I 20 anni della Fondation Beyeler. A Basilea

È il museo d’arte più visitato della Svizzera. È immerso nel verde, a breve distanza da Basilea, raggiungibile comodamente con la metropolitana leggera. La sua casa è uno dei capolavori di architettura di Renzo Piano. La collezione è mozzafiato e le mostre temporanee lo sono altrettanto. Della Fondazione Beyeler, nell’anno del ventennale, abbiamo parlato con il suo direttore, Samuel Keller.

Come la Fondazione Beyeler non c’è nessuno. A cominciare dal numero d’ingressi, che la rende il museo d’arte più visitato della Svizzera. Come si spiega tanto successo? “Collocato in in un giardino all’inglese e circondato da un paesaggio idilliaco, Renzo Piano ha creato un edificio in cui l’arte e l’architettura sono in armonia con la natura”, inizia il direttore Samuel Keller. L’edificio “ospita una collezione di arte moderna e contemporanea di livello mondiale”, alla quale si affianca “un programma di mostre d’arte ed eventi culturali di alta qualità”.

LE ORIGINI E LA COLLEZIONE

La Fondation Beyeler nasce il 18 ottobre 1997 grazie a Ernst e Hildy Beyeler, i quali intendevano “fornire libero accesso alla loro collezione e divulgare l’arte moderna a un pubblico ampio, stimolando l’interesse dei giovani per la cultura”. Un programma che ha coinvolto sei milioni e mezzo di visitatori, oltre la metà dall’estero.
Quanto alla Collezione Beyeler, si tratta di circa duecento dipinti, sculture e disegni che vanno dal Post-Impressionismo all’Espressionismo Astratto alla Pop Art. Il direttore snocciola: da Monet a van Gogh, da Picasso a Mondrian, da Giacometti a Rothko, da Bacon a Kiefer… Intanto il nucleo originario ha raggiunto le trecento opere e l’elenco resta notevole: Fontana, Richter, Serra, Dumas, Tilmans, Parreno… Come se non bastasse, al museo sono in prestito a lungo termine anche altre raccolte, in particolare la Daros Collection, la Anthax Collection Marx e la Collection Renard – quest’ultima donata alla Fondation Beyeler nel 2013.

Jean Dubuffet, Le voyageur égaré, 1950 - Fondation Beyeler, Riehen-Basel - © 2015, ProLitteris, Zürich - photo Cantz Medienmanagement, Ostfildern

Jean Dubuffet, Le voyageur égaré, 1950 – Fondation Beyeler, Riehen-Basel – © 2015, ProLitteris, Zürich – photo Cantz Medienmanagement, Ostfildern

INSIDE & OUTSIDE

In vent’anni la Fondazione ha inanellato una serie impressionante di mostre temporanee. Fra le altre, i solo show di Lichtenstein, Warhol, Magritte, Laib, Matisse, Munch, Léger, Basquiat, Segantini, Bonnard, Koons, Degas, Hodler, Ernst, Cattelan, Redon, Courbet, Doig, Gauguin. Progetti pensati con rigore scientifico e realizzati in collaborazione con gli artisti, quando possibile. La medesima impostazione informa le mostre collettive, da Francis Bacon e la tradizione dell’arte a In Search of 0,10 – quest’ultima nata “per celebrare il centenario della prima presentazione dell’iconico ‘Quadrato nero’ di Kasimir Malevič nel 1915”.
Eloquente l’attività espositiva dispiegata nel 2016, anno in cui i visitatori sono stati 330mila. Si è iniziato con Dubuffet, con una personale che in Svizzera non si vedeva da un quarto di secolo; è seguito il confronto fra Calder e Fischli/Weiss; poi Kandinsky, Marc & Der Blaue Reiter (“con oltre 200mila visitatori, una delle dieci mostre più visitate nella nostra storia”); infine Opposites of White di Roni Horn.
La Fondazione non propone però soltanto mostre in-house. Negli anni ha organizzato progetti a Basilea, Berna, Ginevra e Zurigo, coinvolgendo artisti come Louise Bourgeois con il suo ragno gigante Maman, Christo e Jeanne-Claude con i Wrapped Trees, e ancora Felix Gonzales-Torres, Jenny Holzer, Jeff Koons, Thomas Schütte, Santiago Sierra. “Un nuovo progetto è previsto per il 2018”, anticipa Keller, “con l’artista brasiliano Ernesto Neto”.
Infine, le collaborazioni con altri musei per la realizzazione di mostre. Da segnalare quella risalente alla scorsa estate, quando – in partnership con Swatch, Vitra e le comunità locali – la Fondazione ha realizzato un sentiero d’artista, firmato da Tobias Rehberger, che attraversa il confine tra Svizzera e Germania, “invitando i visitatori a camminare o a pedalare attraverso un bel paesaggio, da un museo d’arte e uno di design”.

