Iokoi alla ricerca del silenzio. Fra arte e musica elettronica

Ha radici tra Svizzera e Italia, con una voce che ricorda Björk e un’ossessione per il silenzio. Compone e suona un genere musicale ibrido, tra Ambient, Drone e Pop. Ha curato la programmazione musicale dell’ultimo “Video Sound Festival” ed è pronta per il “Lago Film Fest”. L’abbiamo intervistata.

Chi si nasconde dietro il progetto Iokoi e cosa significa questa parola?
Iokoi è parte di me e il riflesso di quello che mi circonda. La parola nasce da un gioco che amo fare: inventare delle parole mie. Mi capita spesso di non trovare parole adatte per esprimermi. Quindi le invento. In ogni caso Iokoi deriva dal termine giapponese ‘koi’ che, specchiato, crea questo palindromo.

Qual è la tua formazione e che percorso hai seguito?
Ho studiato musica alla Zürcher Hochschule der Künste di Zurigo. Il mio percorso musicale inizia all’età di quattro anni con il pianoforte: per me il suono. Sono passata poi alla chitarra elettrica, il canto e infine la musica elettronica. Durante il mio percorso scolastico ho iniziato a interessarmi sempre di più al collegamento tra diverse forme d’arte e l’interazione tra loro, al silenzio e al suono in generale.

Nell’intreccio fra arti sonore e visive hanno fatto scuola Alva Noto e Ryoji Ikeda. Quali sono le tue influenze musicali e come si può definire il genere che tu stessa componi e suoni?
Amo il loro lavoro! Ma le mie influenze musicali sono molto ampie. Eccoti un paio di nomi che mi accompagnano da tempo: John Cage in (non) suono e in parola, Björk e i Sigur Ros, Arvo Pärt e Satie, Fever Ray, The Kills, i Beach House, Ravi Shankar sempre e i Fleet Foxes di mattina, le voci profonde di Erykah Badu e Billie Holiday… Potrei continuare all’infinito. Comunque, qualcuno ha definito il mio suono come Ambient/Drone/Pop e mi piace.

Da ospite a curatrice della programmazione musicale della quarta edizione di Video Sound Art. A te l’onere e l’onore di inaugurare questo nuovo corso del festival dedicato all’arte e all’innovazione tecnologica. Ci racconti com’è andata?

Il festival è andato molto bene! La Sala del Cenacolo del Museo della Scienza e Tecnologia è un luogo magico, ricco di storia e con un’anima molto forte. Gli artisti scelti, come da mia immaginazione, sono riusciti a immergersi e unirsi ognuno a proprio modo al Cenacolo, creando ogni sera un’atmosfera unica. E poi, la loro felicità nel suonare in quella sala e il festival mi hanno reso a mia volta molto felice.

Secondo quali coordinate hai scelto gli artisti e come hai legato la tua e le loro esibizioni al tema conduttore del festival, The man into the map?
Pensiero fondamentale della scelta artistica è stato di creare un programma musicale in linea con le tre anime del festival: video, suono e arte. Le sonorizzazioni live di film muti, create e curate in collaborazione con lo IOIC – Institute Of Incoherent Cinematography di Zurigo, hanno collegato queste tre anime per eccellenza in delle performance tridimensionali, nelle quali degli artisti contemporanei interagivano nel presente con grandi capolavori del passato. Le mie radici, collocate tra Svizzera e Italia, mi hanno portato a volere mettere un focus sul fermento creativo contemporaneo di questi due Paesi, dando uno spazio a giovani artisti emergenti come Arìrang (IT), Death Of A Cheerleader (CH) e K-Conjog (IT). Unica eccezione è stata Julia Holter, interessante artista statunitense, che con il suo ultimo album-racconto Loud City Song,ha creato un capolavoro di musica contemporanea, ricco di paesaggi sonori e intima poesia.

