Istituti di Cultura: una risorsa da valorizzare

In anni di risorse carenti e calanti sarebbe innanzitutto buona norma, ancor prima di lamentarsi per i pochi quattrini e le scarse opportunità, mettere a frutto nella maniera più efficace e soprattutto più efficiente il poco che si ha. Strategico, in questo senso, poiché ottimizza per definizione, è saper utilizzare le reti, saper tirar fuori il potenziale dai network. Sia creandone di nuovi, sia attivando al meglio quelli esistenti.

Tra i network esistenti e già a disposizione della nostra produzione culturale e artistica viene naturale pensare agli Istituti Italiani di Cultura. Piccole escrescenze di apparato, pseudo-parcheggi per politici in disarmo con l’imprimatur della chiara fama, stanno in realtà, in maniera disomogenea e senza neanche rendersene conto, svecchiando il proprio ruolo e, tra le altre cose, aprendosi all’arte contemporanea. Ovviamente non accade in tutte le decine di sedi di questa “istituzione a rete” del Ministero degli Affari Esteri, tuttavia accade. Accade ad esempio a Parigi, accade a Madrid e a Istanbul con ormai abitudine e continuità. In questo numero del giornale parliamo di New York e accadrà prossimamente a Seoul. Tutto – questa è una specialità italiana – demandato alla capacità, alla volontà, allo spirito di servizio e ai gusti dei singoli. Insomma: se c’è un bravo direttore si fanno le cose e si fanno bene, si promuove la cultura italiana in territori e capitali importanti, si produce cultura ex novo, si intessono rapporti con altre rappresentanze internazionali, si danno opportunità a chi le merita. Se invece il direttore non ha voglia o è appassionato di numismatica, ci si occupa solo di numismatica, con tutto il rispetto per la numismatica, ma con scarso ritorno degli investimenti e dei costi vivi che lo Stato profonde.
Ed è un peccato tanto più evidente quanto più emergono Istituti che invece fanno il loro lavoro con costrutto. Peraltro i vantaggi di avere questo formidabile network al servizio del Paese sono più che evidenti. Organizzare mostre di artisti italiani all’estero “servendosi” del supporto degli Istituti significa abbattere i costi di location, significa abbattere i costi di ospitalità e dunque, se l’artista può vivere sul luogo dove esporrà per qualche tempo, probabilmente abbattere anche i costi di trasporto, perché le opere possono essere realizzate direttamente in loco. Significa poi poter beneficiare di spazi che non di rado sono autentici gioielli nelle rispettive città. Il palazzo su calle Mayor a Madrid, lo spazio nel quartiere di Pera a Istanbul col sorprendente teatro interno, per non dire di Parigi, di New York e di molti altri, posizionati sistematicamente in zone allettantissime.

Roberto Almagno al lavoro alla mostra all’Istituto Italiano di Cultura di Strasburgo

Roberto Almagno al lavoro alla mostra all’Istituto Italiano di Cultura di Strasburgo

Resta il fatto che il primo obiettivo degli artisti italiani deve essere quello di farsi invitare, da soli e con le proprie forze, in mostre all’estero così da potersi confrontare su un piano internazionale. Tuttavia un network di spazi espositivi qualificati, con contenuti sempre e costantemente all’altezza, con una squadra di curatori a garanzia e con costi estremamente contenuti e facilmente (e auspicabilmente) affrontabili da privati (anche galleristi, perché no?) o da associazioni, potrebbe davvero aiutare.
Ma un network funziona in maniera evoluta e intelligente quando – dovendo produrre cultura e contenuti – ha un coordinamento a cappello. Magari leggero, magari lieve, magari poco vincolante e scevro di lacci, paletti e burocrazie, ma comunque un coordinamento.
Dunque, in concreto, cosa si propone? Si propone di creare in seno al Ministero degli Esteri (ma con una partecipazione, pesante, del Ministero della Cultura) un organismo snello che selezioni e vagli le stagioni di mostre (non più di due o tre all’anno per ogni sede) che gli Istituti Italiani di Cultura proporranno nelle loro sedi. Il tutto dedicato a una parte degli Istituti, non a tutti. A una prima selezione sperimentale di sedi che inizi a testare la possibilità di avere un direzione artistica, una grafica coordinata, una comunicazione integrata (ufficio stampa, sito, social network, app), un obiettivo condiviso: promuovere per davvero l’arte italiana all’estero con la forza di un network che non è da tutti avere, che molti Paesi anche più avanzati del nostro ci invidiano e che, anche stavolta, non sfruttiamo come potremmo.

Massimiliano Tonelli

Articolo pubblicato su Artribune Magazine #15

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Massimiliano Tonelli

Massimiliano Tonelli

È laureato in Scienze della Comunicazione all’Università di Siena. Dal 1999 al 2011 è stato direttore della piattaforma editoriale cartacea e web Exibart. Direttore editoriale del Gambero Rosso dal 2012 al 2021. Ha moderato e preso parte come relatore a…

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