Un ombrello per l’Arena di Verona

Pubblicato il bando del Concorso Internazionale di Idee per la copertura apribile dell'Arena. Potranno partecipare professionisti e studi da tutto il mondo. Ma è un progetto sostenibile o un’“operazione folle”, se non addirittura un abile piano per “coprire” non il monumento ma ben altre questioni? A settembre se ne potranno valutare i primi esiti.

Ha il fascino delle sfide impossibili, dei gesti smisurati: dare la copertura all’Arena di Verona, uno dei più importanti monumenti e teatri d’opera del mondo: proteggerla, ripararla dagli insulti del (mal)tempo, dalle infiltrazioni d’acqua che ne corrodono le pietre millenarie. Salvaguardarla, perché la sua immagine forma il nostro stesso immaginario, il nostro paesaggio interiore, la nostra mappa psichica.
Già un consistente programma di restauro e tutela dovrebbe essere avviato nei prossimi tre anni, con 14 milioni messi a disposizione, usufruendo dell’Art Bonus, da Unicredit e Fondazione Cariverona. Il bando di gara appena approvato dalla giunta comunale relativo all’“ombrello” non tiene certo conto di mere questioni estetiche o emozionali: l’obiettivo è garantire gli spettacoli anche durante i giorni di pioggia. Sono anni che la questione è oggetto di indagini, ma, per fortuna, l’anfiteatro continua a mantenere la sua caratteristica storica e ambientale di teatro all’aperto – anche se, originariamente, gli anfiteatri romani prevedevano una copertura mobile, chiamata velarium, per proteggere gli spettatori da sole e pioggia.

ARENA DI VERONA: ARRIVA IL CONCORSO INTERNAZIONALE DI IDEE
Finanziato con 100mila euro da Sandro Veronesi, patron del Gruppo Calzedonia, è rivolto ad architetti, ingegneri, ma anche a raggruppamenti comprendenti consulenti e specialisti; “Ci auguriamo che in tanti partecipino: grandi studi nazionali e internazionali. Magari anche studi giovani ed emergenti”, ha dichiarato. Il bando, disponibile sul sito del Comune, prevede il rispetto dei “vincoli archeologici, architettonici e ambientali”. Il nuovo intervento dovrà “armonizzarsi con l’organismo rappresentato dalla Piazza Brà e dal contesto urbano”, attenersi a criteri di “totale reversibilità”, essere “a scomparsa” o quantomeno mobile.
Ma sarà mai possibile realizzare una copertura senza inserire “nuovi elementi all’interno del monumento”? Quali competenze tecniche e formali saranno necessarie per intervenire in un contesto così delicato, al punto da rendere “invisibili” tutti gli innesti? (Un problema, peraltro, comune anche al progetto che riguarda la copertura del “pavimento” del Colosseo.)

L'Arena di Verona - photo Antonella Anti

L’Arena di Verona – photo Antonella Anti

IL PRECEDENTE, L’ARENA ROMANA DI NIMES
Dal 1988 l’Arena di Nîmes ha già la sua copertura: riguarda unicamente la parte bassa e centrale, la vera e propria arena, e i primi ordini di gradinate. René Chambon, ingegnere francese noto per i suoi studi relativi alle coperture delle arene romane, ha dichiarato: “Sembra un tappo gonfio d’aria, simile ai palloni usati per coprire i campi da tennis in inverno”. Insomma un mezzo disastro. E non è un caso che quella soluzione sia stata abbandonata già nel 2005 e l’ingegnere stia studiando un velario retrattile, simile a quelli usati durante i duelli dei gladiatori. Il Sovrintendente Francesco Girondini sogna una copertura trasparente, “una specie di igloo invernale”, dove si potrebbe assistere alla Bohème anche quando fuori nevica. Ma non si pensa all’acqua che si radunerebbe al centro e che rischierebbe comunque di trapassare il leggero velario? Quali sarebbero i tempi tecnici di chiusura e apertura? E come gestire il rumore durante i live? Pensiamo all’Aida che inizia con un “pianissimo” di violini: il ticchettio della pioggia non ne impedirebbe un buon ascolto e una buona riuscita?

