Autunno a Vienna. Cinque appuntamenti da non mancare

Raggiante, intrepida, spavalda. La città si proietta d’un colpo nel periodo artistico più intenso dell’anno. In cartellone, pressoché tutte le formule di rito delle ricorrenze annuali, quelle dagli indizi già noti. Fiere, festival, “percorsi di passione”, settimane di questo e di quest’altro, lunghe notti, eccetera. E con protagonisti anche italiani.

Qui Vienna. Gli eventi, tutti di respiro internazionale, con cui avremo a che fare tra metà settembre e metà ottobre, godono di una discreta tradizione: eventi che a tutti gli effetti agiscono da potenti motori di ricerca dell’emotività collettiva. Nascono dei dubbi, però, sulla validità della strategia complessiva intrapresa dai vari promoter nel comprimere in meno di un mese una quantità incalcolabile di appuntamenti, giacché ogni manifestazione è, di per sé, un insieme di numerosi microeventi. Un fattore che per l’arte potrebbe determinare un contraccolpo inatteso di autolesionismo per eccesso di offerta. Per il pubblico, invece, può concretizzarsi in un nomadismo metropolitano a dir poco esasperato per una proposta oltre i limiti. Siamo al paradosso di invocare la nascita di una unione sindacale del “fruitore d’arte”, che all’occorrenza proclami lo sciopero generale per sovraccarico di lavoro gravante sulla categoria.
Nell’attesa, ecco il nostro portolano – si fa per dire – improntato alla navigazione a vista, con cinque principali punti d’approdo.

CURATED BY_2018 (14 SETTEMBRE – 13 OTTOBRE)

Barbara Hammer, Multiple Orgasm, 1976. Courtesy the artist and KOW

Barbara Hammer, Multiple Orgasm, 1976. Courtesy the artist and KOW

Curatori da ogni parte del globo con le migliori intenzioni: allestire mostre in piena autonomia nelle sedi di 21 gallerie tra le più in vista di Vienna, tutte presenti poi alla Vienna Contemporary. È una sorta di festival alla decima edizione che, come la grande fiera viennese, intende riflettere sui processi che hanno distinto la metropoli austriaca nel catalizzare e determinare tendenze artistiche e culturali dalla modernità all’era contemporanea.
Mostre, dunque, a cui va rivolta una particolare attenzione sia per quanto riguarda il ruolo creativo dell’artista, sia le pratiche operative e i metodi interpretativi dei curatori. In questo gioco di regia approdano a Vienna due italiani: l’attuale direttore della GAMeC di Bergamo, Lorenzo Giusti, per la Galleria Hubert Winter, presentando due artisti, la siriana Simone Fattal e Francesco Gennari; la giovane “londinese” Attilia Fattori Franchini, curatrice della sezione Emergent nella scorsa edizione del miart, la quale è ospite della galleria Nathalie Halgand insieme a una cospicua schiera di artisti, Darren Bader, Noah Barker, Tony Cokes, Nik Geene, Michèle Graf & Selina Grüter, Luchita Hurtado, Gili Tal.

https://curatedby.at

VIENNA CONTEMPORARY 2018 (27 – 30 SETTEMBRE)

Thom Puckey, Isabelle Schiltz as Crawling Figure, 2010. Courtesy Annie Gentils Gallery

Thom Puckey, Isabelle Schiltz as Crawling Figure, 2010. Courtesy Annie Gentils Gallery

