L’arte contemporanea e l’archeologia. Al Palatino? Sia mai!

Arte contemporanea al Palatino? Sia mai! La mostra “Par tibi, Roma, nihil” ha scatenato le prevedibili ire di Tomaso Montanari. Abbiamo chiesto a Ludovico Pratesi, che di rapporti fra antico e contemporaneo a Roma ne sa parecchio, di proporre il suo punto di vista.

Il rapporto tra arte contemporanea e archeologia mi accompagna fin dal 2000, quando curai la prima edizione dei Giganti, che prevedeva interventi di artisti all’interno dell’area dei Fori Imperiali a Roma. Ricordo che ne discussi con Jannis Kounellis, autore di un silenzioso concerto di strumenti musicali e cappotti appoggiati ad alcuni blocchi di marmo nel foro di Traiano, quasi a voler ricordare i Concerti di Giorgione e Tiziano, mentre Ettore Spalletti mi disse che non era possibile competere con la solennità di quelle rovine se non con un gesto poetico: un cerchio d’argento incastrato tra le pietre di un muro romano, talmente sottile da risultare quasi invisibile.
L’anno successivo gli stessi luoghi vennero interpretati in maniera diversa, con installazioni di grande impatto: l’installazione Frammenti di Vitruvio di Joseph Kosuth era composta da una serie di pannelli con scritte luminose estrapolate dal De architectura di Vitruvio alla base delle colonne del Foro di Traiano, mentre Marina Abramovic aveva voluto ricordare le violenze dell’impero con Cutting edge, sette scale che presentavano  lunghi coltelli al posto dei pioli, appoggiate al muro del Foro di Cesare.

Mario Merz, Un segno nel Foro di Cesare, 2003 - photo Claudio Abate

Mario Merz, Un segno nel Foro di Cesare, 2003 – photo Claudio Abate

Dobbiamo sfidare i luoghi dell’antichità”, mi disse Kosuth, quasi a voler anticipare l’intervento di Mario Merz del 2003: una gigantesca spirale di neon generata dai numeri di Fibonacci appoggiata tra le antiche rovine, per ricordare la forza immutabile e rigenerativa della natura. La stessa che viene evocata oggi da Ugo Rondinone nell’esedra dei Mercati di Traiano con i cinque calchi in alluminio bianco di ulivi millenari che furono piantati in Puglia nello stesso periodo durante il quale Apollodoro di Damasco progettava per il suo imperatore il primo centro polifunzionale dell’antichità.
Per secoli gli artisti si sono nutriti della linfa dell’arte classica per interpretarne i modelli, gli stilemi, le misure e gli equilibri, ogni volta proponendo ai loro contemporanei una lettura diversa del passato: pensiamo a Leonardo, Raffaello e Michelangelo, Andrea Palladio, Vincenzo Scamozzi, Gian Lorenzo Bernini, Francesco Borromini, Giovan Battista Piranesi o Antonio Canova, tanto per citare i più noti, fino ad Adalberto Libera o Mario Sironi.
Grazie a molti di loro Roma si è evoluta anche grazie a questa contaminazione attenta e armoniosa, così come nella collezione di Scipione Borghese, dove alle opere classiche erano accostate allo stesso livello opere di artisti viventi come Bernini e Caravaggio.

Par Tibi, Roma, Nihil - Marko Lulić

Par Tibi, Roma, Nihil – Marko Lulić

Tornando al dialogo tra archeologia e arte contemporanea, credo che costituisca una straordinaria (e forse unica) occasione di rilancio di Roma come una metropoli non imbalsamata in uno sterile culto del passato o addirittura devastata dall’incuria, ma attenta all’evoluzione della contemporaneità, inserita in un contesto storico e artistico unico al mondo. Un grande rischio è quello, già denunciato da Angela Vettese nel catalogo Giganti (Charta, Milano 2001), di non accettare “la storia come un continuum ma di dividerla artificialmente in blocchi, preferire il finto antico al contemporaneo, scindere in modo filisteo tra un passato che tende a rasserenarci e il presente nel quale viviamo e proprio per questo ci inquieta”.
I monumenti muoiono quando non parlano più”, scrive Tomaso Montanari: una delle maniere più interessanti e stimolanti per farli parlare è farli dialogare con opere di artisti contemporanei in grado di interpretarli con il linguaggio dell’oggi, realizzate appositamente per suscitare visioni e riflessioni nuove, in grado di  trasformare con la loro forza il nostro patrimonio da semplice scenario passivo, ad uso e consumo di un turismo” usa e getta” in un contesto culturale attivo e vivo, gestito in maniera consapevole e mai casuale.

Ludovico Pratesi

Roma // fino al 23 ottobre 2016
Par tibi, Roma, nihil
a cura di Raffaella Frascarelli
Catalogo Electa
PALATINO
Via di San Gregorio 30
[email protected]
www.partibiromanihil.com

MORE INFO:
http://www.artribune.com/dettaglio/evento/54786/par-tibi-roma-nihil/

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Ludovico Pratesi

Ludovico Pratesi

Curatore e critico d'arte. Dal 2001 al 2017 è stato Direttore artistico del Centro Arti Visive Pescheria di Pesaro Direttore della Fondazione Guastalla per l'arte contemporanea. Direttore artistico dell’associazione Giovani Collezionisti. Professore di Didattica dell’arte all’Università IULM di Milano Direttore…

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