Iokoi

Iokoi, photo by Luca Ava

Capitolo arte e musica. Ti esibisci per teatri, concerti, componi musiche per colonne sonore dal vivo di film muti, realizzi installazioni interattive e immersive dove visual e suoni si compenetrano. Qual è il loro denominatore comune? Ci fai qualche esempio di opera musicale contaminata che ben descrive la tua cifra stilistica?
L’estate scorsa la città di Zurigo mi ha invitato a curare una serata del loro festival estivo Stadtsommer. Località e modalità erano completamente a mia libera scelta. Ho scelto il giardino botanico di Zurigo per fare la mia prima installazione, incentrata su un tema che mi perseguita: il silenzio. Intitolato Reset In/To Silence il lavoro ha per protagoniste quattro persone provenienti da quattro luoghi completamente diversi e distanti tra loro, alle quali ho chiesto di raccontarmi la loro visione del silenzio. Ho tentato con il designer Matteo Vilardo di interpretare in suono e scultura i quattro silenzi descritti. A chiusura dell’installazione un concerto, nel quale abito e scenografia rispecchiavano la mia interpretazione personale del silenzio.

Cosa ha significato per te suonare ad Art Basel Hong Kong nel 2013? Collabori con gallerie d’arte contemporanea?
Sono stata invitata dallo IOIC a sonorizzare dei film muti e suonare dei concerti per l’apertura di Art Basel Hong Kong. È stato incredibile, la Cina è incredibile. Mi piace collegare diverse forme d’arte, e sicuramente questo è stato un contesto molto interessante per farlo. Non collaboro spesso con gallerie di arte contemporanea, non ancora. Mi piacerebbe farlo di più in futuro.

Capitolo moda e musica. Il tuo primo singolo Growing Young è diventato la colonna sonora di un video del designer Yohji Yamamoto. Com’è nata questa collaborazione?
Forse fortuna, forse no. Non lo so, comunque è stato veramente incredibile ritrovare il mio singolo nel video di Yohji Yamamoto. È stato il videomaker, che mi ha chiesto se poteva usare Growing Young per un video che stava montando per lui. Ovviamente ho dato il via libera. Sono molto affascinata dal suo personaggio e ritrovare la mia musica, così in sintonia col suo lavoro, mi ha reso molto felice.

E la collaborazione attuale col brand Miryaki di che si tratta?
Miryaki è un brand di miei cari amici Mia Vilardo e Riccardo Polidoro, che hanno accompagnato Iokoi fin dall’inizio. La nostra collaborazione è nata in modo naturale ed è stata subito sintonia. Ci tengo molto che Iokoi abbia una sua veste e loro riescono a cogliere e interpretare la mia immaginazione in modo incredibile, come nell’abito fantastico creato per Reset In/To Silence.

Ti muovi tra Italia e Svizzera. Dove ti esprimi meglio? E quali sono le differenze a livello di opportunità musicale e artistica?
Penso che siano gli spostamenti continui e la terra tra Italia e Svizzera che mi aiutano ad esprimermi al meglio. Ho trovato opportunità in entrambe i Paesi, e continuo a incontrare persone e situazioni molto interessanti, ma soprattutto tanto fermento creativo e tanta voglia di fare. Mi sento stimolata, e fortunata.

Iokoi

Iokoi, photo by Luca Ava

Sempre a proposito di Svizzera: il tuo prossimo evento sarà al Lago Film Fest a Revine Lago, che quest’anno dedica uno spazio proprio al paese elvetico. Ci puoi anticipare qualcosa in merito alla tua partecipazione?
Il Lago Film Fest mi ospita già per il secondo anno. Un festival piccolo, ma fatto con tanta cura e tanta dedizione; è bello risuonarci. L’anno scorso ho sonorizzato un film muto, mentre quest’anno farò un live-set con la video-artist torinese ARIA. Non vedo l’ora!

 

Claudia Giraud

www.iokoi.net
http://resetintosilence.net
www.videosoundart.com
www.lagofest.org

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Claudia Giraud

Claudia Giraud

Nata a Torino, è laureata in storia dell’arte contemporanea presso il Dams di Torino, con una tesi sulla contaminazione culturale nella produzione pittorica degli anni '50 di Piero Ruggeri. Giornalista pubblicista, iscritta all’Albo dal 2006, svolge attività giornalistica per testate…

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