Mostre di primavera a Vienna

“Al tempo la sua arte, all’arte la sua libertà”. Pare più attuale che mai il motto inscritto sulla facciata d’accesso della Secessione viennese. Tra i musei della capitale austriaca la tematica della temporalità sta mostrando la propria concreta essenza grazie alla simultanea uscita di mostre primaverili che concentrano l’attenzione sull’arte come “forma del tempo”, o, per altro verso, inseguendo ricorrenze storiche che hanno lasciato impronte artistiche specifiche della propria epoca, oppure, ancora, come insieme di momenti d’indagine sugli stadi dell’esistenza.

THE SHAPE OF TIME ‒ KHM

Rembrandt, Grande autoritratto, 1652 © KHM Museumsverband _ Mark Rothko, Untitled, 1959 60 © 2016 by Kate Rothko Prizel and Christopher Rothko

Rembrandt, Grande autoritratto, 1652 © KHM Museumsverband _ Mark Rothko, Untitled, 1959 60 © 2016 by Kate Rothko Prizel and Christopher Rothko

S’intitola The Shape of Time la mostra che il KHM – Kunsthistorisches Museum di Vienna propone con palese riferimento all’omonimo celebre saggio di George Kubler, studioso americano che con le sue teorie ha offerto alla metodologia storico-artistica un nuovo punto di vista, ponendo l’attenzione non sull’aspetto simbolico delle singole opere, ma sulla loro configurazione formale. D’altronde, secondo Kubler, l’artista, al pari dell’homo faber che adatta l’ambiente ai propri bisogni, ha come compito l’operare un continuo rinnovamento delle forme visive.
Curata con un approccio sperimentale dallo storico e critico d’arte Jasper Sharp, questa mostra vuole evidenziare in quale modo artisti di culture diverse, vissuti molti secoli dopo, ritornino su soggetti trattati da vecchi maestri inquadrandoli in “forme” differenti, secondo la prospettiva culturale del proprio tempo. Diciannove capolavori, dall’Ottocento a oggi, presi in prestito da importanti musei e collezioni private, sono stati collocati all’interno delle sale del KHM accanto ad altrettanti capolavori storici del passato: Le Bagnanti (1890) di Paul Cézanne e un pregevole Torso di giovane del I sec. da un originale greco del 460 a.C.; un Rothko e un Rembrandt; l’installazione Perfect Lovers di Félix González-Torres e il bassorilievo Giovane coppia di Tullio Lombardo, e così via.  Accostamenti molto particolari e per nulla scontati; dialoghi vivaci, se così si può dire, intessuti di analogie e contrapposizioni. Nell’insieme, la mostra è una valida prova di quanto l’arte sia fonte di creatività durante il corso della storia.

Vienna // fino all’8 luglio 2018
The Shape of Time
KUNSTHISTORISCHES MUSEUM (KHM)
Maria-Theresien-Platz
www.khm.at

GÜNTER BRUS ‒ BELVEDERE 21

Günter Brus, Wiener Spaziergang, 1965. Photo Ludwig Hoffenreich, © Günter Brus

Günter Brus, Wiener Spaziergang, 1965. Photo Ludwig Hoffenreich, © Günter Brus

Quest’anno l’artista Günter Brus, capofila dell’Azionismo viennese insieme a Hermann Nitsch, Otto Mühl e Rudolf Schwarzkogler, compirà ottant’anni, essendo nato nel 1938. Una data che in Austria suona in modo particolarmente sinistro per le catastrofiche conseguenze che vi si legano, in quanto quello fu l’anno dell’Anschluss, la storica annessione del Paese alla Germania nazista. Fu un atto politico fortemente voluto da Hitler, ma anche con molte complicità interne. Günter Bruss, noto negli Anni Sessanta e oltre per le sue “azioni” artistiche irriverenti, estreme e spesso autolesioniste, fu protagonista nel 1965 di una memorabile performance con l’intento di sfidare la cultura dell’oblio storico. L’artista, con la sua figura snella imbrattata da capo a piedi di vernice bianca e una striscia nera lungo il corpo, apparve come un fantasma nella centralissima Heldenplatz (letteralmente, piazza degli eroi), mettendosi a camminare tra la gente di fronte al balcone del Palazzo imperiale dove il Führer nel ’38 era stato accolto da una folla festante. Nel volto dell’artista un ghigno malizioso ad accrescere l’insolenza del gesto. Eppure, i passanti rimasero per lo più indifferenti, e lui fu semplicemente multato da un poliziotto per aver disturbato la quiete, poi fatto salire su un taxi e portato via.
È il Belvedere 21 – ex 21er Haus – a rievocare date e ricorrenze, comportamenti formali e linguaggi espressivi di Brus, tipici di una scandalosa avanguardia. Ma la mostra, curata da Harald Krejci, è al tempo stesso un ampio curriculum dell’artista, ora non più tanto ribelle, e nemmeno tanto maleducato, esponendo le sue ulteriori e più rilassate fasi espressive, ingaggiate sul territorio della pittura e su una graffiante produzione grafica in chiave satirica.