AL VIA IL DIBATTITO
I pareri si sprecano. L’archistar Mario Botta va giù pesante: “È una follia stravolgere il passato. La magia dell’Arena sono i suoi muri, l’intorno, l’essere dentro duemila anni di storia, dice. Anche i grandi “gesti architettonici” non farebbero che stravolgere le fondamenta, per sostituirle con architetture dell’immaginario”. Pure per l’architetto Italo Rota le pietre non vanno toccate, ma poi pensa a “una copertura gonfiabile, una specie di mongolfiera sopra l’Arena”. E se il rischio fosse un gran polverone per coprire altri guasti imputabili più a motivi di organizzazione che metereologici? Non è solo da quest’anno che la Fondazione Arena (che ha in gestione l’anfiteatro) chiude in profondo rosso. Il Sovrintendente attribuiva il calo delle presenze del 2014 alle numerose serate di pioggia, ma il trend non è mutato nell’anno successivo, caratterizzato da una stagione assolutamente asciutta. Probabilmente un po’ più di lungimiranza, unita al coraggio di sperimentare nuove scenografie, balletti, arie, richiamerebbe anche nuovo pubblico: Non mancano, come ha detto invece il sindaco Tosi, le capacità di “coniugare l’antico con il moderno”. Piuttosto ciò che conta è che non si cancelli il passato o che si faccia diventare l’Arena un mero contenitore per altri concerti-evento o manifestazioni sportive, che durino tutto l’anno. A questo, del resto, fanno pensare anche le parole di Giorgio Pasqua di Bisceglie, presidente della Fondazione Verona per l’Arena: “Invece che continuare a spendere soldi per la manutenzione e la sicurezza degli impianti, non sarebbe meglio una struttura che preservi l’Arena dai danni atmosferici, una volta per tutte?”. Aggiungendo che parte del finanziamento di Cariverona “potrebbe essere destinata a questo progetto”.

L'Arena di Verona - photo Antonella Anti

L’Arena di Verona – photo Antonella Anti

ALCUNE QUESTIONI APERTE
Messa così però la faccenda porta a pensare che la copertura sia solo un pretesto per far cassa e che si miri a dilatare la stagione lirica oltre ogni limite, se non addirittura a farne un fastidioso retaggio del passato, da sostituire con la presenza di star del pop e del rock o con gli spettacoli in “salsa televisiva”, molto più redditizi. E già cominciano ad arrivare progetti e proposte, al limite della fantasia e della fantascienza, sebbene il bando intenda solo verificare la fattibilità del progetto. Per quanto riguarda l’eventuale realizzazione, lo stesso sindaco è consapevole che saranno necessari parecchi milioni e l’intervento di svariati sponsor (anche se agevolati dall’Art Bonus). Piedi per terra, dunque. “Aspettiamo di vedere se e come sia possibile”, dice e intanto rigetta i pareri negativi dei Sovrintendenti ai beni Archeologici (“è un mero esercizio di stile”), trincerandosi dietro la disponibilità a “prendere in considerazione progetti di qualità” del ministro Franceschini. Male che vada, sostiene il sovrintendente Girondini, “è sempre un tentativo che andava fatto: sarà comunque una gran pubblicità per tutta Verona”.
Ma perché sprecare un’occasione come questa e non ripensare l’Arena, risentirne l’anima antica, indagarne i segreti, le storie, gli spazi? E perché non approfittarne per studiare alternative alle serate di pioggia, come offrire a chi viene da fuori spettacoli teatrali, concerti, pernottamenti, che rendano comunque indimenticabile il viaggio? Così l’Arena non sarebbe solo un’attrattiva isolata, ritirata in se stessa (e nella sua bellezza), ma un valore legato a tutto il tessuto urbano e alle sue tante offerte culturali.

Luigi Meneghelli

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Luigi Meneghelli

Luigi Meneghelli

Laureato in lettere contemporanee, come critico d'arte ha collaborato e/o collabora a quotidiani (Paese Sera, L'Arena, L'Alto Adige, ecc.) e a riviste di settore (Flash Art, Le Arti News, Work Art in progress, Exibart, ecc.). Ha diretto e/o dirige testate…

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