Madrid antica. Le mostre dell’estate

La capitale spagnola non è solo una vetrina per l’arte contemporanea, ma anche uno sfondo ideale per mostre ed eventi legati ai grandi nomi del passato. Ecco una panoramica delle mostre d’arte “antica” da non perdere durante l’estate madrilena.

BOSCH AL PRADO…
Dopo l’approfondimento dedicato alle mostre d’arte contemporanea ospitate da Madrid nel periodo estivo, è d’obbligo un focus sul ricco calendario di eventi che riguardano l’arte del passato.
Si comincia con una delle rassegne più attese della stagione, intitolata a Hieronymus Bosch nell’anno in cui si celebra il cinquecentenario della sua morte. Oltre all’Olanda, non poteva essere che la Spagna – il Paese dove si conserva oggi il maggior numero di opere dell’artista: otto in tutto, grazie alla passione del monarca Filippo II – a celebrare con un’altra imperdibile monografia l’enigmatico pittore fiammingo del Rinascimento, scomparso nel 1516. Quello offerto dal Museo del Prado è un allestimento intelligente, ben montato, che permette, attraverso l’uso di grandi pedane e l’ampio spazio lasciato intorno ai supporti delle opere, di avvicinare il più possibile lo sguardo per ammirare i celebri trittici di Bosch, affollati di personaggi straordinari e di dettagli curiosi, sorprendenti ma a volte minuscoli, dipinti anche sul retro delle ante di chiusura.
In mostra a Madrid è riunita ora una cinquantina di opere, tra le quali 21 dipinti e 8 disegni originali, ossia circa il 75% della sua produzione certa, con prestiti da Lisbona, Vienna, Londra, Venezia, New York e Filadelfia. Tra questi, gli immancabili capolavori in deposito al Museo spagnolo come Il Giardino delle Delizie, Il carro di fieno e L’adorazione dei magi (recentemente restaurata e visibile in tutto il suo splendore), ma anche lo straordinario Trittico delle tentazioni di Sant’Antonio, eccezionalmente in trasferta da Lisbona, il meno noto  San Giovanni Battista della Fondazione Lazaro Galdiano e il piccolo trittico di Santa Wilgefortis,  con la straordinaria Visione dell’aldilà proveniente dalle Gallerie dell’Accademia di Venezia.
La mostra, curata da Pilar Silva, conservatrice del Prado, è un percorso a sezioni basato di volta in volta sull’analisi di un capolavoro, che permette al pubblico di addentrarsi nella personale visione del mondo di Hieronymus Bosch, per gli spagnoli soltanto El Bosco. I temi trattati sono l’ambiente sociale e culturale del ducato di Brabante in cui visse e lavorò; l’interesse per l’infanzia e la vita pubblica di Cristo; i Santi prediletti, come la Maddalena, Giobbe, la vergine barbuta Wilgefortis, San Cristoforo e San Geronimo, molti dei quai simbolizzano l’autocontrollo della fede sulle passioni della carne; la visione ricorrente del Paradiso e dell’Inferno e, infine, l’immancabile, fantastico mondo di ispirazione medievale contenuto nell’enigmatico Giardino delle Delizie.
Di quest’ultimo capolavoro sono esposte a Madrid anche le radiografie e le analisi agli infrarossi, frutto degli studi più recenti da parte dell’équipe scientifica del Prado, che mostrano come sia cambiata in corso d’opera la pittura di Bosch non solo per quanto riguarda le scelte iconografiche, ma anche per l’impianto ideologico.
Bellissimo pure il Tavolo dei Peccati capitali, la cui autenticità è stata messa in discussione da un gruppo di studiosi proprio in occasione del centenario del Bosco, ma che l’autorevole équipe del Prado sostiene con grande convinzione stilistica e iconografica.

Hieronymus Bosch, Giardino delle delizie, 1480-90 - Museo del Prado, Madrid

Hieronymus Bosch, Giardino delle delizie, 1480-90 – Museo del Prado, Madrid

…E ALL’ESCORIAL
Sulle orme di Bosch è consigliabile anche una visita al Real Monastero di San Lorenzo del Escorial, luogo meraviglioso a una sessantina di chilometri da Madrid. Alla residenza estiva del re Filippo II, che fu il più importante collezionista del pittore fiammingo, furono infatti destinati in origine la maggior parte dei capolavori ora appartenenti alle Collezioni Reali, che vi giunsero tra il 1574 e il 1593.
All’interno del monastero è allestita, fino al 1° novembre, la piccola ma completa mostra El Bosco en el Escorial, con undici opere del pittore e del suo atelier, che comprendono i tre dipinti recentemente restaurati Cristo coronato di spine, Cristo con la croce e la copia del Trittico del carro di fieno, esposti insieme a una serie di bellissimi arazzi ispirati a Bosch e a Bruegel e tessuti a Bruxelles alla fine del Cinquecento. Merita la visita anche l’impressionante Deposizione di Roger van der Weyden, che risplende in tutta la sua magnificenza coloristica e plastica dopo gli accurati restauri realizzati nei laboratori del Museo del Prado.

