Contemporary Istanbul. La fiera sul Bosforo compie 13 anni

Va in scena al Centro Congressi la 13esima edizione di Contemporary Istanbul. Una fiera in crescita, calata nella realtà di un Paese alle prese con gravi difficoltà. A partire dal tremendo deprezzamento della valuta locale.

La situazione non è certo delle migliori. Se il mercato regge ancora senza grandi scossoni, se i musei (soprattutto privati) continuano a nascere, le ripercussioni del deprezzamento della lira turca non si faranno attendere. Lo ammette senza mezzi termini Ali Güreli – chairman della fiera e della neonata Contemporary Istanbul Art Culture and Education Foundation – parlando con la stampa internazionale durante l’incontro che precede la visita in anteprima della 13esima edizione di Contemporary Istanbul.
D’altro canto, un crollo che sta raggiungendo il 30% nei confronti del dollaro (e dell’euro) non è cosa da poco: significa che il potere d’acquisto dei turchi è abissalmente diminuito, con conseguenze altrettanto pesanti per quanto concerne la politica interna – senza entrare nei dettagli: in questo modo si sta sviluppando lo scontro fra Erdogan e una parte dello Stato, ovvero la Banca Centrale turca.
Il clima è dunque tutt’altro che rilassato, a fronte di una fiera che – inevitabilmente ignara di tutto ciò in fase di preparazione – sta crescendo a ritmi non forsennati ma costanti, anche grazie a un intelligente programma di Gallery Support, volto appunto a supportare finanziariamente alcune gallerie per la loro partecipazione alla fiera. Ai nastri di partenza quest’anno, 83 gallerie da ben 22 Paesi, comprese le italiane Antonio Colombo, Eduardo Secci, Alberta Pane (divisa fra Parigi e Venezia), Galleria Continua (da San Gimignano alla conquista del mondo) e Liquid Art System (con sede anche a Istanbul).

Contemporary Istanbul 2018. Hercules Selfie di Emre Yusufi da Galeri Baraz

Contemporary Istanbul 2018. Hercules Selfie di Emre Yusufi da Galeri Baraz

UNA SELEZIONE (TROPPO) GENEROSA

Non che ci sia poco da fare per il comitato artistico. Soprattutto a livello di selezione delle gallerie nazionali, che poi significa sostanzialmente Istanbul e una sparuta presenza da Ankara. Abbonda infatti un gusto kitsch che guarda al Golfo ma senza i denari presenti laggiù. Scorrono così busti pseudo-greci incoronati da neon (Volkan Aslan da Pi Artworks di Istanbul), un Ercole intento a farsi un selfie, e ci si può pure piazzare sull’apposita pedana per un autoscatto di coppia (Emre Yusufi da Galeri Baraz di Istanbul), un intero stand con le caramellone riflettenti di Laurence Jenkell (Artmedy di Vallauris), un altro a tema animalier per “colpa” di Matthias Verginer (Liquid Art System da Capri, Positano, Anacapri, Istanbul e Londra), e ancora i fiammiferi fuori scala con la capocchia a forma di testa umana (da Mark Hachem di Parigi, New York e Beirut). E pare ci marcino anche marchi storici come Marlborough, che concede veramente troppo a glitter e colori fluo.
Se proprio occorre attirare l’attenzione, lo si può fare con lavori ironici ma non sguaiati, questo è lapalissiano. Il miglior esempio in fiera: l’Escaping cactus dell’artista curda Nilbar Gures che apre lo stand di C24 Gallery (New York).

BOOTH DA NON MANCARE

Fra gli stand meritevoli di menzione, Archeus / Post-Modern di Londra, con una selezione concettuale e optical che spazia da Enrico Castellani a Maria Apollonio, da una bella serigrafia di Andy Warhol (Red Lenin, 1987) a un’altra di Richard Prince (Untitled (A Traveling Salesman…), 1987). Buona prova anche per Nosbaum Reding dal Lussemburgo e per Plan B (Cluj e Berlino) con Gheroghe Ilea e David Nuur.
Sul fronte interno, da citare Galeri 77, in particolare con la pittura di Gurgen Babayan e Daron Mouradian e la scultura di Mikayel Ohanjanyan, mentre Galerist si distingue grazie ai collage semplici ed efficaci di Burcu Yagcioglu e ai sorprendenti lavori di Rasim Aksan, realizzati a matita colorata e aerografo.
Allestimento coraggioso e al limite – ripetiamo: al limite, quindi potente – del kitsch per SMAC (trilocata in Sudafrica fra Cape Town, Johannesburg e Stellenbosch) con la personale di Johann Louw, ma ancor di più per RED Art di Istanbul, che accosta pupazzetti e riproduzioni in scala 1:1 di personaggi fantasy a opere di cruda denuncia sociale e politica. E da queste parti non è affatto semplice o scontato.

