Palermo, Villino Favaloro. Le ragioni di una soprintendente

Alla vigilia dell’inaugurazione de “Le stanze d’Aragona”, mostra dedicata alla pittura italiana contemporanea, abbiamo incontrato Maria Elena Volpes, Soprintendente regionale dei Beni Culturali di Palermo. Con lei abbiamo parlato del progetto, della splendida sede istituzionale che lo ospita – una villa liberty firmata da Giovan Battista ed Ernesto Basile – e di come tutto questo è nato, nel segno di una collaborazione tra pubblico e privato. Una Soprintendente atipica: più attenta alla cultura e alla ricerca che non ai vincoli della burocrazia.

Trentasei artisti contemporanei, due curatori, un villino liberty progettato dai Basile, un titolo dal sapore quattrocentesco: soprintendente, che idea di è fatta di questo crossover di periodi storici? Quanto c’è dell’identità o della vocazione sincretica di Palermo?
Io amo la mia città, Palermo, e l’amo e la guardo con gli stessi occhi di quella piccola bimbetta che i genitori, la domenica, portavano per mano in giro per musei, monumenti, chiese.
Sicani, Siculi, Elimi, Fenici, Greci, Romani, Barbari, Arabi, Normanni, Angioini, Spagnoli, Aragonesi, Francesi hanno vissuto in Sicilia lasciando testimonianze dall’inestimabile valore storico-artistico, naturalistico, religioso, linguistico, letterario, antropologico, medico, ingegneristico, ma anche fatto di arti e mestieri, di uomini di grande ingegno e di bellezza. Quella bellezza e quei valori che fanno di Palermo, secondo me che ne sono il Soprintendente ai Beni Culturali, la più bella città del mondo! Palermo è stata nel corso dei secoli una capitale, ma anche una grande sorgente di idee e di progettualità, un laboratorio del fare che si serve degli elementi del passato e delle energie del presente. Noi siamo questo presente.

Il progetto ha il merito di riaprire al pubblico il Villino Favaloro, uno spazio immerso nel cuore della città dal passato complesso. Ce lo racconta in breve?
La scelta di Villino Favaloro come sede per la mostra non è un caso. Desideravo raggiungere due obiettivi: uno era quello di restituire dignità al monumento, nelle more dell’allestimento del futuro Museo della Fotografia intitolato a Enzo Sellerio, e il secondo era quello di riunire tanta cultura artistica italiana, giovane e non solo, in un “luogo simbolo” della città. E Villino Favaloro lo è: villa liberty, emblema di un periodo storico – la “belle époque” – che ha fatto di Palermo una grande città europea.

Manuele Cerutti, Diade (I), 2015

Manuele Cerutti, Diade (I), 2015

Cosa vedremo fra i saloni d’epoca del villino? In mostra ci sono maestri come Nunzio, Verna, Bianchi, giovani come Stefano Cumia o Manuele Cerutti, e nomi di spicco come Pietro Roccasalva o Alessandro Pessoli. Come si realizza questo innesto fra antico e contemporaneo?
Trentasei artisti di diverse generazioni, fra maestri, mid career internazionali ed emergenti del panorama contemporaneo, offriranno alla città, al mondo e ai nostri giovani delle opportunità di  incontro e di scambi culturali di grande respiro.
Opere e artisti che faranno di Villino Favaloro non solo un monumento “bello da visitare” per le sue caratteristiche intrinseche,  ma – come amo definire e leggere i monumenti – un luogo del vissuto, quindi luogo vivo. Non un “monumento muto”, ma un monumento che racconta se stesso e che è anche forte attrattore di cultura. Ospitare artisti contemporanei di qualità con la mostra Le stanze di Aragona significa proprio questo: fare cultura.