Quarta edizione di una fiera dedicata unicamente al contemporaneo, e sempre in attesa di diventare “maggiorenne”. D’altronde, l’esito lusinghiero della edizione 2017 lascia ben sperare. La cornice ambientale della Vienna Contemporary resta l’iconica Marx Halle, congeniale e bella nella sua veste industriale del secondo Ottocento. Alla conduzione della fiera, che solitamente appariva un po’ statica e lineare, la biondissima – come definirla altrimenti? – direttrice artistica kazaka Christina Steinbrecher-Pfandt, sembra voler mettere qualche marcia in più vivacizzandone l’ossatura nelle differenti aree tematiche.
Di conseguenza, la manifestazione pare voler attenuare un po’ la connotazione da “meeting point” tra l’est e l’ovest delle geo-culture artistiche europee. Ciononostante resta la sezione Focus, quest’anno dedicata all’Armenia. Tra le sezioni collaterali alla classica area fieristica, c’è come sempre Zone 1, con artisti under 40, nati o che hanno vissuto in Austria; artisti con la capacità di guardare da vicino la realtà della condizione umana e le storie della vita quotidiana. Si inaugura, poi, la sezione Explorations con un ampio spettro di pratiche artistiche dall’approccio “avanzato”. Resta comunque la spiccata internazionalità delle origini con 27 Paesi esteri per 109 gallerie, delle quali solo 38 (41%) sono austriache.
Raddoppia, rispetto all’anno scorso, il numero delle gallerie italiane, salendo così a quattro presenze: la Alessandro Casciaro di Bolzano, la Doris Ghetta di Ortisei, la Privateview di Torino, la Michela Rizzo di Venezia. Cos’è che le spinge fino a Vienna, dato che le trasferte all’estero comportano sforzi supplementari sotto ogni profilo? Doris Ghetta, titolare della omonima galleria, e già presente lo scorso anno, dice di trovare l’ambiente viennese molto interessante. “Ed è logico, giacché vi si supportano economicamente gallerie, artisti e curatori; di conseguenza Vienna può vantare una notevole ricchezza di tutte le arti”. Riguardo all’apparato organizzativo della Vienna Contemporary, il parere di Doris è altrettanto positivo: “Il team dei curatori è molto professionale e molto vicino agli eventi più importanti dell’arte contemporanea. E, in fondo, i costi sono in linea con altre fiere europee”. La sua galleria presenterà i lavori di tre scultori, gli altoatesini Aron Demetz (ben noto in Italia dopo la sua recente mostra al MANN di Napoli) e Arnold Holzknecht, insieme alla viennese Sophie Hirsch.
La presenza della Galleria Alessandro Casciaro (ex Goethe) è, al tempo stesso, un debutto e un ritorno, giacché in anni ormai lontani fu presente a numerose edizioni quando la fiera era targata Viennafair, con sede in zona Prater. “Solo che” – dice Alessandro Casciaro in persona – “il nuovo marchio fieristico ha implementato il touch internazionale”. Riguardo alla strategia espositiva, ci anticipa che “rispecchierà fedelmente il percorso intrapreso dalla galleria, cioè un dialogo tra generazioni artistiche attuali e quelle storicizzate”. Ossia, Giovanni Castell e Antonello Viola da un lato, e dall’altro Carla Accardi e Agostino Bonalumi.
Un po’ di scetticismo emerge invece nelle parole di Michela Rizzo, titolare della omonima galleria sull’isola della Giudecca quando ci dice con franchezza che quella di Vienna le è sembrata una fiera interessante e in crescita, ma “non le nascondo che qualche dubbio mi assale… incrocio le dita”. E aggiunge: “Intendo costruire uno stand d’impatto. Darò spazio a qualcosa che riguarda il territorio e il paesaggio, quindi avrò lavori di Hamish Fulton, uno dei padri fondatori della Walking art, insieme a lavori di Michael Hoepfner e Antonio Rovaldi. Aggiungerò pittura con i paesaggi sospesi di Pierpaolo Curti e le indagini antropologiche di Ryts Monet, un giovane che tra l’altro risiede a Vienna”.

www.viennacontemporary.at/en/

PARALLEL VIENNA 2018 (25 – 30 SETTEMBRE)

Elke Andreas Boon, Boat #5, 2017. Courtesy Annie Gentils Gallery

Elke Andreas Boon, Boat #5, 2017. Courtesy Annie Gentils Gallery

Parallel, neanche a dirlo, vuole essere una fiera parallela alla Vienna Contemporary, sia per cadenza temporale sia, naturalmente, per materia di competenza. Ma di sicuro vuole essere – ed è – qualcosa di molto alternativo a essa come immagine e come strategia, restando fuori dalle logiche della speculazione. È briosa, affollata di opere e di pubblico, cambia ogni anno – o quasi – la propria dimora, che non è mai uno dei tipici padiglioni da fiera commerciale, prediligendo invece architetture dismesse di ex uffici statali e non, con molti piani, lunghi corridoi e piccole stanze laterali, spesso scalcinate.

