Il lungo autunno viennese dell’arte. Raffaello e Rubens superstar

Qualcosa al mondo sta funzionando bene. Molto bene! Forse troppo in fretta? È l’esibizione della creatività a ritmo incalzante, fenomeno in espansione del nostro tempo espresso in forme estetiche. Proprio come succede a Vienna, dove la stagione espositiva autunnale offre una girandola di appuntamenti che spaziano dall’arte antica a quella contemporanea.

Incontenibile Vienna in quest’autunno “primaverile”, inondato di sostanziosi eventi collettivi in equilibrio tra il passato e il presente dell’arte. Già archiviate certe pratiche come la Vienna Contemporary, la più impegnativa fiera del contemporaneo in Austria, e la concomitante Parallel, fiera collaterale over size, concepita fuori dagli schemi per dare spazio a nuove leve di artisti e di collezionisti. Consumati altresì eventi rituali come Curated by, uno specialissimo tour in 21 gallerie sotto l’ottica di curatori internazionali, così come l’invadente dispiegamento della Vienna Design Week 2017. Figurarsi, poi, che festa sia stata la lunga notte viennese dei musei, con i suoi 126 luoghi appositamente aperti al pubblico; ovvero 670 punti d’attracco in tutta l’Austria, contaminando aree limitrofe oltre confine tra Svizzera, Germania, Slovenia, Lichtenstein.

DAL CONTEMPORANEO ALL’ANTICO

Ma non basta. L’interminabile autunno viennese propone ancora un contemporaneo sulla cresta dell’onda e un sorprendente appuntamento con il “classico” dei grandi maestri. Al dunque, è imminente l’annuale edizione della Vienna Art Week, evento a grappolo, tradizionalmente patrocinato dalla Casa d’aste Dorotheum, incentrato di volta in volta su una tematica aderente alla realtà artistica e culturale, con titolo sempre espresso in lingua inglese. Quindi, dal “Seeking Beauty” della scorsa edizione, eccoci al “Transforming Technology” di quest’anno, un tema che intende affrontare la mutazione formale e concettuale dell’arte sotto l’influsso dell’evoluzione tecnologica. Tra le occasioni più movimentate c’è un Open Studio Day, visite ad artisti nei loro atelier, una cinquantina. Ancora più prossima all’avvio, una fiera eterogenea, ibrida, su di giri, vuoi per la materia in questione, dall’antiquariato al contemporaneo, vuoi per l’ambiente che la ospita. Insomma, la Art&Antique avrà luogo alla Hofburg, la ex Corte Imperiale degli Asburgo. Nel frattempo, luoghi evocativi come la Secessione, il Belvedere, la Albertina, il Mak, la Kunsthalle, il Leopold Museum, il Mumok, come pure il Kunsthistorisches Museum, il Naturhistorisches, il Castello di Schönbrunn, o il 21er Haus e altri, non si danno di certo all’inoperosità. Ormai si naviga a vista senza il rischio di andare alla deriva.

Raffaello, Ritratto di Bindo Altoviti (ca. 1514–1515) © National Gallery of Art, Washington

Raffaello, Ritratto di Bindo Altoviti (ca. 1514–1515) © National Gallery of Art, Washington

