Dire. Ma soprattutto fare

Di cibo si parla oramai in ogni forma possibile: sulle riviste e sui blog, sui siti specializzati e sui magazine generalisti (oltre che su quelli d'arte!). Ma va da sé che non può mancare il momento in cui il dire lascia il posto al fare. Qui però non parliamo del cucinare né del degustare. Ma del confronto fra vetrai e chef. A livello altissimo. È una storia che inizia a Barcellona e finisce a Bolzano.

Il cibo è spettacolarizzato, parlato, fotografato come mai prima d’ora. Un argomento di conversazione, di confronto, un modo per realizzare se stessi. Ma non è del cibo parlato che tratterà questo articolo, piuttosto di come il cibo sia uno stimolo per il fare. Spostiamoci dal mondo dello show a quello dei maker. I produttori. Quelli che, con mani e cervello, progettano cose. Di vetro, ad esempio. Spostiamoci dunque a Bolzano, anzi no, prima andiamo a Barcellona a incontrare Xavi Vega nel suo atelier Luesma Vega.
Xavi Vega, insieme a Ester Luesma, da anni è impegnato nella sperimentazione e produzione di contenitori in vetro per la tavola. Di recente l’atelier ha sviluppato un progetto in stretta collaborazione con gli chef di ristoranti spagnoli e internazionali, tra cui El Bulli di Ferran Adrià, l’El Celler de Can Roca, il Mugaritz, il Diverxo, il Sant Celoni, il Koy Shunka, il Dos Palillos e il Tickets (forse il tapas bar più famoso del mondo). Il progetto si chiama 55bcn e ha dato origine a una serie di pezzi utilizzati nei ristoranti coinvolti. Piatti, contenitori, oggetti di design che ospitano l’idea creativa dello chef, contaminandosi a vicenda nel pensiero.
Xavi Vega collabora anche con Vetroricerca Glas&Modern di Bolzano, la scuola con la quale porta avanti un percorso che, sulla base del successo ottenuto in Spagna, intende proporre in chiave innovativa ricette tradizionali presentate in speciali e originali contenitori di vetro capaci di evidenziarne l’estetica, ma anche il gusto, e offrire ai comparti coinvolti nuove opportunità di sviluppo. Stuzzichini che sembrano palline da golf, assaggini di minestre, gelati salati, piccoli pani di forma sorprendente: è la sfida che da anni coinvolge l’atelier Luesma Vega, impegnato a trovare soluzioni per soddisfare le esigenze dei più grandi chef spagnoli e a offrire forme e idee capaci di esaltare l’esperienza sensoriale, valorizzando in modo originale aromi e sapori.

Vetroricerca

Vetroricerca

Così succede che nei laboratori di Vetroricerca, sotto la guida di Alessandro Cuccato, i vetrai diventano chef e gli chef vetrai, con esercitazioni in cui il cibo e il vetro, contenuto e contenitore, l’uno lo sparring partner dell’altro, si contaminano a vicenda. Con la collaborazione della Scuola Provinciale Alberghiera Cesare Ritz, le professionalità di cuochi e vetrai si scambiano il ruolo per creare piccoli progetti.
Questo è il concetto di fare applicato al cibo: fare un progetto, fare un oggetto, fare un’opportunità di lavoro. Restiamo un attimo ancora a Bolzano, in questa scuola del vetro che del fare è un laboratorio permanente. Dall’esigenza di approfondire, sperimentare, accrescere e trasmettere quell’insieme di conoscenze, di possibilità, di saperi e magia che circonda questo affascinante materiale, Vetroricerca cerca costantemente di realizzare un percorso alternativo e sperimentale all’insegnamento delle discipline legate alla lavorazione artistica del vetro.
L’obiettivo è ampliare le possibilità espressive della materia, contaminando i generi e sviluppando nell’allievo un approccio rispettoso, ma al tempo stesso disincantato, al materiale stesso. La radice profonda dell’identità di Vetroricerca, e tutto il progetto didattico, si basa sull’idea di lavoro attorno all’oggetto creativo visto come elemento trasversale e unificante le differenti discipline trattate. È il senso del fare.

Martina Liverani

Articolo pubblicato su Artribune Magazine #12

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