ArtVerona. La parola agli Independents

Lo spazio “indipendente” di ArtVerona chiama nuove (libere) partecipazioni. E mentre il bando è prorogato fino al 15 luglio, Artribune è andata a raccogliere le testimonianze dei partecipanti alle edizioni precedenti. Un inutile spreco di tempo e risorse? A giudicare dalle loro parole non si direbbe.

La crisi investe il mercato. E su questo non ci piove. Ma è così naturale che pure il mondo del non profit e “fuori dal sistema” precipiti nella stessa spirale di impoverimento? Come già proposto su queste colonne, forse la congiunzione attuale andrebbe piuttosto considerata come un’opportunità da sfruttare. E quando un sistema inizia a dare segni di cedimento, si dovrebbe lavorare proprio sulle sue brecce, per creare nuovi circuiti alternativi.
La sezione Independents di ArtVerona è da quattro anni uno dei più aggiornati termometri del panorama creativo e culturale underground, collettore di forze giovani e innovative: associazioni, fondazioni, collettivi, spazi non profit e blogger, cui viene offerto uno “spazio nudo” all’interno della fiera per farsi conoscere ed espandere le proprie reti di contatti. La partecipazione (inutile ricordarlo) è del tutto gratuita, e alla consueta vetrina fieristica si affiancano momenti di scambio e reciproca conoscenza. Quest’anno inoltre, per ridurre ulteriormente il divario dal circuito commerciale, è stata istituita un’apposita sezione “profit” che, a fronte di un contributo d’iscrizione minimo, offrirà anche la possibilità di vendita diretta. Independents sarà a Verona dal 10 al 14 ottobre, ma il bando d’iscrizione è ancora aperto, prorogato fino al 15 luglio.
Artribune sostiene esplicitamente il progetto, ma vuole anche essere piattaforma d’informazione culturale aggiornata e mai tendenziosa. Per questo abbiamo pensato di lasciare la parola a chi Independents lo ha vissuto in prima persona, per farci raccontare come questa esperienza abbia contribuito al proprio percorso.

Utilità Manifesta @ Independents

Utilità Manifesta @ Independents

Utilità Manifesta / design for social nasce nel 2004, a Terni, come associazione culturale non profit nell’ambito dello studio di design della comunicazione Molly&partners. Il suo programma: “Percepire il design come mezzo, non come fine: un mezzo attraverso il quale rompere i tradizionali cliché della percezione, stimolare riflessione, dialogo e incontro attorno a temi di rilevanza collettiva, tutti riconducibili alla sfera sociale”. Associazione di Promozione Sociale dal 2010, Utilità Manifesta collabora con associazioni non profit, onlus e Ong, enti e istituzioni del territorio nazionale. Nel 2007 vince il Premio Europeo Ideas that Matter by Sappi, con la campagna Multicultura, un tassello per la nuova società. “Quando nel 2011 entriamo in contatto con la realtà di Independents ne percepiamo subito le opportunità: tra le molte, la possibilità di entrare a far parte di un mondo in cui l’accezione ‘non profit’ non richiama limitazioni e ostacoli, ma, al contrario, apre porte nuove mettendo sempre al centro la creatività. Ci candidiamo per la prima volta come Realtà Creativa Indipendente con il progetto 365° Lateral Thinking Box, installazione interattiva ispirata alla teoria dello psicologo maltese E. De Bono. La prima partecipazione a Independents è un’esperienza intensa: richiede un forte impegno e restituisce grandi soddisfazioni: è qui che conosciamo Carlo Tamanini, responsabile area didattica del Mart, con il quale instauriamo importanti sinergie culminate con l’allestimento dell’opera 365° LTB, proprio al Museo di Trento e Rovereto. Independents si conferma, anche per l’edizione 2012, luogo di incontro con diverse realtà operanti nel mondo dell’arte e della creatività: qui gli incontri con gli artisti Marcello Morandini e Germano Cilento. Negli anni della nostra presenza a Independents ci siamo confrontati con un pubblico esigente, dalle aspettative alte. Il pubblico è la cartina di tornasole di come si lavora, restituisce sempre un’opinione, un giudizio. Con Utilità Manifesta cerchiamo sempre di far vivere un’esperienza al visitatore (che è quello, poi, che perseguiamo quotidianamente nel nostro lavoro di designer). Independents è un invito ad alzare la qualità del proprio lavoro, non con finalità autoreferenziali ma indagando i movimenti della società, le sue stratificazioni culturali, i suoi bisogni e aspettative in tema di arte e cultura. Da tre anni Utilità Manifesta raccoglie volentieri l’invito”.