Samuel Keller. Photo Matthias Willi

Samuel Keller. Photo Matthias Willi

EDUCAZIONE E INCLUSIONE

Punto fondamentale per ogni museo, la politica di inclusione ed educazione è al centro della Fondation Beyeler sin dall’inizio. Tanto che, per celebrare il 20esimo anniversario, il museo ha reso gratuito l’ingresso per tutto il 2017 ai visitatori che non abbiano superato i 25 anni. E naturalmente sono operative le attività dedicate a famiglie, bambini e giovani: “Un invito a esplorare insieme le mostre in corso e a fare esperienza dell’arte da diverse prospettive”. Senza contare la pubblicazione What is Art, prodotta in collaborazione con UBS, l’app Art Shaker e il gioco da tavola Speed Art.
Recentemente abbiamo lanciato diversi programmi per i giovani”, continua Keller, “ad esempio lo Young Art Club, grazie al quale si può entrare gratuitamente alle mostre e prendere parte a molti eventi speciali”. E a proposito di eventi: nel parco si tiene anche il sun.set, festival estivo che quest’anno vedrà suonare maestri dell’elettronica come Âme (8 luglio), Seth Troxler (5 agosto) e Dixon (9 settembre).

Wolfgang Tillmans, Paper Drop (Reversed II), 2011. Courtesy Galerie Buchholz, BerlinCologne, Maureen Paley, London, David Zwirner, New York

Wolfgang Tillmans, Paper Drop (Reversed II), 2011. Courtesy Galerie Buchholz, BerlinCologne, Maureen Paley, London, David Zwirner, New York

UNO SGUARDO AL FUTURO

Il dato più importante è anche quello più misterioso: la Fondation Beyeler ha infatti acquistato un nuovo edificio adiacente al museo firmato da Renzo Piano. Ci si aspetta grandi cose da Peter Zumthor, l’architetto incaricato di trasformare l’area in una nuova risorsa espositiva.
Nel frattempo, fino al 1° ottobre, le sale sono occupate dalla splendida retrospettiva di Wolfgang Tillmans. E al contempo, fra interno ed esterno è protagonista anche Tino Seghal: “Lavorando soltanto con esseri umani, l’artista crea ‘situazioni’ che coinvolgono il visitatore in un dialogo intenso”.
Com’era doveroso, il compleanno del museo omaggia i suoi fondatori. E lo fa con un tris di mostre “sulla collezione, guardando al passato, al presente e al futuro del collezionismo. La prima riprende la collezione originale com’era stata allestita all’opening del museo da Ernst Beyeler. La seconda è un remix della collezione da una prospettiva artistica e comprende molte acquisizioni recenti. La terza sarà una collaborazione con collezioni private internazionali e svizzere, per offrire al pubblico l’idea di una collezione museale collaborativa, una sorta di ‘musée imaginaire’”.

Marco Enrico Giacomelli

www.fondationbeyeler.ch

Articolo pubblicato su Artribune Magazine #36 – Speciale Svizzera

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Marco Enrico Giacomelli

Marco Enrico Giacomelli

Giornalista professionista e dottore di ricerca in Estetica, ha studiato filosofia alle Università di Torino, Paris 8 e Bologna. Ha collaborato all’"Abécédaire de Michel Foucault" (Mons-Paris 2004) e all’"Abécédaire de Jacques Derrida" (Mons-Paris 2007). Tra le sue pubblicazioni: "Ascendances et…

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