Fotogrammi

Informazioni Evento

Luogo
GALLERIA MICHELANGELO
Via Giovanni Giraud 6 (00186) , Roma, Italia
Date
Dal al
Vernissage
07/11/2014

ore 19

Artisti
Beatrice Zagato, Mafalda Guarente
Generi
fotografia, doppia personale
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Per l’una è la prima mostra, il suo lavoro intimo e irrinunciabile diviene ora fatto collettivo, oggetto di giudizio e di affetto. Per l’altra è un gradito “ritorno” in Italia, mentre sempre più si afferma nella sua seconda patria, la Spagna, sede del suo atelier. E per l’una e l’altra, Mafalda Guarente e Beatrice Zagato, è avventura dello spirito “mettere in scena” le proprie opere insieme.

Comunicato stampa

Roma – Per l’una è la prima mostra, il suo lavoro intimo e irrinunciabile diviene ora fatto collettivo, oggetto di giudizio e di affetto. Per l’altra è un gradito “ritorno” in Italia, mentre sempre più si afferma nella sua seconda patria, la Spagna, sede del suo atelier. E per l’una e l’altra, Mafalda Guarente e Beatrice Zagato, è avventura dello spirito “mettere in scena” le proprie opere insieme, far sì che si guardino come in uno specchio fatato, ciascuna un istante irripetibile di un’unica narrazione, sotto l’attenta regia del gallerista Fabio Cozzi.

La nuova esposizione-evento romana si chiama “Fotogrammi”, e sarà inaugurata alla Galleria Michelangelo di via Giraud 6, venerdì 7 novembre 2014 alle ore 19:00 (giornata inserita nel circuito VinoForum, grazie alla partecipazione della Tenuta Corbinaia che offrirà un rinfresco doc).

In “Fotogrammi” – che presenterà Guarente e Zagato rispettivamente attraverso i testi critici di Otello Lottini e Barbara Codogno - ogni quadro è uno scatto che cattura lo spazio e se ne impossessa, ferma il tempo e lo mette in attesa, così che percorrere ad un solo sguardo le due serie di opere è privilegio particolare, che interroga il gusto di chi guarda ma anche il suo vissuto. L’astrazione caldissima di Zagato, che con le linee dei palmi delle mani crea vortici e sinuosità immancabilmente scavando un percorso di emozioni, dialoga con le geometrie scomposte e le figure frattali di Guarente, omaggio volontario e trasfigurante all’arte futurista che fonde protagonisti e sfondo nelle sfumature di colore e chiama l’immaginario collettivo a diventarne co-autore.

“Una mostra e soprattutto la prima mostra – racconta Mafalda Guarente - è come un esordio in palcoscenico. L’ansia, la tensione, l’emozione sono le stesse. Nell’esporre le proprie opere, però, in più si avverte, secondo me, anche la sensazione di andare a svelare le parti più profonde di sé stessi. Ora che mi avvicino al giorno della inaugurazione, provo il timore di far scoprire agli altri tutto quello paradossalmente proprio io voglio fare uscire”.

"Fotogrammi" - aggiunge Beatrice Zagato - richiama “l'idea di un' istantanea ovvero uno scatto con cui noi cerchiamo di fissare un' immagine, affinché non sfugga quel particolare momento o cosa che abbiamo di fronte e stiamo vivendo, mantenendone così il ricordo e allo stesso tempo facendola nostra per sempre. Quello scatto ci trasforma da spettatori ad artefici. Tutto ciò ha a che fare con il tempo, e di conseguenza con lo spazio: anche la mia pittura. Nello scatto noi immobilizziamo il tempo, in modo tale da poter far perdurare infinitamente un solo attimo”.

Attimo per attimo, nelle opere di Guarente “la figura originaria si trasforma, si scompone e rimane tutt’uno con il fondo perché i colori sono sempre gli stessi in ogni parte del quadro. Il soggetto, però si vede, si capisce lo stesso, non ha necessità di essere dettagliato: l’osservatore può scoprire da solo i dettagli che vuole vedere”. Un artista può ambire alla creazione di una opera d’arte solo quando comincia ad abbandonare il tratto accademico e finalmente scopre la propria modalità artistica, un processo più o meno lento, ma definitivo; resta, in Guarente, comunque, l’influenza, nata dall’osservazione ammirata rispettosa e devota, dei Grandi Maestri del Futurismo.
“L’artista – scrive nel suo testo critico Otello Lottini - sviluppa il suo peculiare linguaggio pittorico, basato su pochi ed essenziali motivi compositivi, in una sorta di fantasia astratta, in cui la corporeità appare virtualizzata, nel senso che le immagini si presentano sotto forma di suggestive apparizioni. La sua operazione pittorica consiste nel togliere il soggetto dalla mera abitudine visiva – che lo neutralizzate e banalizza – per farlo entrare nell’orbita della rappresentazione estetica. Il referente fotografico della realtà, insomma, diventa la percezione iniziale, lo stimolo e il punto di partenza funzionale, per la realizzazione di un nuovo oggetto artistico. Così,la riproducibilità seriale delle foto si trasferisce nell’unicità dell’opera pittorica, che ascende a una vita più essenziale, nella sua realtà estetica e nella sua irrealtà visiva. Le immagini di questi quadri, pertanto, sono frutto di una metamorfosi: nel passaggio da un sistema di segni all’altro, coinvolgono l’osservatore in un’avventura della percezione e della visione, che si traduce in attività interpretativa, che interpreta l’interpretazione del mondo”.