PASSO - Sasha Vinci, Maria Grazia Galesi, Daniele Marranca, Avvertimento, Sciacca 2011, Performance + Mix media

PASSO – Sasha Vinci, Maria Grazia Galesi, Daniele Marranca, Avvertimento, Sciacca 2011, Performance + Mix media

Altrettanto positiva l’esperienza dell’associazione non profit PASS/O, che proprio dopo ArtVerona trasforma radicalmente la sua struttura organizzativa. Dall’incontro con l’impresa s.r.l. DEARTE nasce così CLANG, nuova realtà indipendente d’arte contemporanea, che prende forma e si costituisce in Sicilia, a Scicli nella suggestiva via Francesco Mormino Penna (nel centro storico, patrimonio Unesco). CLANG si presenta come “un luogo di ricerca che nasce da giovani creativi, studiosi e professionisti, una realtà dinamica e indipendente che si avvicina al mondo della micro-impresa per investire sul territorio e sulla sua promozione. Grazie ad ArtVerona/Indipendents, diverse realtà indipendenti, associazioni e gallerie sono state invitate a presentare dei progetti site specific nelle project room di CLANG: Balloon Contemporary Art & Publishing, Sponge ArteContemporanea, Rave East Village Artist Residency, B Come Blog, Beo_Project, Farm Cultural Park e tante altre con le quali stiamo progettando future collaborazioni”. Al di là degli incontri e dei contatti stabiliti con artisti e curatori, PASS/O riconosce in Independents “un tentativo coraggioso di conferire nuovo valore al sistema fieristico dell’arte italiana, che da diversi anni appare debole e privo di qualità. Le realtà indipendenti, animate da uno spirito attivo di ricerca e analisi dell’arte, oggi possono offrire nuove visioni, indagare e attraversare le ‘luci e le ombre’ della realtà contemporanea”. Come ci racconta Sasha Vinci, “le gallerie esponevano le loro opere su un pavimento ricoperto da moquette grigia e pannelli, con faretti direzionabili e scrivanie. Le realtà indipendenti presentavano i diversi progetti di ricerca sul nudo cemento industriale, contaminandosi, dialogando, senza impedimenti o barriere”.

Be quiet please - Marco Mucig e Annalisa Turroni curatori di Be Quiet, Please sulle scale di casa - Foto di Francesco Dolfo

Be quiet please – Marco Mucig e Annalisa Turroni curatori di Be Quiet, Please sulle scale di casa – Foto di Francesco Dolfo

Non tutti, ovviamente, scelgono di tornare. Più sfaccettata è ad esempio l’esperienza dello spazio indipendente/domestico Be quiet please, nato nel dicembre 2008 per ospitare “nel proprio salotto” mostre realizzate da amici e conoscenti, espandendo così le reti di contatti. Dapprima a Milano e poi a Bassano del Grappa, Be quiet please ha inaugurato sabato 6 luglio la sua 13esima mostra. Come ci racconta il curatore Marco Mucig: “Independents ci sembrava un buon modo per far crescere il nostro progetto, e dargli un ‘bollino di garanzia’. Grazie ad ArtVerona abbiamo incontrato altre realtà indipendenti, e ci siamo messi a confronto. Per esempio i ragazzi di Micro ci avevano ricontattato, perché organizzavano qualcosa durante il Salone del Mobile. Poi però non abbiamo partecipato: il mondo dell’editoria indipendente ci piace, ma non abbiamo ancora molti progetti editoriali. Tra le cose utili, ricordo anche banalmente tutto il ritorno stampa. Abbiamo avuto una pagina intera sul ‘Corriere del Veneto’ e tantissimi contatti. Però devo dirti la verità: mi aspettavo qualcosa di più. Noi quest’anno non partecipiamo. Perché essere in fiera è una bella opportunità, ma non avendo un budget da dedicarvi e non potendo vendere, non possiamo neanche pensare di investire qualcosa per far rientrare le spese. Stare 4-5 giorni in fiera è molto impegnativo per un indipendente. Perché in ogni caso ci si deve pagare il viaggio e l’albergo. Inoltre le persone che vengono in fiera non hanno la stessa sensibilità di quelle che vengono alle nostre mostre. Ci aspettavamo una maggiore curiosità. È vero che Independents cerca vie alternative al concetto di mostra, però le persone devono essere almeno un poco preparate a una cosa del genere. Sennò rischiano di considerare questa sezione come una ‘serie B’ della fiera. In ogni caso direi che l’esperienza ci è servita, se non altro per metterci un poco in discussione. Perché forse dovevamo porci in un rapporto più semplice nei confronti della fiera, dovevamo raccontare in maniera più diretta il nostro progetto. I risultati concreti ci sono comunque stati. Penso ad esempio alla pubblicazione realizzata con Alessandro Zuek Simonetti, e devo dire la verità: non l’avremmo mai fatta senza Independents. È stato un volano per mettere in gioco energie nuove, e tentare qualcosa di diverso”.

