Viaggio in Italia con Gianni Leone

Correva l’anno 1984 e, su idea di Luigi Ghirri, si fecero una mostra e un libro che cambiarono il modo in cui si poteva guardare il nostro Paese. Era “Viaggio in Italia”, e tra i fotografi coinvolti c’era anche Gianni Leone. Ora è in mostra a Polignano a Mare, e questa è l’intervista che gli abbiamo fatto.

In questa intervista mancano gli ultimi vent’anni della produzione di Gianni Leone. Fra griglie e con-fusioni, in una ricerca sulla memoria, sull’archivio, sull’oggettivazione, sul vuoto… Non mancano però in questa mostra, che merita un viaggio nella magnifica Polignano a Mare. Magari in occasione del finissage il 2 aprile, quando alle 18:30 si terrà l’incontro Dove va la fotografia? con gli interventi di Gianni Leone, Enzo Velati, Christian Caliandro e la moderazione di Berardo Celati.
Intanto noi abbiamo parlato con Gianni Leone (Bari, 1939) del primo periodo, e in particolare del mitico progetto Viaggio in Italia.

La sua mostra si intitola Inventario. Perché?
Aspetti però: il sottotitolo che ho voluto è Attraverso Viaggio in Italia. Perché, quando inizio a fotografare…

Che anno era?
Il 1979.

Perché?
Perché non avevo niente da fare, mi verrebbe da dire. Ma non è vero: allora insegnavo all’università.

Cosa insegnava?
Storia delle dottrine politiche, alla Falcoltà di Giurisprudenza e Scienze politiche a Bari.

E la fotografia?
Forse sono stato spinto dal cinema, specialmente dai film di Antonioni. Ricordo L’eclisse, allora mi aveva molto impressionato.

Per quale motivo?
Erano gli anni in cui, studiando Hegel e Marx, il concetto di alienazione era all’ordine del giorno.

Gianni Leone, Monopoli, Villa Meoevoli, 1983 da Viaggio in Italia, 1984

Gianni Leone, Monopoli, Villa Meoevoli, 1983 da Viaggio in Italia, 1984

Torniamo al 1979…
Nel ’79 prendo la macchina fotografica e inizio a fotografare non Bari. Sì, queste sono fotografie scattate a Bari e in Puglia, ma non sono nate da un progetto di rappresentazione della città di Bari. Non c’è nessun luogo simbolico. Per citare Gianni Celati, sono “residui visivi”.

In altre parole?
È quello che difficilmente il nostro sguardo riesce a cogliere.

Le fotografie esposte qui, quelle in bianco e nero, quando sono state scattate?
Dal 1979 al 1986. Poi smetto per otto anni, e riprendo con il colore. Gran parte delle fotografie che vede qui non erano mai state stampate.

In questa prima tranche c’è anche Viaggio in Italia.
Sì, per questo il sottotitolo contiene quell’attraverso. Nel 1979-80 non conoscevo nessun fotografo – non conoscevo Luigi Ghirri, non conoscevo Gabriele Basilico, non conoscevo Vittore Fossati, non conoscevo Guido Guidi, non conoscevo Gianni Berengo Gardin… Solo anni dopo ho scoperto che altri facevano un lavoro simile.

La mostra Viaggio in Italia è del 1984, in effetti…
Però queste foto, anche se sono precedenti, sono già Viaggio in Italia, una mostra che rivoluziona il modo di vedere e di rappresentare la realtà. Siamo fuori dagli Alinari, siamo fuori da un facile fotoreportage etno-antropologico…

Siamo fuori dal paesaggio.
Sì, siamo anche fuori da una certa idea di paesaggio.

Come nasce la sua partecipazione a Viaggio in Italia?
Alla fine del 1981 conosco Luigi Ghirri – lui l’anno dopo avrebbe fatto una bella mostra a Bari, Tra albe e tramonti. Cento immagini per la Puglia. Mi disse di come sarebbe stato bello fare un viaggio in Italia, esattamente come lo aveva fatto in Puglia.

