La moda è tessuto sociale. Una mostra a Milano

A Palazzo Morando, quattordici artisti si concentrano sulle forme in comune tra arte e moda. Intersezioni e sensibilità che emergono da lavori di Otto von Busch, Wurmkos e Bassa Sartoria, così come da Rä di Martino, Mella Jaarsma, Kiki Smith, Andrea Zittel e l’immancabile Michelangelo Pistoletto.

La mostra Fashion as Social Energy è il secondo appuntamento di un progetto di ricerca cominciato con un appuntamento multidisciplinare realizzato da Connecting Cultures, dedicato al tema della moda etica e consapevole, in partnership con realtà di prestigio quali London College of Fashion e Fondazione Gianfranco Ferré
La mostra, secondo le curatrici del percorso Anna Detheridge (critica e teorica delle arti visive e presidente di Connecting Cultures) e Gabi Scardi (storica dell’arte e curatrice), è “una piattaforma su cui s’intersecano numerosi piani di riflessione riguardanti il presente e un possibile futuro”.
Nelle sale antiche, anche se rinnovate per le esposizioni temporanee e affacciate sui secondi cortili, di Palazzo Morando, il lavoro di quattordici artisti, nazionali e non, appartenenti a diverse generazioni della contemporaneità, entrano in dialogo tra apparenza, forma, ritualità, gestualità e un’assoluta attenzione artigianale.

Fashion as Social Energy – veduta della mostra presso Palazzo Morando, Milano 2015

Fashion as Social Energy – veduta della mostra presso Palazzo Morando, Milano 2015

La cultura visiva, le arti, il fashion design, la fotografia in quanto discipline oggetto di insegnamento”, rimarcano Detheridge e Scardi, “nelle pubbliche università hanno grandissime responsabilità e potenzialità nel promuovere una nuova e diversa cultura della moda favorendo un’immaginazione emergente in grado di ripristinare quella che Arjun Appadurai chiama la ‘capacità di aspirare’. Per i giovani di oggi, le arti visive, la moda, il design rappresentano una forte attrattiva e hanno un ruolo sempre più importante nel sostegno o nella contestazione del potere costituito”.
Di riflesso a questo pensiero, nelle opere in mostra l’abito si trasforma in habitus, come in The Costume of Yorgos Magas di Maria Papadimitriou, in approccio a modalità di riconoscimento e di inserimento del corpo nel linguaggio della quotidianità, così come in regime di extra-ordinarietà. Fra le tende rivestite degli Orta e i video di Kimsooja sulle slum indiane trasformate in lavanderia, l’atto del vestirsi non rappresenta solo la possibilità di un’identificazione individuale e sociale ma stimola riflessioni su alcuni fenomeni attuali, quali: le condizioni del lavoro in un mondo globalizzato, la mobilità e le migrazioni, la frammentazione delle comunità (come in The Show Mas Go On di Rä di Martino) e delle relazioni tra individui, la possibilità di sottrarsi al ciclo fagocitante del consumo, le potenzialità delle pratiche di condivisione così come l’ibridazione etnica e la caducità della bellezza.
Attraverso una ventina di lavori di dimensioni museali, allestiti in diversi angoli del primo piano e raccolti accostando supporti differenti, Fashion as Social Energy affronta non solo il rapporto tra arte e moda, intese come forme di energia sociale, ma anche “gli orizzonti evocati dagli artisti in mostra rappresentano un nuovo inizio che potrebbe regalare alle arti applicate un ruolo più rilevante nel quadro della società contemporanea; una voce nuova e più forte a sostegno dei valori intrinseci comuni a tutte le culture, che tragga linfa dalla voglia di sopravvivere e dal desiderio di essere parte di comunità significative in un mondo capace di accogliere la differenza piuttosto che vederla come motivo di conflitto”.

Fashion as Social Energy - veduta della mostra presso Palazzo Morando, Milano 2015

Fashion as Social Energy – veduta della mostra presso Palazzo Morando, Milano 2015

I lavori esposti si dislocano fin dall’inizio delle prime sale, come nelle Letter jacket di Claudia Losi, su allestimenti statici oppure indossati, come nel caso delle vedette di pelle di pollo di The pecking order, concepite da Mella Jaarsma, oppure esposti motu proprio come i Cooking-Backpack di Nasan Tur, proponendosi come generatori desideri, ansie, esigenze, ossessioni e spinte critiche del presente.
Così, quando interpretata dagli artisti, la moda racconta l’esperienza del presente e, tra etica ed estetica, si fa attivatrice di energie creative e sociali, di forze propulsive in grado di scardinare abitudini, di minare le convenzioni e di generare nuove visioni e possibilità”, concludono le due curatrici.
Si ricorda inoltre che, durante i tre mesi di apertura al pubblico, i temi della mostra saranno oggetto di incontri, performance e serate conviviali che animeranno Palazzo Morando.

Ginevra Bria

Milano // fino al 30 agosto 2015
Fashion as Social Energy
a cura di Anna Detheridge e Gabi Scardi
artisti: Luigi Coppola e Marzia Migliora, Rä di Martino, Mella Jaarsma, Kimsooja, Claudia Losi, Lucy+Jorge Orta, Maria Papadimitriou, Michelangelo Pistoletto, Kateřina Šedá, Nasan Tur, Otto von Busch, Wurmkos e Bassa Sartoria, Andrea Zittel
PALAZZO MORANDO
Via Sant’Andrea 6
02 89181326
[email protected]
www.fashionasocialenergy.org

MORE INFO:
http://www.artribune.com/dettaglio/evento/45289/fashion-as-social-energy/

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Ginevra Bria

Ginevra Bria

Ginevra Bria è critico d’arte e curatore di Isisuf – Istituto Internazionale di Studi sul Futurismo di Milano. È specializzata in arte contemporanea latinoamericana.

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