nata ad Atene nel 1973, vive e lavora tra la Grecia e l’Italia.
È una performer che utilizza tecniche e modalità espressive diverse, per restituire analiticamente la stratificazione dei fenomeni che prende in esame attraverso quella pratica che viene definita “arte relazionale”. Il nucleo teorico delle sue esibizioni nella sfera pubblica si concentra su vari tipi di resistenza contro i potenti processi di soggettivazione e di assoggettamento. Nel 2014, in occasione dell’Aeschylia Festival ad Eleusi in Grecia, nella sezione “visual art” , Mary Zygouri è intervenuta in un grande progetto inedito insieme a Michelangelo Pistoletto.

MARY ZYGOURI_l’opera
Movimento in Semi-Libertà, 2015
Installazione e video-documento da performance
Dimensioni varie
Performers: Angelo Pugliese, Andrea Barretta, Teresa Delfine, Erwin Bianco, Rossana Marangelli, Giuseppe Fanelli, Giusy Romanazzi, Erika Bianco, Emanuele Guida
Collaboratori: Matteo Fraterno, Consorzio I Make, Associazione di Protezione Civile - Rangers di Putignano, Gianluca Derobertis, Michele Manghisi, Piernicola Leone, Jordi Chiafele, Dino Parrotta, Angelo Pugliese, APA di Putignano.
Operatori riprese video: Pasquale Polignano, Davide Capobianco, Marco D’Aprile
Regia Video: Pierdomenico Mongelli
Montaggio Video: Leonidas Papafotiou
Improvvisazioni vocali: Roberto Redavid
Mary Zygouri, durante il Carnevale di Putignano, ha notato gli apparati dei "3GeMec" - in cui un performer è collegato in una sorta di tandem a tre con due manichini - e ha deciso di replicarne il meccanismo individuando, durante un workshop, alcuni volontari-partecipanti, danzatori e attori che hanno poi scelto teste di manichino somiglianti a se stessi. Zygouri ha previsto la messa in azione di queste composizioni tra umano e inerte in una performance pubblica coordinata dal consorzio I MAKE, tenutasi all’interno dell’Ex Carcere di Putignano, mettendola in relazione con la visita dell’allora Presidente della Repubblica Sandro Pertini nel 1979 alla cella di Antonio Gramsci, nel vicino carcere di Turi. Il senso di solitudine, straniamento, costrizione è stato esasperato dalla stretta vicinanza dei partecipanti alla performance che ha visto i 3GeMec di Zygouri muoversi spasmodicamente, mentre l’artista declamava alcuni passi delle “Lettere dal carcere” di Gramsci. Il progetto vuole, nelle intenzioni di Zygouri, mettere in rilievo la sommatoria che porta all’idea stessa di “Carnevale”, una ricorrenza che unisce gli aspetti “civile, sociale e rituale”, generando una sorta di mondo parallelo a quello comune e che nasce assolutamente fuori dalle istituzioni –la festa del Carnevale non è stata voluta dalla Chiesa, né dello Stato – e che ha la particolarità di vedere, uno accanto all’altro, l’attore con lo spettatore, il sacro e il comico, rivelandosi pertanto una zona di mezzo, “borderline” tra arte e vita.

DUŠICA IVETIĆ_bio
Nata a Kotor in Montenegro nel 1981.
La sua ricerca si sviluppa in particolar modo nel campo concettuale e della videoarte, alla quale accompagna una produzione pittorica di carattere figurativo neo-espressionista, mixando le due arti attraverso elaborazioni di post produzione che accentuano il carattere visionario e straniante – sempre estremamente poetico – delle sue opera. Attiva anche in Italia, ha vinto premi e partecipato a residenze e scambi culturali tra Paesi delle due sponde del Mediterraneo. Tra le mostre italiane: “Centro-Perferia” organizzate da Federculture a Palermo e Roma e la produzione collettiva “Opera all’Umanità Migrante” a Otranto.

DUŠICA IVETIĆ_l’opera
As Above, So Below, 2015
Installazione
carta di giornale
dimensioni: 2 x 3 metri, peso: 1 tonnellata
in collaborazione con Deni Bianco
L’opera, realizzata a Putignano durante la residenza in collaborazione col “maestro cartapestaio” Deni Bianco, si ispira alla "materia prima" del Carnevale, la carta: migliaia di numeri della Gazzetta del Mezzogiorno, per un peso di oltre una tonnellata, sono stati concessi al fine di realizzare quest’opera che, col proprio volume mastodontico potesse alludere alla possenza dei carri e insieme, all’anteporsi tra i giorni di caos e ordine della vita dove tutto è “un uguale”, caos come ordine, paradiso come inferno e l’unica differenza è nella strada che bisogna percorrere.... Per questo ha compattato la struttura in un solido e incombente “muro” di giornali dove è racchiuso “il quotidiano” come materia base del fare artigianale. Da qui il titolo “As above, so below”, “com’è sopra, così è sotto”.