Attimo per attimo, nelle opere di Zagato, nelle linee più o meno marcate, a volte solo accennate ed altre molto evidenti, linee che sono il palmo della mano, ripetuto mille volte, con più o meno forza, si realizza una gestualità che determina un ritmo, cadenzata dal tempo che inesorabilmente scorre. Nella superficie del quadro però (che è e rappresenta lo spazio) il tempo è come sospeso, un eterno presente. “Il nostro passato presente e futuro, racchiusi nella nostra mano, sono tutti insieme: il passato non è morto ma rivive nella misura in cui noi lo facciamo rivivere, il futuro è presente, cioè scritto oggi da noi attraverso la nostra volontà e i nostri sentimenti”, dice la pittrice. “Una pittura soprattutto astratta, concettuale e sperimentale, perché a Zagato interessa dipingere “sopra tutti i tipi di materiali, carta, legno e tela, preparata e non, scoprire come reagiscono: infatti, al di là del loro utilizzo tradizionale, è come se ognuna avesse un linguaggio proprio. Il colore ha una grande importanza simbolica, per ciò che rievoca ed il sentimento che suscita”.
“Ora – spiega la critica Barbara Codogno - non sono più soltanto i pennelli, agisce la mano. La mano che ha in sé la linea del destino. Il proprio. La mano che si costruisce il destino, lo forgia con coraggio, amore, disperazione, rabbia, fiducia, sollievo, speranza. La mano che si posa lieve sulla carta, la mano che imprime un ritmo, la mano aperta pronta ad accogliere la verità. E la carezza. La mano in trasparenza che crea mondi leggeri di farfalle e gocce di pioggia e voli di uccelli nel radioso meriggio e rose rosse, assetate di amore e vita. In questo riappropriarsi del gesto pittorico primigenio, la pittura con la mano, si avverte uno spostamento che da concettuale (opere del primo periodo) si sta facendo fisico, organico; e non si esclude l'ipotesi che l'autrice sia sulle tracce di un figurativo che, c'è da giurarsi, sgorgherà sempre dalla sua personale e originalissima visione, dalla sua sincerità, sempre commovente. Vero dono”.

Mafalda Guarente è nata a Roma dove ha sempre vissuto e lavora. Diplomata al liceo classico e laureata in giurisprudenza,dopo aver lavorato in aziende e ministeri, da tempo è impegnata come membro dei “ nuclei di valutazione” dei dirigenti nel settore pubblico. Da sempre, però, ha la vocazione per l’arte, una passione che le scelte di studi suggerite dalla famiglia le impongono di seguire da autodidatta. Socia di CentrarteMediterranea, Mafalda riconosce nella segretaria generale dell’associazione, Solveig Cogliani, la persona che l’ha spinta a non tralasciare la sua vocazione, con parole di incoraggiamento e adesione sincera alle sue urgenze d’artista. Non a casa, già adulta e professionalmente realizzata, Mafalda intraprende il percorso di studi dell’Accademia delle Belle Arti, nel frattempo rivolgendo uno sguardo rapido e curioso anche nel campo teatrale. Mafalda ha dunque lavorato come aiuto regista di Luigi Di Majo (direttore, regista e spesso protagonista delle messinscena di “Toghe in giallo” nonché autore di programmi televisivi e famoso difensore legale nelle principali controversie che hanno scosso il mondo del cinema e del teatro, compresa una inarrivabile difesa de “L’ultimo tango a Parigi”). Con Di Majo, Guarente lavoroa a “Frati, Mafia, e Delitti” (sul caso dei Frati di Mazzarino), “Delitto ad Argo”(sul processo per l’omicidio di Agamennone) di Cinzia Tani, de “Il mistero del delitto Bebawi”( sul più sensazionale processo del ‘900, celebrato negli anni ’60) tratto da “Coppie assassine” di Cinzia Tani. In questa ultima, Mafalda calca anche il palcoscenico, nel ruolo di “giudice a latere” nel debutto e di “membro giurato” nelle successive repliche. Diplomata alla Rome University of Fine Art e specializzata nella pittura ad olio, Mafalda frequenta per vari anni anche i “Corsi di Nudo” sempre alla Rufa.

Beatrice Zagato nasce a Padova, si laurea in giurisprudenza con una tesi sulla “Libertá dell’arte” nella Costituzione italiana alla luce dei principi fondamentali riconosciuti dal diritto internazionale e comunitario. Nel 2008 si trasferisce a Barcellona, studia arte all’Accademia di Belle Arti Massana, entrando a contatto con il mondo artistico catalano e partecipando a numerosi eventi culturali che la città offre ai giovani artisti. Lavora come legale a Barcellona e Roma, presso gli studi legali Rives & Co e Lemme Avvocati Associati, specializzati nel diritto penale, proprietá intellettuale, tutela dei beni culturali e diritto dell’arte. Dal 2010 apre il suo atelier in un’antica fabbrica di Barcellona dove, insieme a più di trenta artisti di differenti discipline artistiche, realizza le sue opere. I suoi lavori sono stati esposti presso: Hotel Giorgione (Venezia, 2014), Mezanina Espai (Barcellona, 2014), Galleria de Magistris (Milano, 2014); Galleria Bornart (Barcellona, 2013), Scuderie di Palazzo Moroni (Padova, 2013), Gb Luxury Hotel (Abano Terme, 2013), Centro Gallego Palau Guell (Barcelona, España, 2011). Ha partecipato a: Fiera dell’arte di Antibes (Nizza, 2014), Fiera dell’arte di Bologna (Bologna, 2013); Street Art festival Maria Canals “Play me I’m yours” (Barcellona, 2010).

La Galleria Michelangelo di Fabio Cozzi ospita tredici artisti, da Solveig Cogliani a Claudio Bissantini, da Antonio Tamburro a Luigi Doni, e ad oggi ha ospitato oltre trenta eventi legati al mondo dell’arte, curando nel contempo undici tra cataloghi e libri d’arte.