E ogni stanza si trasforma in uno studio d’artista. Annualmente vi aderiscono circa 400 espositori, nazionali e internazionali, con artisti giovani e sconosciuti accanto ad artisti noti. Negli acquisti delle opere, il più delle volte si tratta direttamente con gli autori, dato che un buon numero di essi gestisce autonomamente lo spazio espositivo.

http://parallelvienna.com

VIENNA DESIGN WEEK 2018 (28 SETTEMBRE – 7 OTTOBRE)

Michael Kirkham, Obst und Gemüse, Frisch und Verdorben, 2017. Collection of Centraal Museum, Utrecht

Michael Kirkham, Obst und Gemüse, Frisch und Verdorben, 2017. Collection of Centraal Museum, Utrecht

È la solita settimana anomala dell’anno dedicata al dio design, creata per durare dieci giorni, e da sempre infaticabilmente diretta da Lilli Hollein. Contagiata dall’architettura in molte sue espressioni, la manifestazione cambia, come Parallel, ogni anno quartier generale insinuandosi in stabili in stato di abbandono, sottolineandone bensì il valore storico, architettonico e/o urbanistico, rilevandone la necessità del recupero. Come è ovvio, il luogo diviene per l’occasione punto di eventi, di incontri, di smistamento delle informazioni, o semplicemente spazio per party oceanici, come quello inaugurale. Quest’anno, dodicesima edizione della Vienna Design Week, è stata scovata un’oasi cittadina chiusa, con un parco dagli alberi maestosi; è di proprietà pubblica, recintata e inaccessibile. Ci si arriva da una strada senza sbocco. Si tratta di un vecchio ospedale, l’ex Sophienspital nella minuscola Apollogasse 19 (diramazione della Kaiserstrasse), costruito tra il 1879 e il 1881, con un ultimo lavoro di ampliamento eseguito negli Anni Novanta, dopo di che l’abbandono e le tenebre. Tuttavia, oggi il suo futuro appare roseo, visto che si è progettato di farlo diventare un campus studentesco e residenziale.
Tra le sezioni di rilievo su cui, di anno in anno, la “settimana” concentra molta attenzione, avendo sempre di mira il rinnovamento, c’è Guest Country, ovvero il dare ospitalità a un Paese europeo, mostrandone il lavoro creativo. L’ospite di questa edizione è la Polonia. Con gli appuntamenti della sezione Stadtarbeit si sperimenta la potenza del design nel rendere più belle e vivibili le città, mettendo in cantiere anche progetti sociali; in questo ambito ce ne sono alcuni realizzati in collaborazione con la Caritas. Nel caso dei Passionswege (percorsi di passione), la “settimana” viennese si propone di portare dei designer, anche dall’estero, a collaborare con officine artigiane e fabbriche per un reciproco arricchimento delle esperienze tecniche e creative. Complessivamente, si aggirano intorno ai duecento gli appuntamenti con i piccoli e i grandi eventi nei dieci giorni di questa Vienna Design Week.

www.viennadesignweek.at

DIE LANGE NACHT DER MUSEEN 2018 (6 OTTOBRE)

Juri Georg Dokoupil, Untitled, 2017. Courtesy Galerie Karl Pfefferle

Juri Georg Dokoupil, Untitled, 2017. Courtesy Galerie Karl Pfefferle

È semplicemente la lunga notte dei musei, a Vienna e in tutta l’Austria, dalle 18 all’1, con in lista 713 siti non virtuali da visitare. È un evento globale inserito negli appuntamenti artistici che più contano, solo che in ogni Paese si celebra in una data differente. Tanto meglio, così, volendo o potendo, queste notti si possono vivere tutte.

https://langenacht.orf.at

Franco Veremondi

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Franco Veremondi

Franco Veremondi

Nato a Perugia, residente a Roma; da alcuni anni vive prevalentemente a Vienna. Ha studiato giurisprudenza, quindi filosofia con indirizzo estetico e ha poi conseguito un perfezionamento in Teoretica (filosofia del tempo) presso l’Università Roma Tre. È giornalista pubblicista dal…

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