A prescindere dal Villino, quali sono le azioni che sta portando avanti la sua Soprintendenza per Palermo? Quali sono i punti di forza e le criticità di cui la città beneficia e sta affrontando?
L’attività della Soprintendenza Beni Culturali di Palermo relativamente ai temi della valorizzazione del patrimonio culturale si è concentrata negli ultimi anni sulla elaborazione di un progetto, finanziato dalla Comunità Europea, Le Mappe del Tesoro, ormai quasi concluso e composto di ben venti itinerari, dall’Archeologia ai Castelli Medievali, dal fasto dei Monumenti normanni. Solennità al Gotico e al Rinascimento, dalla decorazione barocca, con gli oratori e gli stucchi, alle ville del Settecento, dal Liberty ai giardini botanici, dagli archivi ai mercati storici.
Venti itinerari che raccontano in modo trasversale – oltre i soliti confini burocratici – Palermo e la sua provincia, nel corso del tempo. Il progetto in italiano e in inglese prevede la produzione di app, dépliant,cataloghi, audioguide, touch screen ed altri sistemi finalizzati alla migliore conoscenza e valorizzazione dei percorsi.
Inoltre, nell’ambito della nuova programmazione comunitaria abbiamo presentato progetti finalizzati alla migliore conoscenza dei beni monumentali, attraverso l’uso delle nuove tecnologie. Abbiamo sognato e proposto percorsi espositivi innovativi, accompagnati in autonomia dai “padroni di casa”, in otto lingue. Speriamo siano finanziati.

Villino Favaloro, Palermo - la torretta ottogonale con i decori musivi di Salvatore Gregorietti

Villino Favaloro, Palermo – la torretta ottogonale con i decori musivi di Salvatore Gregorietti

Altri progetti?
Progetti tanti e lavoro tantissimo, dal recupero del Castello di Maredolce e del suo agrumeto storico, ultimo lembo della Conca d’oro di Palermo, al recupero del giardino storico di Villa di Napoli, dal recupero del Castello dell’Uscibene alla realizzazione di una mostra permanente di lapidei della Soprintendenza, elementi sottratti all’incuria, all’abbandono, alle guerre e ai terremoti da valenti ed eroici Soprintendenti… E potrei non finirla più!

Tornando alle Stanze d’Aragona, questa mostra nasce da un’iniziativa della Rizzuto Gallery: un bell’esempio di collaborazione tra pubblico e privato. Come ha funzionato questa esperienza? Come valuta in generale questa tipologia di partnership?
Quando Eva Oliveri e Giovanni Rizzuto della RizzutoGallery sono entrati nella mia stanza e mi hanno illustrato il progetto delle Stanze d’Aragona, li ho ascoltati con molta attenzione e, dopo aver studiato la proposta, ho deciso di aderire perché la stessa risponde proprio al mio concetto di fare cultura nella pubblica amministrazione.
Molte iniziative da me curate nel corso della mia vita lavorativa, all’interno della Pubblica Amministrazione, hanno utilizzato proprio la formula della “partnership” o come amo dire io delle “sinergie”, poiché penso che è proprio attraverso le potenzialità e le capacità individuali, riunite in rapporto sinergico, che si riescono a fare davvero grandi cose. Ho sempre lavorato in questa direzione, con un obiettivo primario: promuovere, con forza, la cultura.

Santa Nastro

Palermo // fino al 14 novembre 2015
inaugurazione sabato 12 settembre 2015 ore 19
Le stanze d’Aragona. Cap. III
a cura di Helga Marsala e Andrea Bruciati
VILLINO FAVALORO
Piazza Virgilio
[email protected]
www.rizzutogallery.com

MORE INFO:
http://www.artribune.com/dettaglio/evento/47276/le-stanze-daragona-cap-iii/

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Santa Nastro

Santa Nastro

Santa Nastro è nata a Napoli nel 1981. Laureata in Storia dell'Arte presso l'Università di Bologna con una tesi su Francesco Arcangeli, è critico d'arte, giornalista e comunicatore. Attualmente è vicedirettore di Artribune. È Responsabile della Comunicazione di FMAV Fondazione…

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