Contemporary Istanbul 2018. CCTV d'artista alla Zilberman Gallery

Contemporary Istanbul 2018. CCTV d’artista alla Zilberman Gallery

MI SI NOTA DI PIÙ…

Si fatica un poco a notarlo, poiché l’assenza è discreta per definizione: dov’è la politica in questa fiera? Dove la denuncia? Dove sono i corpi, magari nudi, magari di donna? Poco o niente di tutto ciò si vede fra gli stand. Qualche segnale appena, come il succitato stand di RED Art, o le telecamere di sorveglianza in forma di opere d’arte che espone sia Zilberman (Istanbul e Berlino) che Pilot di Istanbul (Halil Altindere, Angel). Anche per quanto riguarda la nudità, il tabù è infranto qua e là, ma fra le pareti dei magazzini o nelle zone più interne degli stand.
Come reagiscono a questo clima le gallerie internazionali? Di fatto non reagiscono. Per rispetto nei confronti del Paese ospitante o per la logica sempreverde del business-is-business? Il processo alle intenzioni esula da questo reportage e invitiamo perciò il lettore a valutare – un esempio fra tanti – la scelta di Almine Rech (Parigi, Bruxelles, Londra e New York), che a Istanbul si presenta con due opere del 2010 di Zlad Antar, Allah Tower II e Burj Khalifa II.

SIGNORA PITTURA

Abbonda la pittura figurativa in questa edizione di Contemporary Istanbul. Qualità altalenante ma qualche buon esempio si scova da Ethan Cohen di New York e, grazie al tocco rinascimentale di Katerina Belkina (in The Sinner del 2014, il riferimento esplicito è a Cranach il Giovane), da Faur Zsófi di Budapest.
Livello notevole per due solo show: Atelier Rose&Gray di Manchester dedica le sue pareti ai disegni e ai dipinti di Stephen Chambers RA (consigliamo l’osservazione attenta della serie 50 Ways To Knock You Down); mentre Gibbons & Nicholas di Dublino si concentra sui glitch di Sean Molloy applicati a piccole tele dal sapore d’antan, tra viali di cipressi e marine turneriane.
Ottima, infine, la prima prova fieristica di Sector 1, galleria di Bucarest aperta da appena un anno, che porta a Istanbul alcuni esponenti della scuola di Cluj, dal capostipite Ioan Sbarciu al ben più giovane Pavel Grosu.

Excuse My French. João Vilhena, Fouille Courageuse, 2015. Courtesy Alberta Pane

Excuse My French.João Vilhena, Fouille Courageuse, 2015. Courtesy Alberta Pane

I PROGETTI SPECIALI

Doppia menzione per due progetti speciali organizzati dalla fiera. A cominciare da Plug-in, dedicato ai new media. Purtroppo durante la nostra visita l’allestimento era ancora in corso (nulla di grave: mega rassegne come Documenta hanno ritardi ben più clamorosi) ma è da salutare con interesse la capacità di coinvolgere un main sponsor tecnico come Siemens nella produzione.
Inedita invece la formula del Paese straniero invitato: si tratta infatti di un’area aperta che ha coinvolto collettivamente undici gallerie francesi (da Alberta Pane ad Antoine Levi, da Art: Concept a Jocelyn Wolff), riunite sotto il titolo Excuse My French e con la curatela di un nome celeberrimo come Marc-Olivier Wahler.

Marco Enrico Giacomelli

Istanbul // 20-23 settembre 2018
13th Contemporary Istanbul
ICC – ISTANBUL CONGRESS CENTER
www.contemporaryistanbul.com

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Marco Enrico Giacomelli

Marco Enrico Giacomelli

Giornalista professionista e dottore di ricerca in Estetica, ha studiato filosofia alle Università di Torino, Paris 8 e Bologna. Ha collaborato all’"Abécédaire de Michel Foucault" (Mons-Paris 2004) e all’"Abécédaire de Jacques Derrida" (Mons-Paris 2007). Tra le sue pubblicazioni: "Ascendances et…

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