L’Italia di mezzo. L’editoriale di Fabio Severino

L'Italia ha bisogno di noi, noi abbiamo bisogno dell'Italia. Dobbiamo trovare un modo per ritrovare la nostra identità. Il premier Renzi si accora sul tema del riscatto e dell'onore degli italiani. È un sentimento legittimo in un quarantenne, ma più il tempo passa, meno sortiscono effetti da cotanto afflato.

Il tema della rottamazione sembra essere stato accantonato dal premier Matteo Renzi. Mentre proprio da lì parte la salvezza italiana, dal rinnovare tutto, senza guardare in faccia nessuno. L’Italia ha bisogno di radicale novità, di cambiare aria, di ripensarsi. Anche peccando di ingenuità e inesperienza ma purché ci sia il vigore, l’entusiasmo e l’energia necessari alla rinascita, al bello, alla vita. Dobbiamo ripartire da noi, abbiamo bisogno di noi. In che modo? Scoprendoci per esempio, conoscendoci e lanciandoci.
Si pensi all’Italia, al suo territorio, alla sua eterogenea ricchezza e varietà e si riconosca quanto di questa invece è trascurata. Il Paese è fatto di pochi grandi monumenti, luoghi culturali blasonati: Colosseo, Uffizi, Pantheon, La Scala… Cento più o meno. E poi di decine di migliaia di infinitesime realtà: musei, siti archeologici, spazi espositivi ecc. Istituzioni per lo più locali, senza nessuna rilevanza se non quella consumata all’inaugurazione o nel cuore di quei pochi che se ne occupano o l’hanno lanciata.

L'ampliamento de La Scala realizzato da Mario Botta

L’ampliamento de La Scala realizzato da Mario Botta

In mezzo c’è il mondo vero, quello in cui gli italiani, gli abitanti di un territorio, gli appartenenti a una cultura nazionale o interregionale si identificano. Questo mondo di mezzo è di fatto inesplorato. Potremmo dire che l’offerta culturale italiana riflette il mondo suo imprenditoriale: poche migliaia di grandi imprese da un lato e milioni di Pmi con meno di dieci dipendenti ciascuna dall’altro. Cosa comporta questo? Non solo la difficoltà a emergere in un mercato così affollato di offerta poco rilevante e male organizzata. Soprattutto pesa l’assenza di rappresentanza culturale.
Le persone non si riconoscono nello stereotipo culturale del Colosseo né nella minuzia di un piccolo museo di arte contemporanea di paese. Le persone si riconoscono nella loro storia, in quello che hanno vissuto e in quello che gli hanno raccontato e tramandato. Solo a questo possono essere interessati di cercare col turismo e a finanziare col mecenatismo e le sponsorizzazioni. Il resto appartiene a tutti, che sono diventati troppi e quindi nessuno. Le persone cercano se stesse e le loro origini: borghi, costumi, tradizioni, gastronomia, folclore. Gli italiani cercano identità. Gli italiani cercano l’Italia.

Fabio Severino
project manager dell’osservatorio sulla cultura – università la sapienza e swg

Articolo pubblicato su Artribune Magazine #23

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Fabio Severino

Fabio Severino

Fabio Severino, MBA e PhD in marketing, è economista e sociologo. Esperto di cultura e turismo, già ceo di impresa, docente a La Sapienza di Roma e visiting a Londra, Barcellona e Lione, consulente di Onu e ministeri, è autore…

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