Look Right! L’estate indiana a Londra, parte III

Terza tappa del viaggio di Martina Cavallarin in quel di Londra. E per voi ci sono ancora diversi consigli utili, fra appuntamenti immancabili e luoghi da segnarsi in agenda.

DAMIEN HIRST IL GALLERISTA
Attesa e curiosa kermesse in Newport Street: Damien Hirst sviluppa qui un suo progetto, iniziato tre anni fa, aprendo la Newport Street Gallery disegnata dallo studio architettonico Caruso St John. L’ambizione dell’artista è di un museo che condivida la sua collezione privata con il pubblico e sviluppi il suo amore per la curatela, amore che risale agli inizi della sua carriera artistica. In mostra artisti come Francis Bacon, Banksy, Tracey Emin, Jeff Koons, Sarah Lucas, Pablo Picasso, Richard Prince, Haim Steinbach, Gavin Turk, e gli artisti autoctoni della costa nord-ovest del pacifico tra i quali Robert Davidson, James Hart e Don Yeomans.
Hirst oltre all’arte visiva colleziona anche manufatti e reperti di storia naturale, tassidermia, modelli anatomici e altri oggetti storici. La raccolta è stata già oggetto di importanti mostre collettive presso la Serpentine Gallery di Londra nel 2006 e la Pinacoteca Agnelli di Torino nel 2013. La mostra in corso è Power Stations Paintings 1964-1982 del pittore astratto britannico, classe 1934, John Hoyland. Se lo dice Damien Hirst ci crediamo?

Jimmie Durham alla Serpentine Gallery

Jimmie Durham alla Serpentine Gallery

LE DUE ANIME DELLA SERPENTINE
Riattraversato il Tamigi, la passeggiata nello sconfinato parco di Kensington, cuore verde di Londra, è un’immersione in una natura controllata e selvatica al contempo, salvaguardata dalla struttura pubblica e osservata rispettosamente dalle persone che vi transitano. Londra è un luogo in cui si sente forte il senso dello Stato e la considerazione reciproca tra istituzione e cittadino, anche se oltre la facciata si rivelano comunque smaccate incongruenze, opportunamente mascherate.
La Serpentine, con le sue due prestigiose sedi, si trova al centro dei giardini. Visitiamo alla Serpentine Sackler Gallery Palisades, installazione site specific di Rachel Rose che comprende due lavori video indipendenti – A Minute Ago (2014) e Palisades in Palisades (2014) – ma legati tra loro dal progetto corale, suoni e luci che in modo avvolgente e straniante circondano lo spettatore che transita all’interno della rigida struttura a pianta rettangolare. La ricerca della giovane artista americana, nata nel 1986, si concentra sulle ansie dell’umanità, l’instabile rapporto tra uomo e natura, il progresso tecnologico, le grandi catastrofi, il peso della storia, l’impermanenza.
Nel Serpentine Pavilion, la mostra di Jimmie Durham, Various Items and Complaints, è un percorso preceduto da una libreria che accoglie un ricco campionario di volumi e cataloghi d’arte visiva e una bella selezione di riviste. Artista eclettico e multimediale, Durham coniuga con lirismo soffuso e permeato di spirito critico un percorso incessantemente destrutturato. La narrazione è raccontata per frammenti che si compongono sempre e definitivamente in una modalità corale condivisa, concepita per decodificare e indagare la struttura sociale e antopologica della collettività. La temperatura concettuale ed emotiva delle opere disseminate si rivela attraverso oggetti d’uso comune, reperti naturali, scritte, assemblaggi, forme simboliche e associazioni metaforiche.
Il Serpentine Pavilion – è bene rammentarlo – è uno dei primi dieci siti di mostre di architettura e design più visitati al mondo. La struttura leggera, semitrasparente, cangiante e serpeggiante che si estende ora sul prato è disegnata dagli spagnoli José Selgas and Lucía Cano, in arte SelgasCano (che abbiamo intervistato qui).