Sodinonsuonare - MRT 2° Ipotesi - foto Marco Pasqualotto

Sodinonsuonare – MRT 2° Ipotesi – foto Marco Pasqualotto

Un’esperienza simile è quella del collettivo S’odinonsuonare, attivo tra musica, performance e teatro. Nato nel 2010, unisce gli interessi di Alessio Mazzaro per le arti visive e il teatro gestuale con quelli di Marco Campana per la sound art. I primi lavori, molto performativi e legati al tema dell’albero, hanno avuto un’evoluzione decisiva proprio con l’installazione sonora portata a Independents, in cui l’attenzione si focalizza sul rapporto tra gesto e suono. Come ci racconta Alessio Mazzaro: “Dopo una serie di passaggi, con ArtVerona siamo arrivati alla versione completa del nostro progetto, nato inizialmente come scenografia per uno spettacolo teatrale, e poi divenuto opera a se stante. Il codice gestuale/visivo/sonoro da noi definito è stato affidato ai vari performer sotto la nostra direzione. La cosa importante di Independents, per noi, è stata la possibilità di poter esporre per 5 giorni consecutivi, e di avere un pubblico più vasto, con una risposta più immediata e ampia. È stato quasi come fare una residenza aperta al pubblico. Abbiamo potuto affinare l’aspetto performativo ma anche le potenzialità che il lavoro può avere in una galleria o in un museo. Infatti, qualche settimana dopo abbiamo esposto al Musil di Brescia. A Verona abbiamo stabilito moltissimi contatti, ma attualmente pochi si stanno concretizzando. Ad esempio il direttore della fiera di Bergamo voleva inserirci nel programma dell’anno scorso, che però era già stato definito. Lo risentiremo quest’anno. Altro contatto interessante è stata l’associazione Humus, che lavora nel veronese: ci ha proposto di partecipare a un festival, ma stiamo ancora aspettando una risposta definitiva. Il contatto più importante è stato certamente quello con Elio Fiorucci: il lavoro gli era piaciuto molto e voleva portarlo a Milano. L’abbiamo sentito subito dopo la fiera. Però si è constatato che il luogo (un vecchio capannone industriale) e il tipo di evento non erano adatti per il nostro lavoro. Ci siamo lasciati con la promessa che sarebbe venuto a vedere il nuovo lavoro che presentiamo quest’anno. Con gli altri Independents, invece, abbiamo stabilito un rapporto che definirei di reciproco sostegno: spesso si partecipa ai festival assieme, e quando troviamo un evento interessante ci si avvisa a vicenda. Ma il problema dell’attuale situazione è che ognuno è occupato in primo luogo dai suoi progetti, le opportunità sono poche ed è sempre difficile renderle effettive. Alla fine delle fiere c’è sempre grande entusiasmo, ma poi concretizzare le idee e le proposte è molto difficile. Se non altro occorre molto più tempo del previsto. E la crisi, in fondo, la sentiamo pure noi”.

Simone Rebora

http://independents.artverona.it/
www.utilitamanifesta.it
www.passonontemporanea.it
www.bequietplease.it
http://sodinonsuonare.wordpress.com/

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Simone Rebora

Simone Rebora

Laureatosi in Ingegneria Elettronica dopo una gioventù di stenti, Simone capisce che non è questa la sua strada: lascia Torino e si dedica con passione allo studio della letteratura. Novello bohémien, s’iscrive così alla Facoltà di Lettere a Firenze, si…

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