Gianni Leone, Casa Ghirri, 2011

Gianni Leone, Casa Ghirri, 2011

Quindi l’idea della mostra è di voi due?
L’idea è di Ghirri, ma ne parla con me immediatamente. E infatti prendiamo subito contatti con la casa editrice Laterza per capire se fosse interessata a pubblicare il libro – poi invece sarà pubblicato da Quarantelli di Alessandria, l’editore del Quadrante. Ne parliamo anche con Enzo Velati, che allora era presidente dell’Arcimedia, e con la Pinacoteca provinciale di Bari, la cui direttrice, la medievista Pina Belli D’Elia, era molto sensibile al discorso della fotografia.

Scattò fotografie ad hoc per Viaggio in Italia?
No, la più recente era del 1983 ed era una fotografia scattata a Scanno. Credo che nessuno realizzò fotografie specificamente per il progetto.

Oltre a Viaggio in Italia, in questo primo periodo ci sono altre tappe importanti nel suo percorso fotografico?
La collaborazione con Cesare de Seta. Lui aveva iniziato nel 1981 a fare dei cataloghi per Electa, e nel 1984 mi invitò – insieme a Giovanni Chiaramonte, Marialba Russo, Joan Fontcuberta e Arnaud Claas – per i Fasti barocchi, con una mostra che si tenne poi a Villa Pignatelli a Napoli.

Poi però, nel 1986, lei si ferma.
Dirigevo la Galleria Spazio Immagine, un’associazione culturale sostenuta da Velati, e già nel 1982-83 curavo gli Incontri di Spazio Immagine: il mio interesse era porre gli intellettuali di fronte alla fotografia. Ricordo ad esempio una conversazione bellissima con Beniamino Placido. Vennero anche Giulio Paolini, Alberto Boatto, Nini Mulas, Arturo Carlo Quintavalle…

Gianni Leone, Casa Ghirri, 2011

Gianni Leone, Casa Ghirri, 2011

Smette di fotografare perché l’associazione la impegnava troppo?
No: all’interno dell’associazione i problemi erano diventati per me insostenibili. Non c’era la volontà di uscire dalla città, dalla regione…

Però poi torna alla fotografia, e questa volta a colori.
Sì, ma smetto di stampare da solo e mi affido ad Arrigo Ghi.

Il mitico stampatore modenese di Ghirri!
Esatto! Luigi mi diceva: “Tu sei un fotografo a colori!”. Ma in realtà il passaggio al colore è stato dettato soprattutto dalla pigrizia: guardando gli scatoloni con il materiale, dopo un trasloco, ho pensato che non avevo più voglia di stare tutto il giorno chiuso in camera oscura.

Perché è tornato a fotografare?
Nel 1993 l’attuale direttrice della Fondazione Museo Pino Pascali, Rosalba Branà, mi propose di fare una mostra di Luigi Ghirri, che era morto da appena un anno. Chiamai Paola Ghirri, l’archivio era in subbuglio, trovammo una decina di foto soltanto scattate da queste parti. E allora Pietro Marino – il critico pugliese – mi disse: “Ma Gianni, perché non fai tu qualche altra foto?”. E così ho ripreso in mano la Pentax 6×7… La mostra si inaugurò nel settembre del 1994 col titolo Ritorno al mare, e nella sezione di fotografia c’erano gli scatti di Ghirri e i miei.

Marco Enrico Giacomelli

Polignano a Mare// fino al 3 aprile 2016
Gianni Leone – Inventario 1979-2015
a cura di Rosalba Branà e Antonio Frugis
FONDAZIONE MUSEO PINO PASCALI
Via Parco del Lauro 119
080 4249534
[email protected]
www.museopinopascali.it

MORE INFO:
http://www.artribune.com/dettaglio/evento/51998/gianni-leone-inventario-1979-2015/

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Marco Enrico Giacomelli

Marco Enrico Giacomelli

Giornalista professionista e dottore di ricerca in Estetica, ha studiato filosofia alle Università di Torino, Paris 8 e Bologna. Ha collaborato all’"Abécédaire de Michel Foucault" (Mons-Paris 2004) e all’"Abécédaire de Jacques Derrida" (Mons-Paris 2007). Tra le sue pubblicazioni: "Ascendances et…

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