Rebecca Ward alla Ronchini Gallery

Rebecca Ward alla Ronchini Gallery

MAYFAIR PARLA ANCHE ITALIANO
Dopo tanta luce e un sole sempre presente, l’estate indiana ancora non ci abbandona. La centralissima Dering Street, vicina a  Orford Circus, si anima delle inaugurazioni di due gallerie attigue. L’italiana Ronchini Gallery, con sede londinese dal 2012, ospita la seconda personale di Rebecca Ward, texana nata nel 1984. Aphasia è un progetto che affonda le sue radici nei precetti del minimalismo e dell’astrazione geometrica. Ward utilizza materiali associati alla pratica femminile e al retaggio domestico come tintura, tessitura, cucito, tessile, sbiancamento. Attraverso il dispositivo dell’iconografia del gesto femminile, Ward compie un’indagine sulle problematiche sociali e linguistiche della società contemporanea. La vetrina successiva vede la mostra di Leonardo Drew alla VIGO Gallery. Elementi in legno prefabbricato, lamiera, rami di alberi, radici, carta, cotone grezzo, ruggine, oggetti recuperati e fango si fanno possenti opere che esplorano l’ambiente, l’esistenza, la storia e la memoria. Sempre nella stessa strada, la Jerome Zodo ha appena aperto il suo nuovo domicilio con la mostra, a cura di Luca Beatrice, Painting after Painting.
Détour nella centralissima Lower John Street di Soho, dove Marian Goodman offre l’esperienza più potente ed energetica. Il progetto More Sweetly Play the Dance dell’artista sudafricano William Kentridge, il genio della contemporaneità artistica di questi decenni, è un capolavoro di maestria, suggestione, potenza e presenza dell’opera, capacità abitativa dello spazio, fermezza d’intenti, costruzione progettuale, forza del pensiero, indagine sociale, politica, culturale. Tra i grandi lavori a parete e le installazioni video, ci si perde. Questa mostra da sola vale già un viaggio a Londra.
Tornando al cuore di Mayfair, Massimo De Carlo presenta una mostra perfetta di Gianfranco Baruchello al piano terra, mentre nelle sale superiori Stigma di Elmgreen & Dragset è una teoria ordinata di grandi vasi farmaceutici in vetro soffiato a mano, contenenti pigmenti tratti da medicinali di ultima generazione per combattere l’Aids. Per lo spettatore, l’immersione in un territorio poetico amaro è ingannevolmente disarmante. La responsabilità tanto conclamata dell’artista, nella pratica costruttiva di questi due straordinari autori nordici, risiede in una rinnovata predisposizione ad affrontare la critica sociale attraverso l’immissione di stili multidisciplinari e la ridefinizione continua di cosa significhi fare arte indagando la cultura contemporanea.

Abraham Cruzvillegas alla Turbine Hall della Tate Modern

Abraham Cruzvillegas alla Turbine Hall della Tate Modern

RISTOGOSSIP E MEGAINSTALLAZIONI
Un’altra prova magistrale del loro lavoro la troviamo alla galleria Victoria De Vigo. Per arrivarci percorriamo Mount Street passando accanto al super-social ristorante Scott’s, un luogo in cui accadono tutte le cose più intriganti, pettegole e importanti del mondo dell’arte, e non. Per poterci pranzare occorre prenotare con almeno un mese d’anticipo, ma se si è fortunati è possibile assistere a un fatto che assurgerà poi a “leggenda metropolitana” del jet set internazionale.
Intanto, alla Tate Modern, Abraham Cruzvillegas inaugura la Hyundai Commission 2015, la prima di una nuova serie di commissioni annuali site specific per rinomati artisti internazionali. Capofila dei giovani concettuali messicani, Cruzvillegas ha ideato Autoconstrucción, un’installazione che occupa le due ali della Turbine Hall, riferendosi alle costruzioni rurali messicane degli Anni Sessanta per edificare le quali le persone impiegavano qualsiasi genere di materiale a basso costo e di recupero.

Martina Cavallarin

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Martina Cavallarin

Martina Cavallarin

Martina Cavallarin, Venezia, 17-12-1966. Critica e curatrice, si occupa di arti visive contemporanee. Il suo sguardo spazia tra differenti linguaggi e necessarie contaminazioni. Il senso è quello di esplorare direzioni e talenti dell’arte che va dalla pittura alla fotografia, dal…

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