Biologia e tutela dei beni culturali

È tranchant Pietro Sapia, referente della commissione di studio “tutela dei beni culturali” dell’Ordine Nazionale dei Biologi: “Il biologo può rappresentare una professione scientifica a servizio dell’arte”. In che modo? Qui ce lo spiega.

QUANDO LE OPERE FANNO LA MUFFA
Il biologo può rappresentare una professione scientifica a servizio dell’arte. Il biologo dell’arte è in grado di risolvere il problema dei batteri, alghe, funghi e muffe. Una volta trovata una possibile minaccia, individuerà le possibili metodologie di intervento per ridurre le principali cause di alterazione di origine biologica di monumenti, sculture, quadri, arazzi ecc.
Questo incontro tra biologia e arte ha origini antiche. Nel 1863, infatti, Louis Pasteur insegnò geologia, fisica e chimica all’Ecole des Beaux-Arts. A Parigi si realizzò così il primo laboratorio “moderno” di diagnostica nell’arte. In occasione dell’inaugurazione, il famoso biologo si soffermò sulla “possibile e auspicabile alleanza tra scienza e arte”, sottolineando che “non è possibile conservare bene ciò che si conosce male”. Tali affermazioni sottolineano, oggi più di ieri, l’importanza che questo rapporto riveste ed esprime attraverso le branche della biologia, della chimica, della diagnostica nella conservazione e del restauro dei beni culturali.

Restauro di carte antiche

Restauro di carte antiche

L’ITALIA DEL RESTAURO
L’Italia vanta un patrimonio storico-artistico che costituisce una risorsa preziosa e importante da tutelare e conservare. “Preservare è meglio che curare”, recita il famoso slogan. Ebbene, anche nell’arte potrebbe applicarsi questa sorta di “principio di precauzione”, in cui il biologo dell’arte gioca un ruolo chiave sia nella conservazione delle opere d’arte sia nel loro restauro.
Cesare Brandi, che è stato responsabile dell’Istituto Centrale per il Restauro, massima istituzione statale italiana nel campo della conservazione dei beni culturali progettata insieme a Giulio Carlo Argan, affermava che “il restauro costituisce il momento metodologico del riconoscimento dell’opera d’arte nella sua consistenza fisica e nella duplice polarità estetico-storica”. Da tale definizione emerge che l’imperativo del restauro, come quello più generale della conservazione, si rivolge in primo luogo alla consistenza materiale in cui si manifesta l’immagine.
Penso che il biologo porti al centro anche l’aspetto antropologico, come missione di conoscenza e dilazione di civiltà destinate, in tal modo, a non far perdere le loro tracce di storia e di umanità.

Restauro

Restauro

ARCHIVI E BIBLIOTECHE A RISCHIO
Gli ambiti di azione del biologo nella tutela dei beni culturali sono molto vasti, e tante le applicazioni. Ad esempio, quella dello studio e conservazione di archivi e biblioteche in caso di alluvioni, cedimenti strutturali, eventi sismici, incendi e contaminazioni biologiche di muffe e insetti. In caso di emergenze in tal senso, infatti, si propone l’intervento di équipe multidisciplinari, con la partecipazione fondamentale della figura del biologo.
Le contaminazioni fungine ed entomologiche in ambienti indoor ricchi di materiali di natura cellulosica, quali archivi e biblioteche, sono un fenomeno assai diffuso a livello nazionale, specie in assenza di adeguati sistemi di controllo microclimatico.
A ciò consegue la comparsa massiva, all’interno dei depositi e dei locali di conservazione, di specie potenzialmente pericolose per la salute umana e sicuramente dannose per la conservazione del patrimonio librario e archivistico. Tra queste si annoverano diverse specie di Aspergillus e Penicillium e la cosiddetta muffa nera Stachybotrys. Per quanto riguarda gli insetti, in moltissimi casi si rende necessario intervenire per debellare numerose specie, alcune delle quali sono potenzialmente pericolose per gli operatori e gli utenti di archivi e biblioteche e, al tempo stesso, dannose per i documenti.

Claudio Sabatino, Pompei, 2000

Claudio Sabatino, Pompei, 2000

LA BIOLOGIA A POMPEI
Nonostante la ricchezza e l’estrema vulnerabilità del patrimonio artistico italiano, la conoscenza delle procedure di emergenza e monitoraggio è quasi assente nel nostro Paese.
Serve da subito un cambio di rotta, altrimenti i nostri beni architettonici e artistici rischiano di subire danni irreparabili. E i biologi, attraverso una stretta collaborazione con architetti, restauratori e altri esperti di settore possono portare valore nell’analisi preventiva dei beni culturali per la loro conoscenza nella botanica, nella zoologia e nella microbiologia. Non solo: attraverso un corretto utilizzo della biologia si potrebbe inoltre risparmiare circa un terzo delle risorse economiche che vengono spese per intervenire una volta che un edificio storico è già stato rovinato. Le informazioni preliminari che i biologi possono fornire sono di fondamentale supporto per calibrare al meglio l’intervento di riqualificazione.
A Pompei è stata recentemente sottoscritta una convenzione tra l’Ordine Nazionale dei Biologi e la Soprintendenza degli scavi del sito di Pompei. A breve alcuni biologi effettueranno una mappatura dei 44 ettari di Pompei per poi fornire indicazioni utili a architetti, archeologi e altri professionisti coinvolti nell’operazione di tutela del territorio, a rischio di degrado a causa di negligenze, di agenti atmosferici e altre minacce. Altri siti del Lazio hanno già manifestato il loro interesse per una consulenza da parte dei biologi e delle loro competenze.

Pietro Sapia

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