OCCHI PUNTATI SU RAFFAELLO

Può sembrare utopico il desiderio di vedere concentrate in un sol luogo poetiche visive dalla nascita dell’età moderna alle soglie della contemporaneità? Poniamo, Raffaello, Bruegel, Monet e Picasso? Niente affatto: è il Museo Albertina ad avere in cartellone mostre con nomi di questa portata: mostri sacri. L’icona perfetta di tanto accentramento artistico la si coglie nel volto gentile e nello sguardo obliquo di Bindo Altoviti, capolavoro pittorico di Raffaello Sanzio, risalente al 1515, tanto più che ben prima dell’inaugurazione della grande mostra sull’Urbinate, il ritratto di Bindo, giovane banchiere romano d’origine fiorentina, compariva in grandi lightbox lungo i marciapiedi di strade e piazze della capitale austriaca.
La mostra è a cura di Achim Gnann, e non è per caso – crediamo – che l’immagine di Bindo, così ingigantita rispetto alle reali dimensioni del dipinto, e posta a emblema della mostra per il pubblico che percorre la metropoli, abbia un risalto tale da poter essere facilmente scambiata per un autoritratto di Raffaello. Certamente un tocco di strategia, ma anche una sotterranea, raffinata citazione, giacché il dipinto fu a lungo interpretato in tal senso in virtù di una frase un po’ sibillina riportata dall’accreditatissimo Giorgio Vasari. In ogni modo, è un sottinteso da cogliere assolutamente, adatto a far debordare le leggende dell’arte oltre le mura dei musei. Il quadro, ovviamente in mostra, è un prestito eccezionale della National Gallery of Art di Washington, e nel contesto della celebrazione albertiniana di Raffaello va a inserirsi in un insieme didascalico di diciotto importanti dipinti, accompagnati da una infinità di disegni a inchiostro, a matita o altre tecniche. Capolavori essi stessi, realizzati in funzione di studi per composizioni di grandi opere pittoriche, quindi utilissimi per comprendere il minuzioso impegno tecnico che sta alla base del lessico pittorico. Da annotare che tanti di questi disegni appartengono alla collezione del Museo Albertina, che di per sé è una roccaforte smisurata di tale genere figurativo, comprendente tutti i giganti dell’arte. È oltretutto sulle sue enormi proprietà e tutele artistiche che il museo ha basato due altre grandi mostre in agenda: Bruegel – Drawing the World a cura di Eva Michel (fino al 3 dicembre); Monet to Picasso, mostra permanente della vasta collezione Batliner, che ricostruisce i maggiori movimenti pittorici dall’Impressionismo agli –ismi successivi, fino alle avanguardie dei primi decenni del secolo scorso, annoverando opere dei più rappresentativi maestri del campo e, nondimeno, con una significativa raccolta di capolavori di Picasso.

Peter Paul Rubens, Annunciazione (ca. 1610) © KHM Vienna Museumsverband

Peter Paul Rubens, Annunciazione (ca. 1610) © KHM Vienna Museumsverband

TUTTI PAZZI PER RUBENS

Tecnicamente impegnativo e molto efficace il taglio monografico della mostra che il Kunsthistorisches Museum (KHM) dedica al fiammingo Peter Paul Rubens, a cura di Gerlinde Gruber, Stefan Weppelmann e Jochen Sander. Il perché ce lo suggerisce all’istante la seconda parte del titolo: Il potere della trasformazione. Si entra nella sfera mentale di un artista geniale e colto, un attento conoscitore dell’arte di ogni epoca, che fu infine un vero precursore della rivoluzione barocca attraverso certi canoni figurativi di sua invenzione. Primo tra tutti, l’aver utilizzato figure e personaggi della pittura, o anche elementi figurativi già esistenti, e averli trasposti nei suoi lavori, mettendo in opera una trasfigurazione secondo un linguaggio stilistico e scenografico radicalmente nuovo. Detto altrimenti, in mezzo secolo d’intensa attività, Rubens, vissuto a lungo in Italia, ha sviluppato le sue originali formule figurative ponendosi in dialogo con opere di celebri artisti, anche suoi contemporanei. E a dimostrazione di ciò, l’esposizione comprende pure opere antiche e rinascimentali tra cui lavori di Tiziano, Tintoretto, Giambologna. Una mostra davvero impressionante per la dimensione dei dipinti, per l’esplosione di forme e colori. Sono ben 120 le opere esposte, tra grandi tele e disegni di vario genere, provenienti dai maggiori musei del mondo. Tuttavia è da rimarcare che lo stesso KHM possiede 40 dipinti di Rubens e della sua scuola, una quantità notevolissima, tale da costituire una delle maggiori collezioni di opere del grande maestro fiammingo.

Franco Veremondi

Vienna // dal 4 al 12 novembre 2017
Art&Antique
HOFBURG
www.artantique-hofburg.at

Vienna // dal 13 al 19 novembre 2017
Vienna Art Week (Transforming Technology)
SEDI VARIE
www.2017.viennaartweek.at

Vienna // fino al 7 gennaio 2018
Raphael
ALBERTINA
www.albertina.at

Vienna // fino al 21 gennaio 2018
Peter Paul Rubens. The Power of Tranformation
KUNSTHISTORISCHES MUSEUM
www.khm.at

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Franco Veremondi

Franco Veremondi

Nato a Perugia, residente a Roma; da alcuni anni vive prevalentemente a Vienna. Ha studiato giurisprudenza, quindi filosofia con indirizzo estetico e ha poi conseguito un perfezionamento in Teoretica (filosofia del tempo) presso l’Università Roma Tre. È giornalista pubblicista dal…

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