Michelangelo Merisi da Caravaggio, Salomè con la testa del Battista, 1609 ca. - Palazzo Reale, Madrid

Michelangelo Merisi da Caravaggio, Salomè con la testa del Battista, 1609 ca. – Palazzo Reale, Madrid

CARAVAGGIO E I PITTORI DEL NORD AL THYSSEN
Il Museo Thyssen ospita invece per tutta l’estate Caravaggio e i pittori del Nord. Si tratta della rara occasione per ammirare una dozzina di capolavori del grande pittore lombardo e per scoprire che già i suoi contemporanei, artisti soprattutto olandesi e francesi, fossero assolutamente soggiogati dal suo stile e dalla sua maestria.
Riunire dodici opere di Caravaggio è oggi uno sforzo organizzativo non indifferente. Il Thyssen ha in collezione solo l’olio Santa Caterina d’Alessandria e il vicino Prado ha offerto il David vincitore su Golia. Grazie alla mediazione del commissario olandese Gert Jan van der Sman, il museo spagnolo ha ottenuto invece alcuni importantissimi prestiti come La buona ventura dei Musei Capitolini di Roma, I Musici del Met di New York e il San Giovanni Battista nel deserto di Kansas City. Autentiche gioie nascoste al grande pubblico sono poi Il ragazzo che monda la frutta del Royal Collection Trust – che la Regina Elisabetta custodisce negli appartamenti privati di Windsor – e il Ragazzo morso dalla lucertola, acquisto dello studioso Roberto Longhi proveniente dalla sua Fondazione a Firenze. Direttamente dall’Italia provengono anche Il sacrificio di Isacco (Galleria degli Uffizi) , L’incoronazione di spine della Collezione della Banca Popolare di Vicenza, il San Francesco in meditazione del Museo Ala Ponzone di Cremona e Il martirio di Sant’Orsola, proprietà di Intesa Sanpaolo in deposito alle Gallerie d’Italia a Napoli.
La presenza di Caravaggio – il primo artista moderno di tutti i tempi – ebbe un impatto indelebile nell’ambiente culturale della Roma dei primi decenni del Seicento, sia tra i pittori sia tra mecenati e collezionisti, come i fratelli Benedetto e Vincenzo Giustiniani. Il maestro del colore affascinava i contemporanei non solo per la vita burrascosa che conduceva, ma per l’uso della luce, la scelta dei soggetti e la forza espressiva dei modelli popolari che ritraeva. Pur mutando rapidamente di stile da un’opera all’altra, Caravaggio lasciò un segno profondo nei gusti dell’epoca, aprendo la strada al naturalismo e alla rottura definitiva con gli schemi accademici. Per questo la sua arte fu di moda, fin dall’inizio, soprattutto presso i giovani pittori del Nord Europa che, a migliaia, si recavano a Roma per compiere l’apprendistato. A partire dallo stesso Rubens, molti si cimentarono con esiti qualitativi diversi nell’imitare temi e atmosfere di stampo caravaggesco, uno stile facile da assimilare senza eccessivo studio.
In mostra a Madrid, un campionario convincente di tali imitazioni, che comprende nomi come gli olandesi Adam Elsheimer, Gerard van Honthorts, o Dirck van Baburen, autore della Cappella Cosida in San Pietro in Montorio. Hendrick ter Brugghen fu il primo dei pittori olandesi a esportare i soggetti dei capolavori di Caravaggio al Nord, come La cena di Emmaus e La vocazione di San  Matteo, mentre i francesi Simon Vouet, Claude Vignon e soprattutto Valentin de Boulogne fecero carriera a Roma proprio imitando lo stile di Caravaggio, qualcuno anche la vita dissoluta. A Napoli e nel sud Italia autentici emuli furono l’olandese Louis Finson (l’unico che conobbe di persona Caravaggio e ne copiò letteralmente le opere) e Matthias Stom, l’ultimo fiammingo di una lunga serie di caravaggeschi del Nord.