Vienna // fino al 12 agosto 2018
Günter Brus
BELVEDERE 21
Arsenalstrasse 1
www.21erhaus.at

RACHEL WHITEREAD ‒ BELVEDERE 21

Rachel Whiteread, Untitled, 1993. Courtesy of the artist. Photo courtesy of the artist

Rachel Whiteread, Untitled, 1993. Courtesy of the artist. Photo courtesy of the artist

Alla mostra di Brus, fa eco, sempre al Belvedere 21, e ugualmente per la cura di Harald Krejci, la voluminosa esposizione di una artista inglese con un prestigioso Turner Prize in carriera. È la cinquantacinquenne Rachel Whiteread, il cui nome è indissolubilmente legato alla città di Vienna per essere l’autrice, nella centralissima e ampia Judenplatz, del Memoriale per le vittime ebraiche austriache della Shoah, costruzione in cemento grigio a forma di parallelepipedo di considerevoli dimensioni (10×7 metri di base e 3,80 metri di altezza).
È una sorta di tempietto compatto ed ermetico, un custode della memoria che fissa e conserva il ricordo collettivo per i noti, tragici eventi del secolo scorso. Aiuta molto la data della sua costruzione, l’anno Duemila, nel simboleggiare la cucitura temporale tra passato e futuro, venendo a significare l’unità e la continuità del tempo storico.
L’esposizione del Belvedere 21 è, in linea di massima, la riproposizione di quella appena conclusa alla Tate Britain di Londra, fondamentalmente basata sulla rappresentazione fenomenica del vuoto attraverso il calco interno di oggetti in scala 1:1, ottenuto con la solidificazione di materiali come il cemento, le resine, la gomma, disvelando così una dimensione spazio-temporale delle cose comuni altrimenti preclusa allo sguardo.

Vienna // fino al 29 luglio 2018
Rachel Whiterhead
BELVEDERE 21
Arsenalstrasse 1
www.21erhaus.at

ELINA BROTHERUS ‒ KUNST HAUS WIEN

Elina Brotherus, Model Study 23, 2008 © Elina Brotherus, courtesy gb agency, Paris

Elina Brotherus, Model Study 23, 2008 © Elina Brotherus, courtesy gb agency, Paris

La Kunst Haus Wien, sede del Museo Hundertwasser, ospita una grande mostra di fotografie e video della finlandese Elina Brotherus (Helsinki, 1972), artista e modella di se stessa che si presenta allo sguardo del visitatore in un susseguirsi di momenti autobiografici lungo un periodo di venti anni. Il suo modo di autorappresentarsi si estrinseca nel costante ripetersi di un colloquio silenzioso con se stessa, nel “mettersi a nudo”, nel chiudersi in spazi claustrofobici o confrontarsi con paesaggi sconfinati e rarefatti, riuscendo talvolta a penetrare nella soggettività dei suoi osservatori attraverso lo sguardo diretto sull’obiettivo.
La sua personale ricerca sul senso dell’esistenza si fonde quindi con il mezzo fotografico, uno strumento, questo, il cui uso costante entra in stretto rapporto con lo scorrere del tempo, dimensione ineffabile del divenire che consuma lentamente l’esistenza. Come lei stessa dice in una bella video-intervista, “la fotografia è una macchina del tempo”. La mostra di questa artista ormai affermata in campo internazionale è a cura di Verena Kaspar-Eisert e Bettina Leidl.

Vienna // fino al 19 agosto 2018
Elina Brotherus
KUNST HAUS WIEN (MUSEUM HUNDERTWASSER)
Untere Weissgerberstrasse 13
www.kunsthauswien.com

LE ALTRE MOSTRE

Gottfried Helnwein, Keith Haring, aus der Serie Faces, 1989_2014. S_W - Albertina, Wien © Gottfried Helnwein

Gottfried Helnwein, Keith Haring, aus der Serie Faces, 1989_2014. S_W – Albertina, Wien © Gottfried Helnwein

Cosa offre ancora la stagione primaverile nei musei viennesi? Decisamente molto. Ad esempio, un’escursione sbalorditiva tra le sale del Leopold Museum (MuseumsQuartier), per WOW! The Heidi Horten Collection, mostra magnificamente curata – anche nel pluridecennale ruolo di consulente delle acquisizioni – da Agnes Husslein-Arco, ex direttrice dell’impero artistico Belvedere. Intanto si è aperta una ipnotica kermesse tra i frizzantissimi “horror vacui” di Keith Haring, al Museo Albertina, con la mostra Keith Haring. The Alphabet. E, beninteso, c’è da fare un viaggio stralunato tra le seduttive invenzioni dada e surrealiste di Man Ray al Kunstforum.

Vienna // fino al 29 luglio 2018
WOW! Heidi Horten Collection
LEOPOLD MUSEUM (MUSEUMSQUARTIER)
Museumsplatz 1
www.leopoldmuseum.org

Vienna // fino al 24 giugno 2018
Keith Haring. The Alphabet
ALBERTINA
Albertina Platz 1
www.albertina.at

Vienna // fino al 24 giugno 2018
Man Ray
KUNSTFORUM WIEN
Freyung 8
www.kunstforumwien.at

Franco Veremondi

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Franco Veremondi

Franco Veremondi

Nato a Perugia, residente a Roma; da alcuni anni vive prevalentemente a Vienna. Ha studiato giurisprudenza, quindi filosofia con indirizzo estetico e ha poi conseguito un perfezionamento in Teoretica (filosofia del tempo) presso l’Università Roma Tre. È giornalista pubblicista dal…

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