Biennale di Architettura. Ecco come sarà il Padiglione USA

Sarà tutto al femminile il Padiglione degli Stati Uniti alla prossima Biennale di Architettura di Venezia. Per saperne di più abbiamo intervistato Cynthia Davidson, una delle due curatrici.

Saranno Cynthia Davidson e Monica Ponce de Leon le curatrici del Padiglione degli Stati Uniti alla 15. Mostra Internazionale di Architettura di Venezia diretta da Alejandro Aravena.
Cynthia Davidson, giornalista e curatrice nonché moglie di Peter Eisenman, mostro sacro dell’architettura contemporanea, ha fondato e diretto la rivista Any e, nel 2001, Log, una delle più prestigiose riviste di teoria architettonica e urbanistica. Dirige inoltre la collana Writing Architecture per MIT Press, che tra i suoi autori annovera John Hejduk, Léon Krier, Paul Virilio, Georges Teyssot, Michael Hays e molti italiani come Massimo Scolari, Pier Vittorio Aureli, Giuliana Bruno, Mario Carpo e Marco Biraghi. L’abbiamo incontrata a New York e ci ha raccontato come sarà The Architectural Imagination, il progetto per la Biennale.

Nel padiglione vedremo dodici nuovi progetti teorici sulla “motor city”, Detroit. Perché hai deciso di trattare proprio questo caso, quando gli Usa sono ovviamente ricchi di spunti di riflessione architettonica?
Intanto ci tengo a evidenziare che non sarà una mostra sull’architettura di Detroit. Monica Ponce de Leon ed io abbiamo scelto Detroit perché, come molte città postindustriali, sta cercando di fronteggiare una grave perdita di industrie e popolazione.
In un caso come questo, nuove idee architettoniche possono avere applicazioni su vasta scala, non solo per la “motor city” ma anche, data l’attenzione internazionale della Biennale, per tutte le città in trasformazione del mondo.

Cynthia Davidson - photo Nick Eisenman

Cynthia Davidson – photo Nick Eisenman

Il sito del progetto indica l’architettura come un motore dell’immaginazione per risolvere i problemi urbani. Che tipo di criterio seguirete per la selezione?
The Architectural Imagination non cerca di risolvere problemi urbani. Stiamo chiedendo agli architetti di ripensare le condizioni della città postindustriale e di immaginare nuove possibilità per la città del XXI secolo attraverso nuovi progetti.
Abbiamo pubblicato un bando nazionale per espressioni d’interesse in questo progetto durante la scorsa estate, e tra i più di 250 iscritti abbiamo selezionato dodici team straordinari da tutte le regioni degli Stati Uniti: A(n) Office, Detroit, BairBalliet, Greg Lynn Form, Mack Scogin Merrill Elam Architects, Marshall Brown Projects, MOS Architects, Pita & Bloom, Present Future, Preston Scott Cohen Inc., SAA/Stan Allen Architect, T+E+A+M, Zago Architecture. Rappresentano diverse generazioni e un ampio spettro di pratiche creative.

Ci sarà anche il design?
Dopo aver esaminato una ventina di siti a Detroit, Monica ed io ne abbiamo scelti quattro –sono infatti quattro le sale nel padiglione – per gli interventi architettonici e per ciascuno abbiamo assegnato un team di tre architetti. Quest’autunno abbiamo portato tutti gli architetti a Detroit per visitare i siti in cui dovranno agire – che comprendono terreni ed edifici vuoti – e per incontrare esperti e comunità della città e discutere la possibile programmazione dei progetti.
A questo punto gli architetti sono liberi di usare qualsiasi elemento – anche di design, perché no? – che reputino importante per le loro proposte.

Pier Vittorio Aureli, The Possibility of an Absolute Architecture, The MIT Press

Pier Vittorio Aureli, The Possibility of an Absolute Architecture, The MIT Press

Log, la tua rivista, avrà un ruolo particolare all’interno del padiglione? L’immaginazione ha sempre un posto cruciale nelle riviste e nelle pubblicazioni di architettura.
La prossima estate, Log n. 37 diventerà il cata-Log di The Architectural Imagination, documentando i dodici progetti. Diversi critici, teorici e storici americani stanno scrivendo su Detroit, facendosi un’idea sulle architetture del cata-Log che sarà in vendita alla Biennale. A Log siamo sempre alla ricerca di nuovi modi di pensare e parlare di architettura.
Lavorando con Monica e il Taubman College di Architettura e Pianificazione dell’Università del Michigan, abbiamo creato un grande progetto per Detroit, per la Biennale, per Log e per lo stesso Taubman.

In che modo il Padiglione Usa dialogherà con le linee guida del direttore Alejandro Aravena?
Recentemente Paolo Baratta ha detto che solo se gli architetti si batteranno per porre domande chiare, l’architettura potrà fare realmente la differenza. Monica ed io crediamo che l’architettura abbia la capacità di catalizzare il cambiamento e produrre cultura, che è la parola d’ordine di The Architectural Imagination.
I progetti degli architetti per Detroit solleveranno certamente nuove domande, quanto basta per aprire nuove prospettive e iniziare nuovi scambi creativi a proposito della città postindustriale e delle sue comunità.

Federica Ciavattini

www.labiennale.org/it/architettura/
www.thearchitecturalimagination.org

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Federica Ciavattini

Federica Ciavattini

Architetto, lavora come libera professionista e sta svolgendo un dottorato di ricerca applicata Eureka presso l’Università di Macerata e il Gruppo LUBE di Treia (MC). Ha collaborato come assistente all’Università di San Marino – IUAV e con le riviste “Il…

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