Beat Kuert a Venezia. L’astensione dal tempo

A Venezia Beat Kuert, filmmaker e sperimentatore, è a Palazzo Bembo con l’installazione “FaultLine/TimeLine” all’interno del percorso di “Personal Structures. Time Space Existence”. Uno dei tanti eventi collaterali della 56. Biennale d’Arte, realizzato con dust&scratches pictures and scenes.

Quali significati racchiude il titolo Faultline/Timeline?
FaultLine/TimeLine è un percorso piuttosto lungo e si sviluppa attorno a due nozioni, a due paesaggi. Faultline fa riferimento a quella faglia profonda che si trova a San Francisco e rappresenta l’insicurezza: mi ricorda il mondo che può crollare, inghiottito dentro se stesso da un giorno all’altro. È importante far notare come la vita sia stabilita su questo fondale di incertezza, sapere che domani potresti non esistere più. Prima di questo progetto, componevo i miei quadri ponendo una crepa nel mezzo di vecchie foto di New York. Non appena mi sembrava che la composizione fosse ultimata, sovrapponevo a diverse immagini quella di una breccia che rendeva l’immagine perfetta. Niente deve risultare falso né noioso, qualsiasi elemento deve suggerire il movimento, come quando un paesaggio viene diviso bruscamente e comincia a cadere. Ma quando qualcosa cade, qualcos’altro cresce.

Beat Kuert, Menetekel

Beat Kuert, Menetekel

Come si presenta al pubblico Faultline/Timeline?
L’atmosfera dell’installazione potrebbe sembrare oppressiva, oscura: quasi tre quarti dello spazio a mia disposizione è pervaso dal buio. Ma all’interno si percepiscono diverse informazioni, differenti per i quattro lati/pareti, facendo smuovere anche l’interiorità e l’immaginazione di chi li attraversa. Quel che si muove sono le associazioni tra i ricordi, il rimosso e il vissuto.

E l’ultimo quarto?
È dedicato a The Mouth of Beauty, una sorta di paradiso perduto che serve ad attrarre verso di sé sguardi e presenze. Un’attrazione che riproduce i meccanismi della mente nei confronti della religione, della speranza e dei desideri. Come un vettore. Nelle vicinanze è posta, invece, su una tela, con tre pannelli sovrapposti, una rappresentazione di diversi frammenti di filmati ripresi con il telefonino, supporti attraverso i quali intendo convogliare i sogni di tanta gente, una sorta di collezione di momenti, ipoteticamente ottenuti con un click.

Beat Kuert, Sure of her Innocence

Beat Kuert, Sure of her Innocence

Come sarà evocato e rappresentato il tempo, invece?
Non so cosa sia il tempo. Per me non esiste e per questo motivo lavoro attraverso la tecnica del montaggio, che mi permette di sovrapporre molteplici livelli visivi in trasparenza, facendo convergere e sovrapporre in un solo punto quel che è, quel che era e quel che sarà. Ritengo infatti che il tempo, come convenzione, esista solo perché l’uomo non è in grado di comprendere e recepire tutto quel che accade in un solo momento. Dunque necessita di una linea continua – una TimeLine appunto – sulla quale dipanare, secondo diversi ordinamenti, fatti e concetti. Tutto nella nostra vita, anche la morte, è sempre con noi.

Come dialoga Faultline/Timeline con le sale antiche di Palazzo Bembo?
Riguardando al passato, al mio percorso, comprendo solo ora che, nonostante i progetti sviluppati negli anni siano diversissimi, ho sempre compiuto lo stesso lavoro. Quel che rende nuova ogni opera è il luogo al quale si adatta, come nel caso di Palazzo Bembo, che aggiungerà a Faultline/Timeline anche le vite di chi lo ha vissuto. Senza alcuna possibilità di controllo del mio percorso.

Ginevra Bria

Venezia // dal 9 maggio al 22 novembre 2015
Personal Structures
PALAZZO BEMBO
Riva del Carbon 4793
340 5300437
[email protected]
www.personalstructures.org

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Ginevra Bria

Ginevra Bria

Ginevra Bria è critico d’arte e curatore di Isisuf – Istituto Internazionale di Studi sul Futurismo di Milano. È specializzata in arte contemporanea latinoamericana.

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