Diego Velázquez, La tunica di Giuseppe, 1630 - Monastero dell'Escorial, Madrid

Diego Velázquez, La tunica di Giuseppe, 1630 – Monastero dell’Escorial, Madrid

VELÁZQUEZ E IL BAROCCO ITALIANO
La meravigliosa Salomè con la testa del Battista di Caravaggio non è l’unica attrattiva della mostra in corso a Palazzo Reale. Recentemente restaurato, il quadro che appartiene alle Collezioni Reali – normalmente in deposito al Monastero di San Lorenzo dell’Escorial – è senz’altro fra le opere del celebre pittore lombardo meno note, ma fra le più affascinanti. L’intensa postura dei tre protagonisti – l’impassibile Salomè, che regge il piatto su cui giace la testa del Battista, lo sguardo indagatore di un’anziana con il viso solcato dalle rughe, e un giovinetto seminudo, di spalle – si staglia su un fondo oscuro, dai toni cupi, verdastri, che allude alla drammatica crudezza dell’episodio biblico. È un Caravaggio maturo, che ha superato i limiti del naturalismo e che scava nella profondità dell’indole umana.
Da Caravaggio a Bernini. Capolavori del Seicento italiano nelle collezioni reali è un viaggio fra le opere collezionate nei secoli dai reali spagnoli, prima gli Asburgo e poi i Borbone. Ed è la prima volta che Patrimonio Nacional, l’ente che gestisce i circa 154mila beni della corona di Spagna, decide di riunire 72 opere disperse nei diversi siti reali (8 in tutto, tra cui anche l’ambasciata spagnola a Lisbona), molte delle quali sono state appositamente restaurate per la mostra anche grazie al contributo della Fondazione Banco Santander.
Tra i pittori spiccano i nomi di Guido Reni, Luca Giordano, Romanelli, Cantarini e Albani; tra gli scultori, Bernini e Algarvi, ma non mancano capolavori di artisti meno noti, come Andrea Vaccaro e Fede Galizia, che testimoniano l’indiscussa fama dell’arte italiana nell’Europa del XVI e XVII secolo, con una predominanza della cosiddetta Scuola napoletana nella quale rientra anche un giovane Ribera. Da non perdere è La tunica di Josè, tela dipinta da Velázquez al ritorno dal suo primo viaggio a Roma e pienamente influenzata dallo stile italiano dell’epoca.
Lo splendore del barocco si riverbera anche nella fattura dei cosiddetti “regali diplomatici”, spesso piccoli gioielli di arte orafa, di pittura o di miniatura che rivaleggiano con le grandi pale d’altare; tra questi, anche il modellino bronzeo, oggi purtroppo mutilato, della Fontana dei quattro fiumi di Bernini, che lo scultore stesso inviò a Filippo IV sperando di ricevere in cambio una commissione importante in Spagna. Una parte del bozzetto (il leone) appartiene oggi al collezionista italiano Dario Del Bufalo e fu esposto da solo un anno fa al Prado in occasione della mostra intitolata all’artista.
Di Bernini, infine, in mostra a Palazzo Reale c`è anche lo straordinario Cristo crocefisso, unica scultura del maestro del Barocco inviata fuori Italia.

Federica Lonati

Madrid // fino al 25 settembre 2016
El Bosco
a cura di Pilar Silva
MUSEO DEL PRADO
Calle Ruiz de Alarcón 23
[email protected]
www.museodelprado.es

San Lorenzo de El Escorial // fino al 1° novembre 2016
El Bosco en El Escorial
REAL MONASTERO DI SAN LORENZO DEL ESCORIAL
902 044 454
www.patrimonionacional.es

Madrid // fino al 18 settembre 2016
Caravaggio e i pittori del Nord
Museo Thyssen-Bornemisza
MUSEO THYSSEN-BORNEMISZA
Paseo del Prado 8
[email protected]
www.museothyssen.org

Madrid // fino al 16 ottobre
Da Caravaggio a Bernini, capolavori del Seicento Italiano nelle Collezioni Reali
PALAZZO REALE
Calle de Bailén
www.patrimonionacionale.es

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Federica Lonati

Federica Lonati

Federica Lonati (Milano, 1967), giornalista professionista italiana, dal 2005 vive a Madrid. Diploma al Liceo Classico di Varese e laurea in Lettere e Filosofia all’Università Cattolica di Milano, si è formata professionalmente alla Prealpina, quotidiano di Varese, scrivendo di cronaca,…

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